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Venezia: in piazza dopo la mareggiata per dire no al Mose

Venezia: in piazza dopo la mareggiata per dire no al Mose

Com'è triste Venezia È cambiato il clima, è cambiata la laguna, è cambiata la marea. Sono rimasti uguali solo i politici che continuano a invocare il Mose, l’opera costata 5 miliardi e mezzo di cui uno e mezzo speso in corruzione, come unica panacea salvifica

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 21 novembre 2019

Dopo i giorni dell’emergenza, arrivano i giorni della mobilitazione. «Non ci siamo tirati indietro quando c’è stato da rimboccarsi le maniche per aiutare le persone che avevano le case e i negozi allagati, non ci tiriamo indietro adesso che vogliamo, e dobbiamo, far sentire la voce di Venezia a quanti pretendono di decidere il suo futuro senza tener conto dei nuovi scenari climatici».

Anna De Faveri, giovanissima studentessa di Fridays For Future, è una delle tante ragazze e dei tanti ragazzi che i giornali locali hanno battezzato «angeli della laguna» per l’impegno profuso tra calli e campielli dopo la mareggiata di martedì 12. Anna e altri studenti di FfF, assieme a rappresentanti del comitato ambientalista No Grandi Navi, hanno annunciato una grande manifestazione per domenica prossima e sono stati i protagonisti di una affollata conferenza stampa nel cuore di Venezia, in una Scoletta dei Calegheri con il pavimento ancora bagnato dell’alta marea.

«Non chiamiamola ‘acqua alta’ – ha sottolineato Tommaso Cacciari del laboratorio Morion – Quella che ha colpito Venezia è stata una cosa ben diversa dalle solite alte maree. È stata un’onda anomala causata dalla sovrapposizione di un fenomeno meteorologico estremo dovuto ai cambiamenti climatici e dalla devastazione di una laguna trasformata in merce da un modello di sviluppo sconsiderato».

È cambiato il clima, è cambiata la laguna, è cambiata la marea. Sono rimasti uguali solo i politici che continuano a invocare il Mose, l’opera costata 5 miliardi e mezzo di cui uno e mezzo speso in corruzione, come unica panacea salvifica. «Il Mose non è la soluzione ma parte del problema – spiega Armando Danella del comitato No Navi – Si è verificato proprio quello da cui gli ambientalisti avevano messo in guardia. Oggi tutte le criticità dell’opera sono evidenti. Proprio quelle criticità per le quali il Comune, gli ecologisti, la scienza avevano cercato di bloccare l’opera. Quello che non sono riusciti a fare loro, lo hanno fatto i cambiamenti climatici che implicano una frequenza sempre maggiore di fenomeni estremi che mettono in luce l’inadeguatezza del sistema di paratie mobili».

Lo striscione che aprirà il corteo di domenica chiederà, proprio in nome dell’emergenza che sta vivendo Venezia, di sospendere i finanziamenti al Mose e dirottare questo denaro su opere atte a contenere le prossime mareggiate, ristabilendo l’equilibrio idrogeologico della laguna, innalzando la pavimentazione delle isole, pulendo i canali interni alla città e abbassando la profondità delle bocche di porto e dei canali navigabili. Progetti poco costosi e di facile realizzazione. Progetti già sperimentati con successo e che possono aiutare la città ad affrontare le prossime mareggiate. Il corteo partirà da Campo Santa Margherita alle 14.

La mobilitazione sarà preceduta, sabato in sala San Leonardo, da una assemblea pubblica.

La manifestazione era stata prevista per il primo dicembre ma è stata anticipata di una settimana perché questa domenica i residenti del Comune sono chiamati alle urne per esprimersi sull’ennesimo referendum per la separazione di Venezia e Mestre. Ma c’è anche un’altro motivo per cui la manifestazione è stata anticipata al 24. Martedì 26, infatti, si riunirà il cosiddetto Comitatone, il comitato interministeriale che ha il compito di decidere sulla salvaguardia di Venezia. Una forte mobilitazione della città due giorni prima dell’incontro potrebbe rivelarsi decisiva per le sorti di Venezia.

E mentre preparano la manifestazione, le ragazze e i ragazzi di FfF non trascurano di intervenire attivamente per aiutare i residenti alluvionati. «Alla faccia di tutti quei politici che dicono che siamo capaci solo di marinare la scuola». Ruggero Tallon si toglie il proverbiale sassolino dalla scarpa: «In questo momento stiamo lavorando per Pellestrina. Venerdì dovremmo riuscire a portare loro un prima barca carica di elettrodomestici. Nell’isola c’è gente disperata che ha davvero perso tutto. E nessuno di loro si illude che arriveranno aiuti come per Venezia».

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