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Venezia colta da Pasinetti

Venezia colta da Pasinetti

Fotografia L'universo creativo del regista nella appassionante raccolta curata da Carlo Montanaro edita da Marsilio

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 13 gennaio 2018

Venezia. In alcune foto si intuisce il sciabordio dell’acqua, la corsa delle bambine che giocano nei campielli o i passi delle ragazze  che attraversano calli e ponti. E poi gli operai in canottiera nello squero, le corti segrete e silenziose, le lapidi e le chiese. Francesco Pasinetti conosceva bene gli anfratti più segreti di Venezia che fotografava in bianco e nero. Di quelle foto voleva farne un libro tanto che alla editrice milanese Daria Guarnati nel gennaio del 1943 indicò addirittura il titolo“Questa è  Venezia vista da Francesco Pasinetti“. Un progetto che rimase incompiuto a causa della scomparsa prematura del regista veneziano ma che oggi prende forma grazie al volume “ Francesco Pasinetti. Questa è Venezia. 1943”, Marsilio editore, curato da Carlo Montanaro, custode appassionato dell’opera di Pasinetti di cui conserva nel suo Archivio Veneziano preziosissimi documenti e pellicole. Parte importante del volume è il contributo dello studioso di fotografia Alberto Prandi, nel frattempo scomparso ed a cui il libro stesso viene dedicato, che ha trovato la corrispondenza tra Pasinetti e la sua editrice, dalla quale si deducono progetto e tessitura del libro.

Pasinetti é stato sceneggiatore, drammaturgo, critico, docente del Centro Sperimentale, un geniale maestro e precursore scomparso a 37 anni ed ancora oggi oggetto di culto da parte di una ampia schiera di cinefili. Montanaro nella casa del regista in alcune scatole che conservavano biglietti da visita “ ideali a quanto pare per conservare i negativi” ha trovato le foto sopravvissute perfino all’umiditá di un magazzino veneziano con tanto di numerazione marcata nelle buste.

Sono 210 immagini in bianco e nero scattate a Venezia tra gli anni ‘30 e ‘40 che rivelano l’universo creativo di Pasinetti, un regista che Michelangelo Antonioni definisce “ un simbolo” e Vittorio De Sica “la nostra coscienza”.

Alcune foto vennero scattate nel corso dei sopralluoghi e delle riprese dei film Venezia numero due e Una città che vive, altre sono ricavate dalla stampa dei fotogrammi del girato. Esse ritraggono “luoghi riposti, i ponti, le calli, i canali, i campi inaccessibili ai cineasti dallo sguardo superficiale”. La vita veneziana è colta nella sua intimità . Bimbi ovunque che giocano neicampielli “remoti e solitari”, canali minori, calette segrete, vere da pozzo, ragazze che salgono i ponti o le scale dei palazzi, piazzette, terrazze, camini, altane e caffè colti nella quotidianità rimasta intatta nel tempo. Attraverso queste immagini Pasinetti colma lo scarto tra la Venezia cinematografica e quella reale. L’obiettivo annunciato è una strategia di “ritorno alla realtà “. Alcune di queste fotografie furono riproposte nella rivista “Ventuno”(1932-1941) che Pasinetti contribuì a fondare per avviare una “profonda revisione dell’immagine identitaria della città “ come ricorda nella introduzione del volume Alberto Prandi. Il fratello di Francesco, Pier Maria, nell’articolo La prosa di Venezia su il “Ventuno” scrisse “il veneziano qualunque dovrebbe iniziare a ricostruire mentalmente Venezia, vale a dire operare una revisione da cima a fondo”. Foto antiretoriche dunque, alternative alla pubblicistica dominante e alla banalizzazione di un romanticismo di maniera, sorprendentemente moderne, tese a restituire alla città un profilo rivolto alla nuova realtà industriale, politica e sociale di quegli anni.  Obiettivo della polemica di Pasinetti è il cattivo gusto di produttori e registi che non rivelano i luoghi riposti, i ponti, le calli, i canali, i campi inaccessibili ai cineasti dallo sguardo superficiale. 

Alcune di esse sono esposte e si potranno ammirare sino al 28 gennaio anche al Teatro dei Dioscuri al Quirinale  nell’ambito della mostra Pasinetti fotografo e cineasta ideata e curata dallo stesso Montanaro e proposta dall’Istituto Luce-Cinecittà in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia. In esposizione una ottantina di scatti provenienti dal Fondo Pasinetti dell’Archivio Carlo Montanaro, restaurati e stampati da Francesco Barasciutti. L’esposizione è divisa in tre sezioni “Questa è Venezia “, “ Il cinema” e “Non solo Venezia”. Tra le chicche i provini di fotogenia di Alida Valli, Carla del Poggio e Maria Denis da un set in cui fa capolinoanche Mussolini. I visitatori inoltre potranno vedere alcuni cortometraggi del regista veneziano con le testimonianze di suoi sodali. L’ultima sala del percorso propone quattro disegni del nonno di Pasinetti, Guglielmo Ciardi (Venezia 1842 – 1917), grande pittore vedutista, attratto dal paesaggio lagunare e dell’entroterra Veneto da cui Pasinetti erediterà  la visione del“reale”.

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