Venezia colta da Pasinetti
Fotografia L'universo creativo del regista nella appassionante raccolta curata da Carlo Montanaro edita da Marsilio
Fotografia L'universo creativo del regista nella appassionante raccolta curata da Carlo Montanaro edita da Marsilio
Venezia. In alcune foto si intuisce il sciabordio dell’acqua, la corsa delle bambine che giocano nei campielli o i passi delle ragazze che attraversano calli e ponti. E poi gli operai in canottiera nello squero, le corti segrete e silenziose, le lapidi e le chiese. Francesco Pasinetti conosceva bene gli anfratti più segreti di Venezia che fotografava in bianco e nero. Di quelle foto voleva farne un libro tanto che alla editrice milanese Daria Guarnati nel gennaio del 1943 indicò addirittura il titolo“Questa è Venezia vista da Francesco Pasinetti“. Un progetto che rimase incompiuto a causa della scomparsa prematura del regista veneziano ma che oggi prende forma grazie al volume “ Francesco Pasinetti. Questa è Venezia. 1943”, Marsilio editore, curato da Carlo Montanaro, custode appassionato dell’opera di Pasinetti di cui conserva nel suo Archivio Veneziano preziosissimi documenti e pellicole. Parte importante del volume è il contributo dello studioso di fotografia Alberto Prandi, nel frattempo scomparso ed a cui il libro stesso viene dedicato, che ha trovato la corrispondenza tra Pasinetti e la sua editrice, dalla quale si deducono progetto e tessitura del libro.
Pasinetti é stato sceneggiatore, drammaturgo, critico, docente del Centro Sperimentale, un geniale maestro e precursore scomparso a 37 anni ed ancora oggi oggetto di culto da parte di una ampia schiera di cinefili. Montanaro nella casa del regista in alcune scatole che conservavano biglietti da visita “ ideali a quanto pare per conservare i negativi” ha trovato le foto sopravvissute perfino all’umiditá di un magazzino veneziano con tanto di numerazione marcata nelle buste.
Sono 210 immagini in bianco e nero scattate a Venezia tra gli anni ‘30 e ‘40 che rivelano l’universo creativo di Pasinetti, un regista che Michelangelo Antonioni definisce “ un simbolo” e Vittorio De Sica “la nostra coscienza”.
Alcune foto vennero scattate nel corso dei sopralluoghi e delle riprese dei film Venezia numero due e Una città che vive, altre sono ricavate dalla stampa dei fotogrammi del girato. Esse ritraggono “luoghi riposti, i ponti, le calli, i canali, i campi inaccessibili ai cineasti dallo sguardo superficiale”. La vita veneziana è colta nella sua intimità . Bimbi ovunque che giocano neicampielli “remoti e solitari”, canali minori, calette segrete, vere da pozzo, ragazze che salgono i ponti o le scale dei palazzi, piazzette, terrazze, camini, altane e caffè colti nella quotidianità rimasta intatta nel tempo. Attraverso queste immagini Pasinetti colma lo scarto tra la Venezia cinematografica e quella reale. L’obiettivo annunciato è una strategia di “ritorno alla realtà “. Alcune di queste fotografie furono riproposte nella rivista “Ventuno”(1932-1941) che Pasinetti contribuì a fondare per avviare una “profonda revisione dell’immagine identitaria della città “ come ricorda nella introduzione del volume Alberto Prandi. Il fratello di Francesco, Pier Maria, nell’articolo La prosa di Venezia su il “Ventuno” scrisse “il veneziano qualunque dovrebbe iniziare a ricostruire mentalmente Venezia, vale a dire operare una revisione da cima a fondo”. Foto antiretoriche dunque, alternative alla pubblicistica dominante e alla banalizzazione di un romanticismo di maniera, sorprendentemente moderne, tese a restituire alla città un profilo rivolto alla nuova realtà industriale, politica e sociale di quegli anni. Obiettivo della polemica di Pasinetti è il cattivo gusto di produttori e registi che non rivelano i luoghi riposti, i ponti, le calli, i canali, i campi inaccessibili ai cineasti dallo sguardo superficiale.
Alcune di esse sono esposte e si potranno ammirare sino al 28 gennaio anche al Teatro dei Dioscuri al Quirinale nell’ambito della mostra Pasinetti fotografo e cineasta ideata e curata dallo stesso Montanaro e proposta dall’Istituto Luce-Cinecittà in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia. In esposizione una ottantina di scatti provenienti dal Fondo Pasinetti dell’Archivio Carlo Montanaro, restaurati e stampati da Francesco Barasciutti. L’esposizione è divisa in tre sezioni “Questa è Venezia “, “ Il cinema” e “Non solo Venezia”. Tra le chicche i provini di fotogenia di Alida Valli, Carla del Poggio e Maria Denis da un set in cui fa capolinoanche Mussolini. I visitatori inoltre potranno vedere alcuni cortometraggi del regista veneziano con le testimonianze di suoi sodali. L’ultima sala del percorso propone quattro disegni del nonno di Pasinetti, Guglielmo Ciardi (Venezia 1842 – 1917), grande pittore vedutista, attratto dal paesaggio lagunare e dell’entroterra Veneto da cui Pasinetti erediterà la visione del“reale”.
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