Visioni

Van Sant: «Sembrano tornati i tempi di Reagan. Ma in peggio»

Van Sant: «Sembrano tornati i tempi di Reagan. Ma in peggio»Gus Van Sant

Berlinale 68 Parla il regista americano che ha presentato in concorso il film «Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot» sul celebre cartoonist scomparso

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 21 febbraio 2018

Calarsi nei panni del cartoonist statunitense John Callahan – il protagonista del biopic di Gus Van Sant Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot – era il sogno nel cassetto di Robin Williams, che negli anni Novanta comprò infatti i diritti della sua autobiografia, racconta il regista. «All’epoca io e Robin Williams avevamo appena lavorato insieme a Will Hunting – Genio ribelle, e lui mi offrì di girare il film tratto dalle memorie di Callahan, che teneva molto a interpretare in onore del suo caro amico Christopher Reeves, anche lui tetraplegico come il fumettista». Un film che ha però visto la luce solo molti anni dopo, in seguito alla scomparsa di John Callahan (nel 2010) e dello stesso Williams quattro anni dopo.

A interpretare il protagonista – che nel film combatte per ricominciare a vivere dopo un incidente di macchina che lo lascia quasi interamente paralizzato, ma anche e soprattutto contro l’alcolismo – è quindi Joaquin Phoenix: «Il vero handicap di John Callahan era l’alcolismo» dice l’attore del suo personaggio, che proprio durante la battaglia per tornare sobrio scopre la sua vocazione per il fumetto. «Ciò che emerge dal libro – aggiunge il regista – è che John Callahan si è veramente focalizzato sulla sua arte non durante la riabilitazione fisica ma quando ha sconfitto l’alcolismo».

Per questo Van Sant spiega di essersi concentrato, in fase di sceneggiatura, solo su una parte limitata dell’autobiografia dell’artista: «Una delle sfide più difficili poste dal film è stata proprio tralasciare molte delle storie che lui racconta nel suo libro per concentrarci sul momento della sua vita in cui ha cominciato a disegnare, quando i limiti fisici hanno stimolato la sua creatività». Delle vicende autobiografiche che, ammette Van Sant, Callahan potrebbe aver «imbellito» rispetto alla realtà: «Era uno storyteller, e per questo gli piaceva impreziosire i suoi racconti, su alcuni aneddoti non abbiamo neanche la certezza che siano veramente accaduti. E nel film abbiamo sfruttato proprio questa sua vocazione per il racconto».

A fare da sfondo alla storia di Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot è l’America della fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta dell’insediamento di Reagan: «Quello del film è un progetto a cui lavoriamo da tantissimo tempo – spiega Van Sant – e il libro fa ovviamente riferimento al panorama politico di quei tempi. Ma mentre giravamo sentivamo la pressione di ciò che stava accadendo intorno a noi, e trovo che ci sia una forte similitudine con i tempi di Ronald Reagan alla Casa bianca, anche se forse ora è molto peggio».

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