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Valmarecchia, i polli industriali non sono graditi

Animali A Maiolo (Rimini) dilaga la protesta contro un nuovo allevamento avicolo intensivo dell’azienda bio Fileni. Sono16 capannoni sotto la Rocca di San Leo

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 2 marzo 2023

Oggi il Comitato per la Valmarecchia incontra tutti i sindaci della valle per affrontare il problema del nuovo allevamento intensivo di polli in costruzione a Maiolo, lungo il fiume Marecchia. Non era scontato che questo accadesse: fino a sabato 11 febbraio, quando oltre duecento persone hanno partecipato a un’assemblea pubblica per discutere l’intervento, convocato dal comitato al Teatro sociale di Novafeltria (in provincia di Rimini). Gli organizzatori, che chiedono lo stop immediato agli allevamenti intensivi, colti di sorpresa per la grande partecipazione, hanno dovuto trasmettere la diretta anche sui social network. Troppe persone erano rimaste fuori dal teatro.

NON ERA SCONTATO perché per tre anni in valle non si era saputo nulla della proposta avanzata dalla Società agricola biologica Fileni e depositata in Regione Emilia-Romagna già nel gennaio del 2020. La popolazione della valle è molto preoccupata per un progetto di cui i cittadini sono venuti a conoscenza solo a cantieri avviati, quando Fileni ha iniziato le operazione di demolizione degli stabili che a partire dagli anni Settanta avevano ospitato un altro allevamento intensivo, chiuso dal 2009.

LE NUOVE STRUTTURE OSPITERANNO ogni anno tra 500 e 800 mila polli, che per il breve ciclo di vita di 81 giorni prima di finire macellati avranno a disposizione poco più di 10 centimetri quadrati a testa all’interno di capannoni lunghi oltre cento metri. Come se fossero grattacieli orizzontali, costruiti in località Cavallara.

IL CANTIERE E’ APERTO a poche decine di metri dal fiume Marecchia e abbraccia una struttura sanitaria gestita dall’associazione Papa Giovanni XXIII, probabilmente destinata alla chiusura. I 16 capannoni sorgeranno sotto la Rocca di San Leo, uno dei monumenti più visitati dell’intera Emilia-Romagna. Lorenzo Menghini, oncologo di Novafeltria, durante l’assemblea ha ricordato i rischi legati alle emissioni di ammoniaca, precursore delle polveri sottili PM2.5: gli allevamenti intensivi causano, tra le altre cose, anche il deterioramento della qualità dell’aria che nel 2020 in Europa ha causato 238 mila morti premature, oltre 50 mila delle quali solo in Italia. Ci sono poi da mettere in conto le emissioni di metano, un gas climalterante più potente della CO2: le stime dicono più di 4 mila chili all’anno.

IL GIORNO SUCCESSIVO ALL’ASSEMBLEA, 150 persone sono scese in strada per una marcia pacifica che si è distesa fino al cantiere della Cavallara, guidati da Luigi Cappella, medico ed ex sindaco di Casteldelci, un altro dei comuni dell’Alta Valmarecchia. Luigi Cappella ha ricordato ai partecipanti l’importanza di una dieta sana, sottolineando che un allevamento intensivo, anche se certificato biologico come quello progettato da Fileni di Maiolo, non produrrà mai cibo veramente salubre.

LA PROTESTA CONTRO L’ALLEVAMENTO intensivo è già uscita dagli angusti confini della Valmarecchia. La Lav (Lega anti vivisezione) in un comunicato sottolinea le preoccupazioni invitando a considerare che se «nessuno vuole un nuovo allevamento dietro casa» è necessario che il sistema alimentare diventi «un tema centrale della discussione politica e della consapevolezza dei singoli, e con esso la necessità di traghettare produzioni e consumi verso l’alternativa vegetale».

ANCHE L’ASSOCIAZIONE TERRA! ha espresso il proprio sostegno, sottolineando che quello presentato da Fileni è un «progetto fuori dal tempo, che va in senso opposto rispetto all’urgenza di ridurre la produzione e il consumo di carne in Italia e in tutto il mondo». Il Comitato PER la Valmarecchia ha diffuso attraverso la piattaforma change.org una petizione indirizzata al presidente della Regione Emilia-Romagna. La richiesta a Stefano Bonaccini è piuttosto esplicita, il presidente dovrebbe «attivarsi con noi per fermare i cantieri in corso, prima che sia troppo tardi».

LA REGIONE EMILIA-ROMAGNA è infatti l’ente responsabile dell’autorizzazione, approvata dalla giunta nell’aprile del 2022 anche in seguito a un incredibile parere del Servizio giuridico regionale che ha sancito la presunta continuità aziendale dell’allevamento alla Cavallara, nonostante oltre dieci anni di stop e dopo due passaggi di proprietà e un fallimento. Il Comitato contesta anche la variante al piano regolatore generale del Comune di Maiolo, che in origine non avrebbe permesso la possibilità di demolire e ricostruire l’allevamento proprio nello stesso luogo.

LA PETIZIONE E’ STATA INOLTRATA alla segreteria di Bonaccini, a cui verrà richiesto un incontro al più presto. Anche quello in programma oggi 2 marzo con i sindaci dell’Unione comuni Valmarecchia è però un’occasione «per confrontarci e raccogliere le osservazioni e le considerazioni degli amministratori del territorio in merito a un progetto che preoccupa gli abitanti della Valle e non solo, un progetto volutamente tenuto segreto nel corso di un iter autorizzativo iniziato nel 2020» spiegano i portavoce del Comitato.

LA PETIZIONE SU CHANGE.ORG è stata firmata da 6.300 persone in una sola settimana. I giornali locali, intanto, ospitano quotidianamente interventi a sostegno delle proteste. Si sono espresse – tra le altre associazioni – Confesercenti e Confcommercio, mentre Patrizia Rinaldis, presidente degli albergatori di Rimini, ha criticato duramente il progetto in un’intervista pubblicata sul Resto del Carlino. Alessandro Bianchi, docente del Politecnico di Milano e originario della Valmarecchia, ha ricordato «il paradosso trasformare un’area produttiva dismessa dedicata ai polli in… una nuova area produttiva dedicata ai polli. Errare è umano, perseverare è diabolico» sottolinea il professore, facendo proprio il motto del Comitato: l’allevamento di polli targati Fileni è un intervento che riporta la Valle indietro di 50 anni.

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