A un anno esatto dalla scomparsa di Valerio Evangelisti esce un volume che raccoglie quasi tutta la sua produzione letteraria breve e, soprattutto, una vera e propria chicca per gli amanti del magister bolognese, il romanzo, naturalmente incompiuto, a cui il creatore di Eymerich stava lavorando e che deriva da un racconto anch’esso presente nel libro. E proprio quest’ultima opera – romanzo e racconto – dà il titolo all’intera antologia, ovvero La fredda guerra dei mondi. Romanzi brevi e racconti ritrovati (Mondadori, pp. 542, euro 22).

OTTIMAMENTE curato da Franco Forte, che firma anche la bella introduzione, in cui si dà anche conto dei motivi dell’esclusione di alcuni testi – come ad esempio «i racconti Metallica, Sepoltura, Venom e Pantera perché tutti insieme compongono un unicum indivisibile, una sorta di «romanzo a capitoli indipendenti», come diceva lo stesso Valerio, ossia il volume Metallo urlante» – il libro offre una panoramica davvero esaustiva sulla produzione letteraria di Valerio Evangelisti.
Emerge con forza, innanzitutto, la convinzione più volte espressa dallo scrittore in vari testi di teoria della letteratura, che fosse ormai da tempo quella che una volta si chiamava la paraletteratura, ossia la letteratura di genere, ad esprimere una visione critica della realtà contemporanea, piuttosto che la narrativa mainstream, che sembra in gran parte aver abdicato a tale funzione.
La scrittura di Evangelisti si propone sempre come sguardo politico sulla realtà contemporanea. E lo fa senza appesantire o «intellettualizzare» – per così dire – il testo, ma utilizzando proprio gli stilemi, le forme, i parametri tipici della letteratura a torto spesso ritenuta di pura evasione. Così i testi mettono in scena astronavi, alieni, macchine intelligenti personaggi noti a tutti come Stanlio & Ollio e addirittura altri scrittori, come Dan Brown. A volte, poi, la struttura narrativa acquista le coloriture tipiche del romanzo storico, come in Controinsurrezione, o vira nella satira più pungente, come in Il procuratore Sciabolaro e il caso Nazario Sauro.

NON MANCA nemmeno quello che rappresenta un unicum nella narrativa dell’autore, Day Hospital, racconto autobiografico sulla malattia che ha colpito Valerio Evangelisti, narrata mettendosi a nudo, ma senza scadere in alcun patetismo. Insomma per chi non conosce l’autore bolognese il libro può rappresentare un’ottima porta d’ingresso per le sue opere. Chi invece lo ama e lo apprezza può leggere testi difficili da reperire, ma soprattutto può entrare nel laboratorio dello scrittore, scoprendo, nel caso dell’inedito, i meccanismi messi in atto per passare da un racconto a un romanzo o, forse più semplicemente, perdersi ancora una volta tra le pagine di un nuovo libro di Evangelisti.
Tutti i testi sono preceduti da brevi note esplicative, utili ed esaurienti, del curatore Franco Forte che, nella sua introduzione, interviene in maniera definitiva sulla questione se il creatore di Eymerich fosse un autore di fantasy, come sostenuto variamente negli articoli scritti in occasione della sua scomparsa. E lo fa dando la parola al diretto interessato: «Non amo che si parli, a mio riguardo, di fantasy. È un genere nobilissimo, ma non è il mio. La fantascienza ha rapporti tenui con la favola. È piuttosto la proiezione nel futuro, attraverso ipotesi tecnologiche, economiche, sociali, di eventi accertati o di credenze collettive. Anche se riferiti a un passato che pare remoto, come il Medioevo che provo a tratteggiare».