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Valeria Bruni Tedeschi, «La mia identità tra due paesi»

Valeria Bruni Tedeschi, «La mia identità tra due paesi»

Cinema L’attrice e regista incontra il pubblico di Roma per una masterclass. A breve uscirà il suo sesto film, «Les estivants»

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 5 aprile 2018

Il suo prossimo film, Les estivants, il sesto da regista, è ambientato in Costa Azzurra, lo stesso posto dove forse lo vedremo – a Cannes – il prossimo maggio. Ma Valeria Bruni Tedeschi, probabilmente per scaramanzia, ancora non conferma di essere stata selezionata dal Festival francese.

A Roma per una masterclass nell’ambito di Rendez-Vous – Festival del nuovo cinema francese, l’attrice e regista parla con il pubblico della sua carriera e della sua vita tra due mondi: l’Italia – «Mi sento italiana perché la mia infanzia, il periodo costitutivo di una persona, l’ho vissuta qui» – e la Francia, dove abita da quando aveva nove anni: «Nei miei film lavoro spesso su questa identità tra due paesi, in È più facile per un cammello… (il suo esordio alla regia, ndr) mi sentivo molto diversa nelle scene recitate in francese e quelle in italiano, perfino il mio corpo non si muoveva nello stesso modo».

In quel film recitava anche sua madre, Marisa Borini, che Bruni Tedeschi dirigerà anche in Les estivants , la storia di una vacanza in Costa Azzurra dove la protagonista Anna, insieme alla figlia, raggiunge la famiglia e gli amici per qualche giorno per riprendersi da una rottura recente e iniziare a scrivere il suo prossimo film. «Sono sempre felice di filmare mia madre – dice – la trovo una bravissima attrice, molto precisa, una qualità che le viene probabilmente dal fatto di essere stata anche una pianista». E nel suo prossimo film ci sarà anche la zia: «Ha sempre voluto fare l’attrice, ma mio zio gliel’ha impedito. Così debutterà al cinema a 94 anni».

Il desiderio di scrivere le sue storie cinematografiche, racconta, è nata lavorando con Mimmo Calopresti: «Con lui ho iniziato a fare film in Italia, e sul set di La parola amore esiste mi ha fatto anche partecipare un pochino alla scrittura della sceneggiatura. È così che ho scoperto il desiderio di lavorare a qualcosa di mio, e a scrivere i dialoghi di È più facile che un cammello…» .

Il sogno ancora da realizzare – per cui da anni, scherza, studia l’inglese senza risultati – è recitare per Woody Allen: «Dato che ora tutti dicono di non voler lavorare con lui forse il mio momento è arrivato… Per me resta sempre un sogno: i suoi film per me sono come una medicina».

A proposito di #MeToo dice invece di non essersi voluta esprimere sinora perché «non sono molto ’corretta’». Definisce però il movimento «storico»: «Una ventata di libertà per le donne che fanno qualunque lavoro, per non doversi più sentire obbligate a fare qualcosa che non vogliono. Da attrice però non ho mai avuto problemi, non mi sono mai sentita imprigionata. Ho sempre potuto scegliere se salire o meno nella suite del Ritz. Quindi non riesco ad avere molta empatia con il movimento delle attrici, mentre ne sento molta per quello delle donne, che ora possono scegliere di non subire».

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