Da solista, con la band, in versione duo. Con Tomaga, Raime, Holy Tongue, Czn, Uuuu, oppure con Batterie fragili, il disco nato dalla performance in cui suona la batteria in porcellana costruita dall’artista Yves Chaudouët. Assume mille forme e muta in continuazione, la musica di Valentina Magaletti: la percussionista e compositrice di origine barese, che da più di vent’anni vive a Londra, è spinta da un’inarrestabile voglia di esplorare, in un flusso creativo che appare inesauribile. L’esempio è la sua recentissima partecipazione al festival Transmissions a Ravenna, appena concluso, uno dei più importanti eventi italiani per quanto riguarda i suoni nuovi, legati all’avanguardia e alla sperimentazione: in un programma che ha visto nomi come Divide and Dissolve, Lucretia Dalt, Kali Malone, Valentina Magaletti si è presentata sul palco del (bellissimo) Teatro Rasi per due live diversi. Prima insieme alla scrittrice francese Fanny Chiarello, con il reading musicato dalle percussioni e dal vibrafono di Magaletti; e poi per l’emozionante concerto di chiusura, in cui la batterista dialogava con l’elettronica di Sam Sheperd (Floating Points), con l’arpa di Miriam Adefris e con le tape machines di Marta Salogni, produttrice discografica e curatrice di quest’edizione del festival.

«PER ME IL LAVORO stesso di musicista è così» spiega Magaletti, «non riesco a fare sempre la stessa cosa, il fatto di svolgere un lavoro creativo mi stimola ad andare sempre avanti, a non fermarmi mai nello stesso progetto. Anche perché io sono un’avida collezionista di dischi: ascolto talmente tanta musica che mi dedico a tutto quello che mi piace, e per questo ho una miriade di progetti, tra i quali non riesco neanche a preferire l’uno o l’altro. Tutto ciò fa sì che la mia carriera sia sempre stimolante».«Il fatto di svolgere un lavoro creativo, mi stimola ad andare sempre avanti»

Il lavoro di Magaletti, negli ultimi anni, è emerso sempre di più, portandola a suonare più di prima in Italia, a eventi e festival che la vedono spesso tra i nomi più importanti in cartellone. «Credo che ora ci sia più attenzione alle donne» riflette Magaletti. «Dieci o vent’anni fa non eravamo trendy, eravamo semplicemente materiale da circo. Adesso invece è anche importante raggiungere in tutti i festival un gender balance, e credo che anche questo fattore abbia inciso. Voglio sperare che ci sia davvero più interesse verso quello che sto facendo». Per lei, la possibilità di ispirare e motivare altre giovani musiciste è una guida costante: «È una delle ragioni principali per cui mi piace fare questo lavoro: poter essere un esempio. Se lo faccio io, puoi farlo anche tu: non ci sono delle barriere, solo perché sei donna, solo perché finora la batteria è stata concepita come uno strumento maschile. È la stessa cosa che vogliamo fare con Permanent Draft, nel nostro piccolo, cioè riuscire a dare l’opportunità a più musiciste di farsi sentire».

LA PERFORMANCE di Transmissions insieme alla scrittrice Fanny Chiarello ha presentato infatti la prima uscita di quella che sarà un’etichetta discografica e una micro casa editrice che darà spazio ad autrici esordienti, con l’idea di supportare una categoria ancora sotto rappresentata nell’universo musicale. Il progetto Free Youth Orchestra nasce dallo stesso stimolo a prendersi cura della comunità cui appartiene. «L’idea è nata da Tom Rellen, era una delle sue ultime volontà» racconta Magaletti ricordando il compagno di band nei Tomaga, scomparso nel 2020 a 42 anni. L’iniziativa vuole finanziare l’accesso a strumenti musicali e corsi di musica per bambini e ragazzi che non hanno i mezzi economici per farlo, a Londra. Per avviare la raccolta di fondi per la charity, a breve uscirà un disco con un remix di un brano dei Tomaga realizzato da Floating Points e mixato proprio da Marta Salogni, anche lei londinese acquisita da più di un decennio.
E sono tanti i progetti in cantiere fra cui l’esordio di V/Z, album realizzato insieme al bassista Zongamin, in cui Valentina Magaletti suona la batteria, il basso, le tastiere e canta: «Non vedo l’ora, perché questo progetto è diverso da tutto quello che ho fatto fino ad oggi».