Mentre inizia in Francia lo scavo del tunnel di base del Moncenisio, con annessa esultanza del ministro Salvini, migliaia di manifestanti no Tav hanno partecipato all’ormai tradizionale marcia in Val di Susa da Bussoleno fino alla spianata di San Didero, per ricordare la giornata dell’8 dicembre 2005 quando, in una iniziativa analoga, fu occupato un terreno a Venaus in cui doveva sorgere un cantiere della Torino-Lione. Il corteo è stato aperto dallo striscione “C’eravamo, ci siamo, ci saremo”, e fra i partecipanti ci sono stati alcuni sindaci della zona, da sempre contrari all’opera. L’8 dicembre è diventata, durante i forum internazionali contro le grandi opere inutili e imposte, la giornata che ricorda un fenomeno diffuso in tutto il mondo. Al termine del corteo c’è stata la tradizionale battitura delle reti al cantiere Tav, nel corso della quale i manifestanti hanno denunciato l’uso di lacrimogeni e di un idrante da parte delle forze dell’ordine. La questura torinese ha replicato che si sono resi necessari per allontanare piccoli gruppi di persone che avrebbero lanciato sassi contro la recinzione, e petardi all’indirizzo degli agenti della celere, presenti in gran forze, ferendo lievemente un poliziotto. A sostegno degli attivisti no Tav ci sono state iniziative e flash mob a Napoli e a Firenze, dove recentemente è stato riappaltato (all’accoppiata Pizzarotti-Saipem) il progetto di un tunnel Tav di sette chilometri sotto la città, con un finanziamento pubblico che dagli originari 500 milioni è passato a un miliardo e 100 milioni di euro. Di qui la protesta del locale movimento no Tav, appoggiato da Sinistra progetto comune, che da anni denuncia dati alla mano un progetto considerato inutile, assai costoso per i contribuenti, e dagli impatti ambientali volutamente ignorati o sottostimati.