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«Vai Alexis», la Grecia in piazza

«Vai Alexis», la Grecia in piazzaUna manifestazione pro-Syriza ieri in Turchia – Foto Reuters

Le manifestazioni In migliaia da Atene a Salonicco per sostenere il governo in Europa

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 12 febbraio 2015

Ci si è messa pure la neve a sfatare l’ennesimo luogo comune che vuole il nord Europa sempre al freddo e, viceversa, il sud al calmo. Ad Atene ha fioccato intensamente per un paio di giorni, una coltre bianca ha ricoperto l’Acropoli ma questo non ha impedito alla piazza del Parlamento di riempirsi di manifestanti, questa volta arrivati a supportare la battaglia del governo Tsipras-Varoufakis per cambiare le politiche europee di austerity. Così la piazza che fino a qualche settimana fa era deputata alle contestazioni si è trasformata e i manifestanti l’hanno trovata sgombra, come già qualche giorno fa, da inferriate e poliziotti antisommossa. Un’impressione notevole per chi ha ancora negli occhi gli spiegamenti di forze del passato, i lanci di lacrimogeni e le manganellate.

Tra i motivi di risentimento pure il rifiuto, da parte della Germania, del pagamento dei debiti di guerra richiesto domenica scorsa davanti al Parlamento di Atene da Alexis Tsipras. Il ministro degli Interni di Berlino Franck-Walter Steinmeier ha ricevuto ieri il suo omologo ateniese Nikos Kotzias, ribadendogli che il governo tedesco non ha alcuna intenzione di riaprire la parttita dei debiti di guerra (una questione che si era già posta in Italia al tempo della scoperta dell’ “armadio della vergogna” e per la quale proprio ieri un piccolo comune del Molise, Fornelli in provincia di Isernia, ha deciso di fare un’azione legale per la strage del 4 ottobre 1943, quando sei cittadini del luogo furono impiccati dai nazisti per rappresaglia).

Ma il braccio di ferro vero, per il governo Tsipras, riguarda la possibilità di avere «più tempo» dall’Europa per poter fare le riforme promesse in campagna elettorale, come ha esplicitamente chiesto il ministro delle Finanze Yannis Varoufakis nel suo tour per le capitali europee, la scorsa settimana. È su questo che si tratta ai livelli più alti delle istituzioni comunitarie e con i governi, e l’avversario più intransigente rimane ancora una volta la Germania, che non vuole saperne di concedere deroghe e sconti alla Grecia, a differenza della Francia che lavora a una mediazione (attraverso il commissario socialista Pierre Moscovici) per non far saltare tutto e rischiare di provocare un disastroso Grexit che, come ha fatto sapere ieri il governo portoghese, rischierebbe di avere conseguenze catastrofiche per l’intero processo di unificazione continentale e di consegnare su un piatto d’argento la vittoria alle destre più estreme (in Francia proprio nel collegio di Moscovici, considerato “sicuro” per la sinistra, domenica scorsa il Ps l’ha spuntata per appena un migliaio di voti sul candidato del Fronte Nazionale, che ha ottenuto una percentuale mai vista finora in una elezione politica, segno che la crescita non si è arrestata). Ma al momento il muro contro muro non pare aver fine: per il ministro delle Finanze di Berlino Wolfgang Schauble ci sono solo la troika e il rispetto del programma concordato con il precedente governo Samaras. Proprio i punti sui quali Tsipras non può cedere, pena perdere la faccia davanti agli elettori ad appena quindici giorni dal voto.

Per far sentire la propria voce in questa difficile partita anche ai tedeschi, migliaia di supporter del governo Tsipras sono scesi in piazza ieri sera a piazza Syntagma e in altre città della Grecia, a cominciare da Salonicco e Patrasso. Manifestazioni di solidarietà con la Grecia si sono svolte anche in diverse città italiane. Da Venezia (dove pomodori, uova e fumogeni sono stati lanciati contro il consolato tedesco) a Firenze, fino a Roma, sono state prese di mira le sedi di rappresentanza del governo di Angela Merkel, in attesa della manifestazione di sabato nella capitale, che si annuncia molto partecipata. A Milano si è svolto un presidio davanti alla sede di Bankitalia.

Sul fronte europeo, invece, i movimenti anti-austerity si stanno organizzando per il Blockupy Frankfurt del 18 marzo prossimo, nella città tedesca che ospita la sede della Bce. Per dimostrare che Syriza e i greci non sono soli.

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