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Vaccini, l’umiltà di mettersi al livello di chi ti contraddice

Il manifesto mi ha trasmesso sei lettere di commento al mio articolo sul decreto Lorenzin. Qui non posso rispondere a tutti; ribadisco solo alcune cose che mi premeva chiarire. È […]

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 9 agosto 2017

Il manifesto mi ha trasmesso sei lettere di commento al mio articolo sul decreto Lorenzin. Qui non posso rispondere a tutti; ribadisco solo alcune cose che mi premeva chiarire.

È sorto quasi dal nulla – ma continuerà a farsi sentire – un movimento di massa che mette in discussione quantità e modalità dei vaccini da somministrare.

Stampa e media lo hanno ignorato totalmente per un mese: clima da regime. Neanche il manifesto gli ha prestato attenzione. Meno che mai gli scampoli della sinistra. Eppure, nel bene e nel male, i movimenti che attraversano la società dovrebbero interessarci; se no, di che cosa ci si occupa? Idem per le organizzazioni femministe.

Lo sanno che viene trattato in modo generale come un moto di donne isteriche? È vero che donna non coincide con madre: è un pensiero retrivo. Però le madri sono anche donne e i loro problemi non vanno messi nel cassetto. Contesto chi invoca la «Scienza» come una religione per non discutere le proprie affermazioni: i risultati della ricerca scientifica devono sempre rimanere falsificabili. È vero che si validano solo attraverso valutazioni tra «pari», persone che studiano la materia, e non «per alzata di mano». Ma solo finché si rimane chiusi nei laboratori. Quando si fa divulgazione, si sostengono dei decreti, si va in televisione, occorre l’umiltà di mettesi al livello di chi ti contraddice; che spesso è anche più alto, perché basato su esperienze personali e pratiche professionali, mentre è noto che nei laboratori non si ama essere contraddetti, anche falsificando i risultati; specie quando dietro ci sono grossi interessi economici.

Inoltre, nel caso dei vaccini, come in tutti gli studi epidemiologici, il «laboratorio» è il confronto tra popolazioni di vaccinati e non. Cosa quasi mai fatta; e non per caso. E il confronto non dovrebbe riguardare solo i risultati attesi, quanto soprattutto quelli avversi che per lo più non vengono nemmeno presi in considerazione.

Un modulo fatto firmare in fretta ai genitori non è un’analisi preventiva. Ed è di questo che si preoccupa questo movimento. Così, in mancanza di un vero confronto, il dibattito si è trasferito sui social, con tutti i problemi che questo comporta. Ma anche qui, da un lato c’è la boria di chi si sente legittimato dalla «Scienza» o dalle istituzioni a trattare da seguace della stregoneria o della madonna di Medjugorje chi non è d’accordo; dall’altro una comunità di persone non solo preoccupate, ma anche molto documentate; e ben intenzionate a imporre una svolta a una gestione della salute monopolizzata da Big Pharma.

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