Scuola

Vaccini, i presidi : «Chi non è in regola non entra»

Vaccini, i presidi : «Chi non è in regola non entra»

Scaduti ieri i termini per la presentazione a scuola della documentazione I capi d’istituto: «I genitori hanno avuto tutto il tempo per mettersi in regola»

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 11 marzo 2018

Decine di migliaia di bambini e ragazzi tra gli 0 e i 16 anni domani potrebbero trovare il portone della scuola sbarrato o dovranno pagare una sanzione perché non in regola con le vaccinazioni. Anche se non mancano proroghe in alcune regioni, per i genitori sono infatti scaduti ieri i termini fissati a luglio dal decreto del ministro Beatrice Lorenzin per la presentazione alle scuole delle certificazioni che dimostrino l’avvenuta vaccinazione dei ragazzi (sono dieci i vaccini obbligatori) o, almeno, di aver preso un appuntamento con la Asl competente. Secondo la Società italiana di igiene sono almeno 30 mila i bambini sotto i sei anni che si troverebbero ancora in una posizione irregolare. Per loro non è previsto nessun ulteriore rinvio e domani l’ingresso a scuola sarò vietato. «Da lunedì non possono essere ammessi in aula», ha confermato ieri Licia Cianfriglia, responsabile relazioni istituzionali dell’Associazione nazionale presidi (Anp).

I dirigenti d’istituto si sono schierati e ora si preparano a far rispettare quanto previsto dalla normativa. Anche perché, come ha spiegato Cianfriglia, le scuole hanno dato «ampia comunicazione ai genitori, che hanno avuto tutto il tempo per mettersi in regola. Del resto non occorre che i bimbi siano già stati vaccinati, basta che sia stata presentata alla Asl la richiesta di effettuazione della vaccinazione e che la somministrazione sia stata fissata anche dopo il 10 marzo. C’è una legge dello Stato – è la conclusione di Cianfriglia – e i presidi hanno l’obbligo di farla rispettare». Per le famiglie dei ragazzi iscritti alla scuola dell’obbligo (7-16 anni) e non in regola con le vaccinazioni (sarebbero almeno 100 mila) è prevista invece una sanzione tra i 100 e i 500 euro.

La strada per superare pregiudizi dannosi contro i vaccini è comunque ancora lunga. Come dimostrano tre mega manifesti appesi in questi giorni dal Comilva, il Coordinamento italiano per la libertà delle vaccinazioni, a Viareggio e Arezzo. Cartelloni di sei metri per tre con la propaganda NoVax: «Vaccinarsi è un’azione volontaria non esente da rischi. Informati prima di vaccinare tuo figlio», c’è scritto sul primo. E poi: «Trentaquattro dosi di vaccino da zero a 16 anni senza alcuna epidemia. Prima di rischiare informati». O, ancora: «Mi chiamo non in regola. A marzo non potrò più andare all’asilo,. Chiedo semplicemente il diritto di essere bambina. Dove c’è rischio non può esserci obbligo».

«Mi chiedo se le madri o i padri di tutti quei bambini sappiano cosa significa non vaccinare il proprio figlio e a quali conseguenze lo espongono», ha commentato ieri la presidente dell’Associazione nazionale medici di medicina legale contemporanea, Luisa Reggimenti. Ricordando come una sentenza della Corte d’appello di Bologna abbia negato la correlazione tra la vaccinazione trivalente e l’autismo, smentendo senza mezzi termini una precedente sentenza emessa dal tribunale di Rimini.

La legge comunque è chiara e non consente dubbi su cosa fare con chi non è in regola. A Milano la vicesindaca Anna Scavuzzo ha confermato asili nido e scuole d’infanzia chiuse «per chi non h ala volontà di accogliere in alcun modo l’invito a regolarizzarsi». In provincia di Catania si calcola invece che siano circa 4.500 (su un totale di 30.000) i bambini dell’asilo ancora senza vaccinazione. Particolarmente preoccupante la situazione in Toscana, dove fino al 28 febbraio si contavano ancora 120.258 bambini e ragazzi senza vaccinazione, 13.434 dei quali nella fascia 0-6 anni. La Regione ha fatto sapere che se entro dieci giorni non sarà inviata alle scuole la documentazione richiesta i bambini no in regola saranno sospesi. Nel Lazio, infine, stando ai dati della regione la copertura dei vaccini obbligatori è pari al 97%. I bambini per i quali i genitori hanno presentato i «dissensi informati definitivi», ovvero il rifiuto della vaccinazione, sono 26 per l’esavalente, 33 per il quadrivalente, tutti nella fascia di età 0-2 anni.

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