La curva dei contagi finalmente scende nettamente. I nuovi casi di Covid-19 registrati in un giorno con 130 mila tamponi (96 mila in meno del giorno prima) sono 5.080, mai così pochi dall’ottobre scorso. Ancora 198 vittime, però, in aumento rispetto ai 139 morti delle 24 ore precedenti. L’ indice di positività sale al 3.9%.
In questo contesto il piano vaccinale procede con oltre 24 milioni di dosi somministrate, almeno una inoculata al 28,08% della popolazione italiana; le persone completamente vaccinate sono quasi 7,5 milioni, cioè il 12,52% degli italiani. Ma non tutte le Regioni hanno ancora aperto ufficialmente agli over 50 come da indicazione ministeriale. In ogni caso, avvicinandosi alla soglia della metà della platea vaccinabile, il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, si è spinto ad ipotizzare una possibile rimodulazione dell’uso della mascherina, da obbligare solo in luoghi chiusi o in caso di assembramento. Le Regioni però chiedono altre fiale, lamentano l’insufficienza di dosi e in alcuni casi si sono viste costrette ad aumentare l’intervallo tra la prima e la seconda vaccinazione. Tranquillizzi sapere che questa settimana arriveranno altre 3 milioni di dosi, per la maggior parte Pzifer, ma anche Astrazeneca, Moderna e Johnson & Johnson.
Intanto ieri è stato divulgato il quarto Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini dell’Aifa che evidenzia come, in sostanza, sia proprio Pfizer il siero che ha totalizzato il maggior numero di reazioni avverse. E non solo perché è stato il più somministrato: infatti se il 70,9% delle 18.148.394 dosi inoculate tra il 27 dicembre 2020 e il 26 aprile 2021 è appunto del vaccino denominato Comirnaty (Pfizer/BioNTech), il 22% di Vaxzevria (AstraZeneca), il 7% di Moderna e lo 0,1% di Janssen (J&J), succede che tra le 56.110 «sospette reazioni avverse», ben il 75% siano relative allo Pfizer, solo il 22% ad Astrazeneca e il 3% a Moderna. In generale, il tasso di segnalazione è dunque di 309 ogni 100.000 dosi, di cui il 91% riferite a eventi non gravi come dolore nel punto di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Di queste, 299 si riferiscono alla prima dose e 333 alla seconda. E invece, solo l’8,6% delle segnalazioni si riferiscono a casi gravi: 27 eventi ogni 100 mila dosi somministrate, indipendentemente che sia la prima o la seconda dose e dal tipo di vaccino. Lo 0,2% delle sospette reazioni avverse non è definitivo.
Spiega l’Aifa che gli eventi segnalati insorgono prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo (85% dei casi). E che, come già osservato nei precedenti rapporti, «il tasso di segnalazione è maggiore e relativamente costante nelle fasce di età più giovani (fino a 60 anni), per poi diminuire nelle fasce d’età più avanzate, in linea con quanto riportato negli studi clinici pre-autorizzativi». C’è anche una differenza rispetto al sesso: «A fronte di una esposizione del 57% delle dosi somministrate nel sesso femminile e del 43% nel sesso maschile, il 75% delle segnalazioni riguarda le donne, con un tasso di segnalazione di 404/100.000 dosi somministrate, e il 24% gli uomini, con un tasso di segnalazione di 176/100.000 dosi somministrate, indipendentemente dalla dose e dal vaccino somministrati. Tale andamento è osservabile anche negli altri Paesi europei». Il motivo, spiega l’Agenzia del farmaco italiana, è ancora da appurare. In ogni caso, «si evidenzia che la maggior parte delle segnalazioni (81% circa) proviene da operatori sanitari, prevalentemente medici e farmacisti, mentre circa il 18% da paziente/cittadino».
Le segnalazioni arrivate per i casi più gravi, associati a trombosi venose, su circa 4 milioni di dosi di vaccino AstraZeneca, sempre nello stesso periodo, sono state 34: 29 intracraniche e 5 in sede atipica. «Il tempo medio di insorgenza – spiega Aifa – è stato di circa 8 giorni dopo la somministrazione della prima dose del vaccino Vaxzevria mentre la maggior parte di questi eventi 22 casi, pari al 65% hanno interessato le donne con un’età media di circa 48 anni e solo in 1/3 dei casi circa gli uomini (12 casi, 35%) con un’età media di circa 52 anni». Per Aifa comunque «la valutazione dei casi italiani di trombosi venosa intracranica e atipica in soggetti vaccinati con Vaxzevria è in linea con le conclusioni della procedura dell’Agenzia europea dei medicinali» e sotto continua analisi «del Gruppo di Lavoro per la valutazione dei rischi trombotici da vaccini anti-Covid, costituito da alcuni dei massimi esperti nazionali di trombosi ed emostasi».