Nessuna bomba e nessun cedimento strutturale. A confermare ancora una volta gli scenari di guerra in cui la sera del 27 giugno 1980 rimase coinvolto il DC Itavia e che provocarono la morte di 81 persone, fu un missile sparato da un altro aereo. A stabilirlo è stata ieri la Corte civile d’Appello di Palermo con una sentenza, risultato finale di quattro procedimenti, con cui sono stati respinti i ricorsi presentati dai ministeri della Difesa e dei Trasporti contro la sentenza di primo grado che li aveva condannati a risarcire 68 familiari delle vittime. La corte ha fissato una nuova udienza per il 7 ottobre prossimo per quantificare l’entità del risarcimento, fissato in primo grado in 100 milioni di euro più gli interessi. «Con questa sentenza la corte d’Appello di Palermo ha definitivamente chiuso la vicenda giudiziaria, identificando, al di sopra di ogni dubbio, che il Dc9 sia stato abbattuto da un missile», commenta l’avvocato Daniele Osnato, legale dei familiari.

Al di là dei risarcimenti, infatti, è proprio la ricostruzione di quanto accadde in quella notte di 35 anni fa che esce rafforzata dalla decisione dei giudici palermitani, decisione che conferma la ricostruzione di quanti hanno sempre sostenuto la presenza di più aerei nei cieli del basso Tirreno quando il Dc9 precipitò. I giudici non si sono infatti limitati ad escludere le altre possibilità, che hanno invece preso in considerazione e analizzato distinguendo tra l’ipotesi della bomba e quella del missile e, con estrema attenzione ai particolari tecnici, hanno smentito la prima arrivando a confermare le conclusioni già raggiunte dal giudice Rosario Priore nell’ordinanza del 1999, la prima in cui si ipotizzò un missile come causa della tragedia. Una ricostruzione resa possibile anche dall’enorme mole di atti – 800 mila – presentati dai legali dei familiari delle vittime e in cui sono comprese tutte le perizie svolte durante le indagini, sia quella favorevole alla tesi del missile che quelle alternative, come la possibilitò di una bomba o di un cedimento strutturale, proprio per permettere alla corte una conoscenza completa di tutte le tesi. «Ogni ipotesi contraria a quella del missile è stata vagliata ed esclusa – conferma l’avvocato Osnato – con buona pace di chi, ancora a distanza di 35 anni dal tragico evento, prosegue con informazioni deviate ed ipotesi del tutto prive di fondatezza. La verità processuale coincide in questo caso con la realtà degli eventi e cioè che quella sera il Dc9 dell’Itavia è stato abbattuto in un atto di guerra non dichiarata ad opera di un missile non identificato». Dal risarcimento è stato escluso il punto riguardante il depistaggio, prescritto anche se la corte ne ha riconosciuto l’esistenza.

Quella di ieri è solo l’ultima di una serie di sentenze civili che hanno attribuito a uno scenario di guerra l’abbattimento del Dc9 Itavia. Tre di queste sono definitive, avendo superato anche il giudizio della Cassazione e riguardano i procedimenti avviati dalla compagnia Itavia, fallita dopo che inzialmente la tragedia venne attribuita a un cedimento strutturale dell’aereo; dalla famiglia Davanzali, e in particolare dalle figlie del proprietario dell’Itavia; e da un ristretto numero di familiari delle vittime procedimento, quest’ultimo, avviato nel 1983. Sentenze della Cassazione che non possono che rappresentare importanti precedenti.

«Tanti erano gli aerei che sorvolavano l’isola di Ustica quella notte – è stato il commento alla sentenza del giudice Rosario Priore -, ma qualcuno per lungo tempo ha continuato a dire che non ce n’erano. Mentre erano velivoli che non avevano certo, come appurato, intenzioni bonarie». Il presidente dell’associazione familiari vittime della strage di Ustica, Paolo Bolognesi, se la prende invece con l’Avvocatura dello Stato che anche in questo processo, come successo il 30 marzo scorso in un procedimento analogo, si è espressa contro i risarcimenti. «Non si capisce perché dopo 35 anni faccia ancora queste sparate – ha detto Bolognesi -. Sembrano gli ultimi fuochi di chi vuole non solo bloccare i risarcimenti ma vuole anche tentare un depistaggio mediatico e uno sviamento della verità». Da registrare, infine, la presa di posizione del senatore Carlo Giovanardi, per il quale la teoria della battaglia aerea e del missile come causa della strage «ci rende ridicoli nel mondo».