Usb, oggi è sciopero generale di 24 ore: «Giù le armi, su i salari»
Lo sciopero Manifestazioni e presidi in più di 24 città: "Rimettiamo al centro casa, salario e diritti"
Lo sciopero Manifestazioni e presidi in più di 24 città: "Rimettiamo al centro casa, salario e diritti"
Trecento euro netti di aumento in busta paga; creare un salario orario minimo legale da 10 euro; portare la settimana lavorativa a 32 ore a parità di salario; abolire la «riforma» Fornero e portare l’età pensionabile a 62 anni; elevare le pensioni minime a mille euro; calmierare prezzi e tariffe che divorano i salari a causa del boom inflazione, tra le più alte d’Europa.
È su questa visione programmatica della società e dell’economia italiana che oggi l’Unione Sindacale di Base (Usb) ha dichiarato lo sciopero generale di tutte le categorie del lavoro privato e del pubblico. In Emilia Romagna, a causa dell’alluvione, sono stati esentati i servizi pubblici essenziali, mentre lo faranno i dipendenti dei settori del privato non soggetti alla 146/90 nelle zone dell’Emilia Romagna non colpite dell’alluvione, ma che quel giorno saranno a fianco delle popolazioni colpite. I Vigili del Fuoco Usb hanno revocato lo sciopero su tutto il territorio nazionale.
Da Torino a Cagliari, passando per Bologna e Firenze, Roma o Napoli, in totale in 24 città da Sud a Nord, l’Usb ha organizzato cortei e presidi. Tutte le piazze sono consultabili sul sito usb.it. dove oggi, dalle 10, ci sarà trasmessa una diretta web.
«Dalla finanziaria al Decreto Lavoro, passando per la cancellazione della protezione speciale per i migranti, è chiara la volontà del governo Meloni di continuare ad inasprire la guerra ai poveri, ai precari e disoccupati, e al contempo, di alimentare le politiche guerrafondaie dell’Unione Europea e della Nato, tagliando la spesa pubblica per investire in armamenti – sostiene Il sindacato di base – La cancellazione del reddito di cittadinanza, le briciole erogate per gli aumenti delle pensioni minime, l’estensione dei contratti a termine e dei voucher, l’eliminazione dei fondi al sostegno alla locazione a fronte di migliaia di sfratti ogni anno e dell’assenza di un piano di rilancio dell’edilizia residenziale pubblica, sono ulteriori tasselli che confermano la scelta anche di questo governo di schierarsi a tutela degli interessi di profitto di padroni e palazzinari». In questa situazione si trovano anche migliaia di famiglie oggi in Romagna «senza casa a causa dell’insufficienza di investimenti ed assunzioni per la prevenzione e tutela dei territori».
Uno sciopero contro un’«economia di guerra» e contro un governo che fa «la guerra ai poveri, nega salari, pensioni e condizioni di lavoro dignitose, non garantisce più salute e istruzione e condanna il nostro paese al declino». Lo slogan efficace che riassume questa posizione è: «Giù le armi, su i salari».
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