Usa presidenziali, se sarà pareggio conterà il voto popolare
Decisione della Corte Suprema Usa La Corte Suprema degli Usa ha respinto la richiesta presentata dai democratici del Texas di estendere a tutti i 16 milioni di elettori dello Stato la possibilità di votare per […]
Decisione della Corte Suprema Usa La Corte Suprema degli Usa ha respinto la richiesta presentata dai democratici del Texas di estendere a tutti i 16 milioni di elettori dello Stato la possibilità di votare per […]
La Corte Suprema degli Usa ha respinto la richiesta presentata dai democratici del Texas di estendere a tutti i 16 milioni di elettori dello Stato la possibilità di votare per posta, vista la pandemia di coronavirus. La possibilità di votare per posta in Texas è generalmente limitata a coloro che hanno più di 65 anni o una «malattia o condizione fisica» che impedisce il voto di persona.
Il tema del voto è in questo momento molto discusso: a 4 mesi dalle elezioni e con un’emergenza sanitaria in corso l’idea migliore sarebbe quella di permettere a tutti di votare per posta, ma questa opzione non è la favorita di Trump e del suo partito, consapevoli che, tradizionalmente, una maggiore partecipazione corrisponde a un vantaggio per i democratici. Impedendo il voto per posta, molti elettori, timorosi di contrarre il virus, non si recherebbero alle urne.
I problemi con il voto non terminano qua, e ancora una volta è stata chiamata ad esprimersi la Corte Suprema, questa volta nel caso le elezioni terminassero con un margine talmente stretto da non potere attribuire la vittoria.
A questo riguardo la Corte Suprema ha deciso all’unanimità che uno Stato può richiedere ai cosiddetti grandi elettori, i 538 delegati che compongono il collegio elettorale che elegge il presidente, di sostenere il vincitore del voto popolare, e punire o sostituire chi non si attiene a questa norma.
Questo è uno dei rari casi politici affrontati dal tribunale che sembra non favorire una parte rispetto a un’altra, il che spiega la sentenza all’unanimità. I rappresentanti di Stati democratici quanto di quelli repubblicani, hanno esortato i giudici a risolvere la questione muovendosi in anticipo rispetto alla scadenza elettorale del 2020, dicendo di temere che una manciata di indipendenti all’interno del collegio elettorale possa decidere il prossimo presidente.
La Corte ha considerato due casi emblematici riguardanti lo Stato di Washington e il Colorado nel 2016. In quell’occasione Washington multò per 1000 dollari Peter Bret Chiafalo e altri due delegati dopo che questi avevano votato per Colin Powell nonostante si fossero impegnati a votare per Hillary Clinton, che aveva vinto il voto popolare dello Stato.
Il Colorado, invece, sostituì Micheal Baca dopo la sua dichiarazione di volere votare per il repubblicano John Kasich anziché per Clinton, che aveva vinto lo Stato. Baca faceva parte di un movimento che cercava di impedire l’elezione di Donald Trump.
Memori di questa esperienza recente e tenendo un risultato elettorale poco netto, gli Stati si sono quindi rivolti alla Corte Suprema, ricordando che nel 2000 le elezioni Bush contro Gore, ad esempio, vennero decise da cinque voti di grandi elettori.
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