Economia

Urso minaccia Stellantis: «Vi taglio i fondi del Pnrr»

Urso minaccia Stellantis: «Vi taglio i fondi del Pnrr»Il ministro Urso – Ansa

Il ministro durissimo al Meeting di Rimini. L’ex gruppo Fiat replica: «Fai il tuo dovere»

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 23 agosto 2024

Alla fine anche il ministro delle Imprese e Made In italy. Adolfo Urso ha dovuto cedere: non c’è modo di convincere Stellantis a mantenere fede agli impegni presi. Dal Meeting di Cl a Rimini, Urso, ha addirittura azzardato un ultimatum: «Stellantis deve dare una risposta e a breve sulla Gigafactory a Termoli, altrimenti le risorse destinate, provenienti dal Pnrr, saranno dirottare altrove».

GIUSTO UN ANNO DOPO l’annuncio dell’accordo con l’amministratore delegato della holding, Carlos Tavares, il governo Meloni è costretto ad ammettere che la situazione dell’automotive è peggiorata e che le armi messe in campo dal ministro delle Imprese, come il secondo produttore per le vetture elettriche (sul quale ieri ha comunque insistito), si sono rivelate spuntate.
Assediato dai sindacati, (il gruppo, che ha problemi anche negli Stati Uniti, ha tenuto quest’anno circa 10 mila persone a casa tra Cig, Cigo, ferie forzate, esodi incentivati e ha annunciato 3500 esuberi) e incalzato nel dibattito da Sbarra della Cisl che ha paventato il rischio di perdere altri 25 mila posti di lavoro, Urso non ha potuto fare a meno di sollecitare Stellantis dal palco di Rimini. Anche se, come è nello stile della destra, ha scaricato le colpe sull’esecutivo Conte II che «se ne lavò le mani come Ponzio Pilato, ora noi stiamo recuperando».

LA JOINT VENTURE ACC (Automotive Cells Company composta da Stellantis, Mercedes e TotalEnergies) aveva infatti concordato con i sindacati l’assunzione, in via prioritaria, dei dipendenti dell’ex gruppo Fiat molisani per il nuovo stabilimento di batterie elettriche. In cambio Tavares aveva avanzato alcune richieste tra le quali rimuovere l’ostacolo dell’Euro 7 e l’elaborazione di un piano incentivi. «Il governo ha fatto la sua parte, Stellantis no», attacca oggi Urso che pure fino a qualche settimana fa aveva offerto altre aperture di credito alla holding degli Elkann. «Devono dirci come vogliono raggiungere l’obiettivo del milione di veicoli, in quali stabilimenti, se davvero faranno la quinta auto a Melfi, se investono su Pomigliano e a Cassino, se intendono fare la 500 ibrida a Mirafiori, devono capire che i contratti di sviluppo si fanno con chi crea occupazione, non con chi la riduce», ha detto il ministro.

IN SERATA È ARRIVATA la risposta piccata del gruppo: «è il governo a dover creare le condizioni per competere». «Con riferimento alle dichiarazioni di Urso, che seguono le numerose dei giorni scorsi, Stellantis rimane concentrata sull’esecuzione del piano per l’Italia per i prossimi anni, già comunicato ai partner sindacali, che include progetti come quello per Mirafiori 2030 – si legge nella nota – Il nostro obiettivo è quello di lavorare con tutte le parti interessate, è essenziale che gli attori della catena del valore, compreso il Governo, contribuiscano a creare le giuste condizioni per la competitività, la dinamica del mercato e per la tranquillità indispensabile per realizzare la transizione epocale che la mobilità sta vivendo».

CON L’OCCASIONE del Meeting, il titolare del Mimit ha anche rilanciato il nucleare. Secondo Urso le imprese non avrebbero il problema del costo del lavoro ma di quello dell’energia. Ragione per la quale il governo vede come «unica soluzione» lo sviluppo dell’energia nucleare. Tanto che l’annuncio dell’avvio dei lavori per i reattori di terza generazione, avvisa Urso, dovrebbe arrivare entro il 2024.

IN CHIUSURA L’ESPONENTE meloniano si è vantato dell’operatività dei suoi due anni di permanenza al governo, ribadendo quanto già detto (e smentito dai sindacati) in altre occasioni: «In oltre venti mesi non è stata chiusa un’azienda che è giunta alla nostra attenzione, ci sono stati diversi salvataggi e casi di riconversione industriale». E si è detto certo di un buon risultato anche con la vertenza La Perla, il prestigioso marchio di lingerie in fallimento a causa di speculazioni finanziarie. «Fino a due anni fa non era possibile conoscere il numero dei tavoli di crisi attivi presso il Ministero, oggi stiamo portando a una risoluzione positiva vertenze come quelle di Marelli, Whirlpool Emea, Wartsila e Fos di Battipaglia, e avviando al rilancio il polo siderurgico di Piombino e l’area industriale di Termini Imerese».

UN LIBRO DEI SOGNI, per la Cgil che aveva invece calcolato un aumento dei lavoratori coinvolti in crisi aziendali. All’8 agosto, come scritto dal manifesto, erano 2.547 i lavoratori in più nei dossier aperti a palazzo Piacentini, senza contare le crisi regionali.

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