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Centrodestra verso la vittoria al primo turno a Genova, Palermo e L’Aquila. A Verona a sorpresa in testa Tommasi. Referendum falliti, record negativo dell’affluenza

Centrodestra verso la vittoria al primo turno a Genova, Palermo e L’Aquila. A Verona a sorpresa in testa Tommasi. Referendum falliti, record negativo dell’affluenzaItalia alle urne – Ap

In aggiornamento Tantissimi astenuti tra i quasi 51 milioni al voto tra residenti in Italia e all'estero, 9 milioni in circa mille comuni che rinnovano giunte e sindaci tra i quali Genova, Palermo, Catanzaro e L'Aquila. Nel capoluogo siciliano 50 seggi non aprono per la rinuncia dei presidenti, elettori rimandati a casa. Situazione tornata alla normalità solo nel pomeriggio, enormi ritardi per lo spoglio. Verso il fallimento dei cinque quesiti sulla giustizia che potrebbero battere il record negativo di partecipazione del 2009. La Lega protesta

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 12 giugno 2022

ore 00:25

I cinque referendum sulla giustizia voluti da Matteo Salvini e dal partito radicale finiscono sepolti sotto una valanga di astensioni. Lontanissimo il quorum del 50 per cento più uno necessario alla loro validità, le urne consegnano il peggior risultato di sempre: la partecipazione resta sotto il 21% degli aventi diritto, vale a dire un elettore su cinque. Scontata quanto inutile la prevalenza assoluta dei Sì tra le schede valide. Pesantissima sconfitta per la Lega, a mezzanotte Calderoli parla di “complotto”.

Assai migliore l’affluenza alle comunali, per quanto in calo rispetto a cinque anni fa, si ferma attorno al 55%. Lo scrutinio delle schede delle elezioni comunali comincerà solo lunedì alle 14:00. Ma dagli exit poll arrivano già i primi verdetti nelle grandi città. Un solo candidato raggiunge e supera la maggioranza assoluta e può così essere eletto al primo turno, previsioni confermate dunque a Genova con Marco Bucci che è dato tra il 51 e il 55 per cento, tra il 36 e il 40 per cento il candidato di centrosinistra Dello Strologo. Resterebbe invece tra il 43 e il 57 per cento a Palermo Roberto Lagalla, anche lui candidato del centrodestra – con l’appoggio di Cuffaro e Dell’Utri – che in virtù della diversa legge elettorale siciliana vede anche lui la vittoria al primo turno, proprio nella città dove i ritardi nell’apertura di una cinquantina di seggi hanno riempito di polemiche la giornata elettorale. Potrebbe farcela al primo turno anche il candidato di centrodestra Biondi all’Aquila, che viene dato in una forchetta tra il 49 e il 53 per cento, nettamente sopra la candidata di centrosinistra Pezzopane (tra il 23 e il 27 per cento). La sorpresa maggiore degli exit poll arriva da Verona, dove il candidato del centrosinistra (senza 5 Stelle) Damiano Tommasi è dato in testa – tra il 37 e il 41 per cento – in netto vantaggio su Tosi che correva per Forza Italia (fermo al 27-31 per cento) che dunque supera ed elimina il sindaco uscente Sboarina sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia. Centrosinistra in vantaggio anche a Parma, con Guerra tra il 40 e il 44 per cento, insegue da lontano Vignali al quale è mancato l’appoggio di Fratelli d’Italia (da qui la polemica di Salvini con Meloni alla fine della campagna elettorale) bloccato tra il 19 e il 23 per cento. Centrodestra in testa anche a Catanzaro con Donato tra il 40 e il 44 per cento, parecchio sopra Fiorita del centrosinistra che è dato tra il 31 e il 35 per cento. Il ballottaggio tra due settimane, domenica 26 giugno.

ore 20:25

Resta molto bassa l’affluenza per i cinque referendum sulla giustizia anche alla seconda rilevazione delle 19:00. Quando mancano ancora i dati di pochissime delle 7.903 sezioni, l’affluenza media si ferma appena sotto il 14,00% degli aventi diritto (13,9%). In calo rispetto a cinque anni fa, anche se assai superiore a quella per i referendum, la partecipazione al voto per le comunali, alle 19:00 (dato di 779 sezioni su 818) aveva votato il 43,4% degli aventi diritto. L’abbinamento con il turno delle amministrative che sulla carta riguardava quasi nove milioni di elettori non è bastato a dare ai quesiti voluti da leghisti e radicali – ma formalmente richiesti dai consigli regionali a maggioranza di centrodestra – la spinta necessaria. L’affluenza per i referendum è più alta nelle città dove si vota anche per i comuni, ma non abbastanza anche perché anche le amministrative pagano una crescente disaffezione dell’elettorato.

Nell’ennesima uscita polemica della giornata, la Lega ha protestato dopo aver appreso che in alcuni seggi i presidenti hanno chiesto agli elettori se intendevano votare sia per le amministrative che per tutti i cinque referendum o se intendevano rifiutare qualche scheda. Secondo il senatore Calderoli, agli elettori andavano consegnate tutte le schede senza alcun commento. Ma non è così, visto che la legge (e da sempre le circolari del Viminale) chiarisce che in caso di più votazioni è sempre possibile scegliere di astenersi ad alcune di esse. Anche per questo la percentuale di partecipazione ai cinque referendum non è identica. L’affluenza per il referendum numero uno, quello che propone l’abrogazione della legge Severino, risulta leggermente superiore a quella per gli altri quesiti: 14,02% contro il 13,81% del referendum meno partecipato, il quesito numero 4 sugli avvocati e professori universitari nei consigli giudiziari.

Il dato delle 19:00 avvicina l’ipotesi che questi referendum – che pure sono sostenuti da uno schieramento politico che va oltre il centrodestra, e che dunque è titolare nei sondaggi della maggioranza assoluta delle intenzioni di voto degli italiani – possano segnare il record storico negativo della partecipazione. Finora detenuto dai referendum elettorali del 2009 (12 giugno anche in quel caso, ma si votò anche il. 13), l’unico precedente di abbinamento di referendum abrogativi con le amministrative (in quel caso il secondo turno). Un abbinamento che evidentemente non è ben augurante. Allora si recarono alle urne (per il quesito meno votato) 11.118.401 elettori, il 23,67% degli aventi diritto.

Sulla riforma della giustizia la parola tornerà al parlamento. Tramontato l’obiettivo di approvare le nuove regole in tempo per tenere alla scadenza regolare di luglio le elezioni per i membri togati del Consiglio superiore della magistratura, ora si tratta di non perdere almeno la finestra di settembre (quando in ogni caso le camere eleggeranno i membri laici del Consiglio). La commissione giustizia del senato, che aveva sospeso i suoi lavori in omaggio alla richiesta della Lega di celebrare prima i referendum, già domani pomeriggio ha in calendario le prime votazioni sugli emendamenti al testo Cartabia – già approvato alla camera – di riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario. I lavori di commissione dovrebbero concludersi in due giorni, entro martedì sera, e addirittura prima scadrà il termine per gli emendamenti in aula dove il governo conta di approvare definitivamente la legge entro la settimana. Non escludendo la fiducia.

ore 13:15

Record negativo di affluenza per i cinque referendum sulla giustizia. Secondo i dati della maggioranza delle sezioni nazionali diffusi dal Viminale solo alle 13:15 (5.426 sezioni su 7.903), alle 12:00 aveva votato appena il 6,05% degli aventi diritto. Nel 2016 al referendum sulle trivellazioni alla stessa ora aveva votato più dell’8% degli aventi diritto e l’affluenza finale si era fermata al 31,19%. Dai primi dati del Viminale restano sotto la media nazionale tutte le regioni del Mezzogiorno, in particolare Puglia e Sicilia, regione quest’ultima dove pesa anche il caos nei seggi di Palermo. E’ dunque molto lontana e appare già non raggiungibile la soglia del 50% più uno degli aventi diritto, quorum di validità dei referendum abrogativi. A Palermo solo intorno alle 13:00, dunque con sei ore di ritardo, sono stati regolarmente aperti tutti i seggi. In ritardo anche i dati nazionali sull’affluenza che sono stati comunicati, incompleti, a partire dalle 12:50. Oggi si vota (per le politiche) anche in Francia, dove dieci minuti dopo mezzogiorno era disponibile il dato sull’affluenza (bassa anche lì, 18,43%).

Più alta secondo i primissimi dati l’affluenza alle comunali, che alle 12:00 risulta essere stata del 17,43%. Più bassa rispetto alle ultime elezioni, cinque anni fa era stata del 19,64% ma in quel caso si era votato in due giorni.

ore 12:35

L’election day è cominciato nel peggiore dei modi. A Palermo, la città dove ha votato il presidente della Repubblica Mattarella, una cinquantina di seggi non ha aperto alle sette del mattino come in tutta Italia e centinaia di elettori sono stati rimandati a casa. A mezzogiorno il Viminale ha fatto sapere che la situazione non era ancora tornata alla normalità. Il caos però non si può dire che sia stato una sorpresa. E’ accaduto infatti che sabato pomeriggio, al momento di aprire i seggi e timbrare le schede, una cinquantina di presidenti abbiano comunicato in ritardo la rinuncia. Che per legge è consentita solo in casi gravissimi. Infatti i nomi sono già stati girati alla procura della Repubblica. Il sospetto che la finale di ritorno di questa sera tra il Palermo e il Padova, decisiva per accedere al campionato di serie A di calcio, possa entrarci qualcosa.

Immediate e polemiche che hanno spinto diversi partiti a rompere il silenzio elettorale. A Palermo, infatti, oltre che per i referendum sulla giustizia si vota per il sindaco, il consiglio comunale e i consigli municipali. Salvini ha detto che “le tentano tutte per non perdere”. La Lega ha chiesto di tenere aperti i seggi in città anche domani, lunedì 13 giugno. Certamente ci saranno enormi ritardi che condizioneranno la diffusione dei dati nazionali. Anche quando tutti i seggi di Palermo saranno regolarmente insediati, le operazioni preliminari al voto faranno slittare di qualche ore l’apertura ufficiale agli elettori. Se anche l’orario di apertura dei seggi a Palermo non sarà prolungata, è assai difficile che dove le operazioni sono cominciate in ritardo si possa concludere lo spoglio dei referendum entro le 14:00 di domani, quando dovrebbe cominciare quello delle comunali.

ore 7:00

Nel resto d’Italia si sono aperte questa mattina alle 7:00 le urne per i cinque referendum sulla giustizia e, in 971 comuni, anche per le elezioni amministrative, mentre sono già arrivati a Roma (e trasferiti presso i seggi allestiti nei locali della nuova Fiera) i plichi con le schede dei referendum votate dagli elettori residenti all’estero. Lo scrutinio per i referendum comincerà questa sera alle 23:00 subito dopo la chiusura dei seggi, quello per le amministrative domani alle 14:00.

Gli elettori coinvolti sono quasi 51 milioni per i referendum (50.915.402) di cui poco meno di 5 milioni (4.735.783) nella circoscrizione estero. Tra i comuni, 829 hanno popolazione inferiore ai 15mila abitanti – e dunque non prevedono il ballottaggio, salvo il caso di pareggio – e 142 hanno una popolazione superiore ai 15mila abitanti e pertanto andranno al ballottaggio domenica 26 giugno a meno che un candidato non raccolga al primo turno la maggioranza assoluta (50% più uno) dei voti validi.

Tra i comuni chiamati a rinnovare consigli comunali e sindaci, quattro sono capoluoghi di regione – Genova, L’Aquila, Catanzaro e Palermo – e 22 sono capoluoghi di provincia: Alessandria, Asti, Cuneo, Como, Lodi, Monza, Belluno, Padova, Gorizia, Verona, La Spezia, Parma, Piacenza, Lucca, Pistoia, Frosinone, Rieti, Viterbo, Barletta, Taranto, Messina, Oristano.

E’ la prima volta che i referendum abrogativi si tengono insieme al primo turno per le amministrative. C’è un solo precedente di abbinamento tra queste due votazioni, ma riguarda il secondo turno. Gli elettori chiamati alle urne anche per la scelta dei sindaci e dei consiglieri comunali (e municipali, nelle città più grandi) sono poco meno di 9 milioni (8.831. 743).

La regione con più cittadini chiamati alle urne alle amministrative è la Sicilia, con 1.710.451 abitanti coinvolti in 120 comuni, più della metà dei quali nei due comuni più grandi, Palermo e Messina (città dove si voterà anche per un referendum per l’istituzione di un nuovo comune). La seconda regione più coinvolta nel voto amministrativo è la Lombardia, con 1.044.753 elettori in 127 comuni. La Sicilia non è l’unica regione a statuto speciale dove si va alle urne in accordo con il calendario delle regioni a statuto ordinario, si vota infatti oggi anche nei comuni del Friuli Venezia Giulia e della Sardegna. Non si è votato invece per assenza di candidati nell’unico comune del Trentino Alto Adige dove le elezioni erano previste il 29 maggio, mentre si è votato il 15 maggio in quattro comuni della Valle d’Aosta, in tre è stato eletto un sindaco e in un quarto comune le elezioni non sono risultate valide perché in presenza di un solo candidato ha votato meno del 50% più uno degli aventi diritto (si tratta di Valsavarenche dove hanno votato in 52 su 153 aventi diritto, è stata dunque nominata una commissaria).

I referendum abrogativi per i quali si vota oggi sono cinque. Il primo referendum (scheda rossa) propone l’abrogazione della legge Severino, secondo la quale devono decadere e non sono più rieleggibili i parlamentari nazionali ed europei condannati con sentenza definitiva per reati gravi o contro la pubblica amministrazione, mentre sono sospesi gli amministratori regionali o comunali anche solo dopo una sentenza di primo grado. Il secondo referendum (scheda arancione) propone l’abrogazione di una delle tre ipotesi nelle quali i giudici possono oggi ordinare la custodia cautelare (cioè di un indagato o imputato, prima di qualsiasi sentenza di condanna).

Si tratta dell’ipotesi alla quale si fa statisticamente maggior ricorso, quella del rischio della reiterazione di un reato grave identico a quello per il quale si procede. Resterebbe la possibilità per i giudici di accogliere le richieste di custodia cautelare nei casi di pericolo di fuga o inquinamento delle prove. Il terzo referendum (scheda gialla) punta a separare rigidamente le funzioni dei magistrati requirenti (i pubblici ministeri che rappresentano l’accusa) da quelle dei magistrati giudicanti (i giudici, monocratici o di un collegio di tribunale).

Il quarto referendum (scheda grigia) punta a concedere anche agli avvocati e ai professori universitari che fanno parte dei consigli giudiziari il diritto di voto sulle valutazioni di professionalità dei magistrati. Il quinto referendum (scheda verde) vuole abrogare la previsione per la quale oggi un magistrato che intende candidarsi per il Consiglio superiore della magistratura deve presentare almeno 25 firme di colleghi a sostegno.

Per i referendum abrogativi è previsto un quorum di validità, occorre cioè che partecipi al voto – per ognuna delle cinque schede – almeno la maggioranza assoluta degli aventi diritto, vale a dire 25.457.702 elettori tra residenti in Italia e all’estero. Dal 1997 a oggi, in un quarto di secolo dunque questo quorum è stato raggiunto un’unica volta, per i quattro referendum del giugno 2011. In altre sette elezioni per complessivi altri 25 quesiti referendari il quorum minimo di validità non è mai stato raggiunto e l’affluenza media è stata del 30% degli aventi diritto.

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