Uranio impoverito, muore Marco Diana. L’ex deputato dem Scanu: «Il Pd blocca la riforma»
In attesa della legge Con l’ex maresciallo dell’Esercito salgono a 381 i morti per esposizione all'uranio impoverito, mentre sono oltre 7.500 gli ammalati. Intervista al presidente onorario dell’associazione delle vittime
In attesa della legge Con l’ex maresciallo dell’Esercito salgono a 381 i morti per esposizione all'uranio impoverito, mentre sono oltre 7.500 gli ammalati. Intervista al presidente onorario dell’associazione delle vittime
È morto Marco Diana, 50 anni, ex maresciallo dell’Esercito. Con lui salgono a 381 i morti per esposizione all’uranio impoverito mentre sono oltre 7.500 gli ammalati.
Il dossier «uranio impoverito» è stato uno dei cavalli di battaglia (tra gli altri No Tav, No F35..) con cui il M5S, in passato, ha fatto il pieno di voti e conquistato un consenso straripante.
La giustizia e la verità per le centinaia di morti e le migliaia di ammalati per esposizione all’uranio impoverito sono state ignorate quando non apertamente avversate da centrodestra e da centrosinistra ma di fatto sparite dal quadrante degli stessi pentastellati una volta raggiunto l’agognato governo.
È arrivata in questi giorni sulla scrivania del presidente della Commissione Difesa, Gianluca Rizzo (M5S) una lettera dell’Associazione nazionale vittime dell’uranio impoverito (Anvui).
Vincenzo Riccio, presidente Anvui, non fa sconti: «Nell’attuale legislatura tutti i posti “utili” a cambiare le cose sono stati occupati da figure appartenenti al movimento di cui lei fa parte». Il riferimento è alla proposta di legge, ancora tenuta nei cassetti, seguita alla relazione finale della Commissione d’inchiesta parlamentare presieduta da Gian Piero Scanu (Pd) che inequivocabilmente accertava «sconvolgenti criticità, in Italia e nelle missioni all’estero nel settore della sicurezza e della salute sul lavoro dei militari, che hanno contribuito a seminare morti e malattie».
Pur riconoscendo a Rizzo un contributo fattivo in sede di Commissione d’inchiesta, il presidente delle vittime gli ricorda che è arrivato il tempo di continuare «la battaglia iniziata da Scanu il quale, dopo aver manifestato stima nei suoi confronti, la pregava di intestarsi la proposta di legge per far si che l’iter parlamentare potesse finalmente iniziare e la invitava, soprattutto, ad avere il “coraggio politico” di portare a temine il percorso di approvazione».
Gian Piero Scanu è attualmente presidente onorario dell’Associazione vittime dell’uranio impoverito e rappresenta la «memoria storica» di una vicenda che, con la dovuta contestualizzazione, non ha nulla da invidiare ai depistaggi per le stragi di stato della prima repubblica.
In cosa consiste questa legge di cui bramano l’approvazione le vittime dell’uranio impoverito?
La legge nasce dalla relazione finale della IV Commissione d’inchiesta da me presieduta e farebbe molto in termini di prevenzione. Di fatto smantella la così detta giurisdizione domestica in materia di causa di servizio dove il controllore e il controllato sono entrambi militari che fanno capo al ministero della Difesa, e dove tra l’altro il controllore è gerarchicamente subordinato al controllato. La legge attribuirebbe la competenza del controllo ad un ente terzo come l’Inail e proprio da questo punto nasce la strenua resistenza alla sua approvazione. Il paradosso oggi è che i soldati che prestano servizio nelle così dette “missioni di pace” sono i meno tutelati.
Ma perché ha «affidato» all’on. Rizzo questa proposta di legge figlia della Commissione d’inchiesta che ha presieduto e che lei stesso aveva redatto?
Ho “invocato” il suo interessamento perché aveva partecipato attivamente ai lavori della Commissione d’inchiesta, aveva votato a favore della mia relazione finale a differenza di alcuni colleghi del mio stesso partito e perché nel frattempo era stato nominato presidente della Commissione Difesa. Rispetto a me, la mia partita si è chiusa con la bocciatura della proposta di legge da parte del governo e poi, finita la legislatura, con la mia estromissione dalle candidature voluta da Renzi. Devo dire che le cose sono andate malissimo col governo giallo-verde ma con questo governo stanno andando anche peggio.
Ma è solo colpa dei 5 stelle se la legge è ferma nei cassetti?
Assolutamente no. Con questo governo devo rilevare che per la seconda volta il Pd, quello che nonostante tutto continua ad essere il mio partito, si sta opponendo a un atto di giustizia che ciascuna persona di buon senso dovrebbe invocare. È sconsolante ritrovare nell’attuale ministro della Difesa Guerini la stessa pervicacia ostativa che fu di Pinotti e poi di Trenta. E poi chiamiamo le cose col loro nome perché la colpa di questo stallo è del parlamento nel suo insieme: non c’è solo la commissione Difesa ma ci sono le due commissioni di merito Lavoro e Affari sociali dove questa legge dovrebbe essere incardinata. A presiedere la commissione lavoro c’è l’on. Serrachiani, sempre del mio partito, ma sono presenti tutte le forze politiche. Bene, le commissioni di merito stanno bloccando la proposta di legge perché quella volontà sovra ordinata che ha campeggiato durante la passata legislatura continua ad impedire un salto di civiltà che è sempre troppo tardi raggiungere. È un atteggiamento che non si addice a un Paese civile.
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