«Upwelling», De Profundis e rinascita a nuova vita
Cinema Stasera viene presentato a Filmmaker il documentario di Pietro Pasquetti e Silvia Jop. Cominciato come un viaggio nei teatri occupati di tutta Italia, il progetto degli autori è cambiato appena arrivati a Messina
Cinema Stasera viene presentato a Filmmaker il documentario di Pietro Pasquetti e Silvia Jop. Cominciato come un viaggio nei teatri occupati di tutta Italia, il progetto degli autori è cambiato appena arrivati a Messina
«Penso che le cose che vidi non le vedrò mai più», dice un uomo vestito da cowboy in riva al mare. Parla di Messina, la città distrutta dal terremoto del 1908 (uno dei più devastanti che abbiano colpito l’Italia), la «protagonista» di Upwelling di Pietro Pasquetti e Silvia Jop, che debutta stasera in concorso al FilmMaker Festival di Milano. Era cominciato come un viaggio nei teatri occupati di tutta Italia il progetto degli autori del documentario che però, una volta arrivati al Teatro Pinelli occupato di Messina, si sono fermati nella città siciliana. «Quel teatro aveva una caratteristica completamente diversa da quelli che avevamo incontrato sino ad allora – dice Jop – non era occupato da un gruppo di artisti ma da un collettivo cittadino, era come una porta sull’intera città».
Ma cosa hanno trovato a Messina che li ha trattenuti lì per ben quattro anni, il tempo trascorso perché Upwelling venisse alla luce? Una «catastrofe», dice Pasquetti – «una rinascita», dice Silvia Jop. Le due facce cioè della stessa medaglia, in un film interamente costruito su delle opposizioni, dei conflitti. In primo luogo quello tra la stasi «apocalittica» e il vitale movimento della città stessa: svuotata dal terremoto e mai veramente rinata dalle sue macerie dato che, come spiega ancora Jop; «metà della città morì quel giorno, e l’altra metà migrò, specialmente a Genova. Messina è stata ripopolata da cercatori di fortuna e costruttori, perdendo così il contatto con la propria storia».
E poi ci sono i contrasti tra i «personaggi» stessi, gli abitanti di Messina e del documentario che la ritrae attraverso di loro: tra un padre fermo nel ricordo del passato – la guerra, le bombe, la moglie morta – e il figlio che gli rimprovera di non capire il presente, tra una madre e una figlia incinta con diverse idee sulla maternità, tra il sindaco Renato Accorinti (indossa rigorosamente solo magliette Free Tibet di diversi colori) che come dice Pietro Pasquetti «ha a cuore la rinascita spirituale della città» e le navi da crociera intraviste all’orizzonte, simbolo del suo ineluttabile ingresso in un mondo regolato dalla legge di mercato.
Sempre nel progetto poi trasgredito del film, Upwelling avrebbe dovuto articolarsi intorno a dei luoghi che rappresentassero il rapporto della città con la sua storia e, con le parole di Jop, «il tentativo di risalire»: il cimitero per esempio, e cioè come dice Pasquetti: «il luogo della Storia sepolta».
Ma poi gli autori finiscono per farsi guidare dai loro protagonisti, tutte persone che girano intorno al collettivo che ha occupato il teatro e che dopo il suo sgombero si sono impegnate a ridare la vita a molti altri luoghi abbandonati della città.
Come Max, che alle spalle ha un passato di droga e che è fermamente determinato a imparare il russo. Upwelling, spiega la didascalia che apre il film, è il termine che definisce un fenomeno che si verifica solo nelle acque oceaniche e nello stretto di Messina: la risalita in superficie degli organismi che abitano gli abissi. Come per Messina, un De Profundis e al contempo una nascita a nuova vita.
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