Alias

Uno stile firmato Tom Clancy

Uno stile firmato Tom Clancy

Splinter Cell Blacklist Un mix di terrorismo intrenazionale e la cellula spionistica del protagonista Sam Fisher

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 21 settembre 2013

Quando vediamo su un prodotto il logo “Tom Clancy’s” sappiamo già cosa aspettarci, anche quando la persona dietro il logo ha in realtà poco a che fare con il prodotto. Nel caso di Splinter Cell tanto i videogiochi, quanto i romanzi sono realizzati da autori e team con un contributo presumibilmente minimo da parte dello scrittore di Baltimora. Tuttavia il suo “stile” nel techno-thriller è inconfondibile anche se ormai più che un autore è un “franchise”. Firma la serie narrativa, pubblicata in Italia da Rizzoli, David Michaels, che a sua volta è lo pseudonimo di Raymond Benson (che ha scritto i primi due volumi) e di Grant Blackwood (artefice degli altri quattro).

Più prevedibile lo sviluppo della serie videoludica che rimane, fin dal primo omonimo episodio del 2002, stabilmente nelle mani di Ubisoft e dei suoi studi di produzione. Ed è da poco stato pubblicato il sesto episodio (senza contare due spin-off per consolle portatili): Tom Clancy’s Spliter Cell: Blacklist. I fan della serie vi troveranno pane per i loro denti con un mix di terrorismo internazionale e la cellula spionistica 4th Echelon del protagonista Sam Fisher che opera facendo base su un iper-attrezzato aereo stealth con una squadra composta dal veterano Isaac Briggs (che può affiancare Sam nelle missioni che consentono la modalità cooperativa), l’hacker Charlie Cole e la responsabile tecnica Anna Grimsdottir, a cui si aggiunge uno dei nemici storici, di Sam, Andriy Kobin (apparso nell’episodio precedente, Conviction) che offre – non proprio spontaneamente – il proprio aiuto per sgominare una gang internazionale di terroristi, gli “Ingegneri”, che si dimostra in grado di attaccare improvvisamente e impunemente non solo le basi militari ma anche obiettivi civili sul suolo americano.

Se gli “ingegneri” hanno facile gioco nell’ingannare l'”intelligence” ufficiale, Sam e i mezzi a sua disposizione riescono, missione dopo missione a arginare i piani terroristici. Per il gameplay viene ripreso un sistema che affianca alle missioni principali che sviluppano la trama dell’episodio, missioni secondarie offerte dai coprotagonisti per permettere a Sam di aumentare e migliorare, coi premi monetari guadagnati, il proprio arsenale. Il completamento delle missioni secondarie non è indispensabile ed anzi esse offrono sfide spesso maggiormente impegnative che tutto sommato sono – assieme alle missioni specificatamente dedicate al multiplayer – la vera ragion d’essere di questo nuovo episodio.

Più che affrontarle da soli è infatti consigliabile l’approccio cooperativo con un altro giocatore – essenziale per attivare determinati percorsi – con cui si possa affinare tattiche comuni d’approccio ai livelli zeppi di nemici in grado di eliminarci con pochi colpi d’arma da fuoco se riescono a scoprirci. E qui sta il lato meno sensato di questo Blacklist: abbiamo a disposizione armi ampiamente personalizzabili e un profilo d’azione – Assalto – che, accanto ai più classici Fantasma (che punta ad evitare sia di allertare il nemico sia di ucciderlo) e Pantera (profilo classico di uno stealth game volto all’eliminazione silenziosa dei nemici), ci propone un approccio da “shooter” quasi impossibile da gestire dato che, una volta avvertiti, i nemici sanno sfruttare velocemente ed efficacemente la loro superiorità numerica per sopraffarci. Senza contare che in molti livelli l’allertare una qualsiasi guardia è motivo di conclusione anticipata e fallimentare. Anche con il “normale” approccio stealth ci sarà comunque da sudare parecchio per aver ragione di livelli in cui il nostro principale nemico non sarà l’intelligenza artificiale degli opponenti, quanto il loro numero e la loro letalità.

Ecco allora fondamentale la sintonia col proprio “pard”, la capacità complementare di affrontare i nemici con azione affiatate e naturalmente sincronizzate. Peculiarità che esalta l’aspetto più social (sia off che online) di questo come della gran parte dei videogiochi.

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