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Università, la scure leghista contro la Normale del Sud

Nell’Italia leghista e sovranista accade anche che sotto il fuoco incrociato finisca l’autonomia dell’Università. Da più di un anno la Scuola Normale di Pisa e l’Università degli studi di Napoli […]

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 20 dicembre 2018

Nell’Italia leghista e sovranista accade anche che sotto il fuoco incrociato finisca l’autonomia dell’Università. Da più di un anno la Scuola Normale di Pisa e l’Università degli studi di Napoli “Federico II” lavorano ad un progetto straordinario: creare a Napoli, in via sperimentale, una Scuola Normale Superiore Meridionale, con autonomia didattica e organizzativa.

Nella versione della Legge, rivista dopo l’approvazione della Camera, la Scuola Normale Superiore di Pisa avrebbe condiviso con la Federico II un’esperienza storica, avrebbe lavorato alle linee del progetto scientifico-formativo. I punti essenziali del progetto sono tre.

1) Rinnovare l’Italia, partendo dai soggetti forti del paese. La Normale di Pisa, che da 208 anni ci invidiano in molti, è un laboratorio reale di ricerca e di esperienza formativa. Non si tratta di costituire a Napoli un semplice Istituto speciale, bensì di lavorare ad un sistema nazionale, appunto ad una Normale del Meridione, portando la ricerca nei territori e gli stessi territori ad essere rete.

2) Creare una rete di ricerca capace di competere con il mercato culturale-scientifico internazionale. Oggi come ieri, non esiste ricerca se non in quanto processo di collaborazione. Tuttavia, per creare una rete, occorre rigore amministrativo, una laboratorialità attiva e un movimento reale di idee e di esperienze, come di circolazione intellettuale. Il modello che può crearsi tra la centralità storica della Normale di Pisa e la tangibile effervescenza culturale di Napoli e del territorio fanno pensare ad un’occasione storica per l’Italia.

3) L’eccellenza rigenera la stessa cosiddetta Università di massa. Senza dubbio, in Italia abbiamo bisogno di un forte rilancio dell’Università come conoscenza e ricerca. Ma se credessimo che la zavorra di tale rilancio sia il nodo dell’Università di massa saremmo banali e liquidatori. Il problema, specie nei confronti dell’attuale generazione di studenti, è solo alzare la necessità di un’ambizione culturale in quanto fattore democratico e partecipativo. Il progetto Scuola Normale del Meridione è una risposta. La sua ragione è evitare di costituire un’oasi di studi ed è invece quella di rimettere in circolo una nuova ambizione culturale. Dalle scuole di eccellenza non ci si attende altro che un cantiere aperto. Non il privilegio dello studio, ma l’onore e la capacità dello studio ad essere azione, rinnovamento, orgoglio collettivo, spinta positiva nel sociale. Ci aspettiamo che la temperatura degli studi si alzi e si diffonda ovunque. E che crei docenti e ricercatori capaci di seminare il cambiamento, portando nell’intero sistema universitario quella passione nuova che è l’unica cosa da opporre all’ignoranza collettiva.

Ma in Italia spesso i sogni si trasformano in incubi. Il sindaco leghista di Pisa urla «la Normale è nostra, nessuno l’avrà». Non capisce niente, ma per lui, come per tutta la Lega, l’identità è un privilegio, è il bene da chiudere a chiave, è il bene che non si conosce ma che va considerato proprio, così da grugnire quello che l’identità non è. Avremmo voluto spiegarlo al sindaco che l’identità culturale è proprio la forza, l’intelligenza, l’orgoglio della Normale di Pisa che costruisce ponti e connessioni altrove per aprirsi ai giovani, in nome della rinascita di tutto un paese. Ma non abbiamo potuto.

Il sindaco è andato di corsa dal ministro leghista Bussetti, ha ottenuto quello che voleva: il fatto che il grande progetto della Scuola Normale del Meridione si riducesse ad una semplice scuola speciale, senza rete e senza visione, ben tre anni di sperimentazione senza sperimentare nulla. L’incapacità di capire cosa è localistico e cosa è internazionale ha banalizzato un progetto, colpendo sotto la cintura il valore centrale dell’Università: la sua autonomia.

Ma gli incubi hanno sempre i loro mostri. Qual è la conseguenza di questo attacco alla scienza italiana? La richiesta di dimissioni del Direttore della Scuola Normale che ha sbagliato, anche se ha solo seguito le procedure statutarie della Scuola, mosso dalla visione e dal rigore con cui ha ritenuto di tenere al centro la Normale, la sua reale identità. Questa l’Italia d’oggi. Oppure no?

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