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Ungass, il 4 marzo confronto col governo italiano

Fuoriluogo La rubrica settimanale a cura di Fuoriluogo

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 24 febbraio 2016

Il Dipartimento per le Politiche Antidroga annuncia di aver convocato per il 4 marzo un incontro a Roma con la società civile in preparazione dell’Assemblea Generale Onu sulle droghe, che si terrà a New York dal 19 al 21 aprile (Ungass 2016).
L’incontro è frutto di una paziente opera di sollecitazione del mondo delle Ong, iniziata con la lettera aperta inviata al Premier dal «Cartello di Genova» nel settembre scorso.

L’evento di New York è ormai alle porte, e forse c’è poco spazio per incidere sui negoziati in corso intorno alla Dichiarazione Finale di Ungass; tuttavia la riunione del 4 marzo sarà comunque utile per conoscere la posizione che l’Italia sta portando avanti e per esporre la piattaforma delle Ong, frutto di un lungo lavoro unitario a livello internazionale (vedi Zuffa, «il manifesto», 28 dicembre).

Il giudizio sulla bozza di Dichiarazione Finale («zero draft»), oggetto di negoziati a Vienna, è negativo, sia nel merito che nel metodo di lavoro. Cominciamo dal primo. Il documento non riflette l’urgenza da cui è nata questa Assemblea Generale, in anticipo rispetto alla scadenza naturale del 2019.

I paesi latino americani che l’hanno richiesta vorrebbero lasciare da parte i consueti rituali celebratori, per affrontare il vero nodo politico: la proibizione non ha ridotto la droga illegale in circolazione né la prevalenza del consumo di droga; in compenso, l’approccio «duro» ha prodotto gravi conseguenze negative (dall’enorme numero di persone incarcerate per reati di droga, alla violenza dei mercati illegali, alla corruzione etc.).

Invece, il preambolo della «zero draft» ricalca le vecchie strade, a iniziare dalla solenne riaffermazione che le tre Convenzioni internazionali «rimangono la pietra miliare della risposta globale al problema droga» (punto 5).

Inoltre, al di là dello sporadico riferimento a implementare politiche «in conformità coi principi della Carta delle Nazioni Unite» (punto 4), è debole l’inquadramento del controllo della droga nella cornice dei diritti umani, secondo il mandato principe delle Nazioni Unite: sviluppo globale, superamento delle disuguaglianze e delle discriminazioni, rispetto delle diverse culture, promozione dei diritti.

L’approccio penale è ancora prevalente, e dunque rimane protagonista l’Ufficio sulle Droghe e Crimine (Unodc), senza un vero coinvolgimento delle altre agenzie Onu a iniziare da Unaids. Non a caso, la richiesta di Unaids di inserire il pacchetto di misure di «Riduzione del danno» per combattere le nuove infezioni da Hiv è rimasta sinora inascoltata.

C’è poi un problema di procedure.

Erano state concordate larghe consultazioni con la società civile e con tutti gli organismi competenti delle Nazioni Unite. Così non è stato. La decisione di tenere i negoziati a Vienna invece che a New York ha tagliato fuori ben 70 paesi che non hanno una rappresentanza permanente nella capitale austriaca. Ed è stato addirittura proposto che la «zero draft» venga discussa in incontri «informali» chiusi, per chiudere i negoziati entro la sessione annuale della «Commission on Narcotic Drugs» (Cnd) alla metà di marzo.

Ciò significherebbe arrivare a New York con un documento finale pronto, svuotando di contenuto e significato la stessa Assemblea Generale.

Comunque vada, Ungass 2016 segnerà una svolta. O il sistema di controllo internazionale si dimostrerà capace di confrontarsi con le innovazioni «dal basso» avviate in molte parti del mondo (dalla riduzione del danno alle diverse forme di regolazione della cannabis); oppure perderà in influenza e autorità, perché le sperimentazioni continueranno anche senza l’avallo internazionale di cui comunque non hanno avuto bisogno per iniziare.

Cambiare per non perire.

Dossier Ungass 2016: http://ungass2016.fuoriluogo.it

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