«Uncharted», ri-mediare le avventure di Nathan
Games Il film tratto dal videogioco è un buon adattamento, con un cast non banale
Games Il film tratto dal videogioco è un buon adattamento, con un cast non banale
Sono due le parole chiave: cross- (o trans-) medialità e ri-mediazione. Crossmedialità è prendere la proprietà intellettuale da un medium e portarla su un altro. Ri-mediazione è il relativo processo di adattamento. Un esempio perfetto è la saga di Star Wars che ha attraversato felicemente tutti i media e, più di recente, il Marvel Cinematic Universe. Eppure non è sempre stato così. Pensiamo ai primi Spider-Man anni ‘70 o ai Fantastici Quattro cinematografici (anche se il vecchio Spider-Man ha la sua “fanbase” di nostalgici cultori).
Se la crossmedialità per il fumetto non è stata un’operazione indolore, per il videogioco è andata peggio. Sostanzialmente perché, a differenza di altri media, quello videoludico ha un elemento fondamentale che non è ri-mediabile a livello letterario, fumettistico o cinematografico: l’interattività. Un videogioco, in altre parole, non può prescindere dalla presenza di meccaniche che richiedono l’intervento diretto del giocatore. E per quanto il videogioco stesso abbia ripreso a piene mani dal cinema, l’adattamento in senso inverso raramente ha dato risultati apprezzabili. Un esempio di successo è sicuramente il Resident Evil di Paul W.S. Anderson, che però raggiunge tale risultato “barando”: cioè riprendendo le tematiche dei videogiochi e cucendole addosso all’eroina (vagamente super) Alice, interpretata dall’iconica Milla Jovovich. Prevedibile che lo stesso espediente ripetuto pari pari non sia riuscito con Moster Hunter.
Arriviamo all’oggi. Sony si ritrova ad avere uno dei videogiochi di maggior successo degli ultimi 15 anni: Uncharted,ispirato ad Indiana Jones passando per Tomb Raider con una componente narrativa che ha rivestito maggiore importanza in ogni nuovo episodio (4 più 2 spin-off) tanto che erano in molti non solo ad aspettarsi, ma a richiedere, un adattamento cinematografico. Da Sony produttrice videoludica a Sony produttrice cinematografica il passo non dev’essere stato così complicato e sicuramente l’adattamento realizzato è, ad oggi, uno dei migliori. Non potendo far esaltare gli spettatori con le lunghe scazzottate o le quasi infinite sparatorie, lo spazio ad esse dedicato è limitato e la parte del padrone nell’Uncharted cinematografico la fanno gli inseguimenti (parkour-style), le acrobazie, il duetto buddy-buddy tra il giovane Nathan Drake ed il vissuto Victor «Sully» Sullivan. Via anche i mostri più o meno paranormali che s’incontrano nei primi episodi, il film fila via liscio senza richiedere allo spettatore un’eccessiva sospensione della credulità come per la Mela dell’Eden di Assassin’s Creed o per il morbo di Himiko dell’ultimo Tomb Raider. Certo aiuta anche l’aver trovato un gruppo di attori bene calati nella parte: Tom Holland per Nathan Drake, Mark Wahlberg per Sully, il gigioneggiante Antonio Banderas nei panni dello sfortunato capo dei cattivi, e le parti femminili tutte perfide ed inaffidabili inclusa Sophia Taylor Ali nei panni di Chloe Frazer.
Tutti quanti allegramente intenti a fregarsi a vicenda mentre sono sguinzagliati a caccia dell’oro di Magellano. Se la trama è originale, tanti elementi sono ripresi dai giochi, ed in particolare dal terzo episodio: L’inganno di Drake. In particolare la sequenza clou che apre il film e ritorna a dare avvio al serrato finale – quella della caduta dall’aereo – è particolarmente interessante perché il videogioco la riprende da una sequenza della prima pellicola dedicata a 007 con Timothy Dalton: una sequenza dove James Bond aggrappato al carico penzolante da un aereo in volo combatte contro la controparte russa.
La sequenza in Zona pericolo non è memorabile, mentre chi ha giocato ad Uncharted non può non ricordarla con emozione. Questa sequenza, ri-mediata dal cinematografico al videoludico, torna al medium originale facendo immaginare ai cinefili un Zona pericolo diverso. E Uncharted? Divertente, anche se la fanbase videoludica avrà sicuramente da ridire. Per quel che ci riguarda, sperando che l’ormai immancabile (doppia) sequenza post-finale garantisca un altro episodio, andiamo a ricaricare i giochi per vedere se riusciamo ad interpretare Nathan meglio di Tom Holland…
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