«Unarchive», congegni per sabotare l’oblio
Found Footage Fest La kermesse porta in mostra a Roma, in diversi luoghi d'incontro, 100 opere tra lungometraggi, cortometraggi, istallazioni, loop audiovisivi e live performance, ospitando numerosi artisti internazionali, panel e tavole rotonde
Found Footage Fest La kermesse porta in mostra a Roma, in diversi luoghi d'incontro, 100 opere tra lungometraggi, cortometraggi, istallazioni, loop audiovisivi e live performance, ospitando numerosi artisti internazionali, panel e tavole rotonde
I primi film realizzati con materiali d’archivio visti negli anni Ottanta come Il nostro secolo di Artavadz Pelechian o Elegia sovietica di Sokurov, unici e rivoluzionari, in qualche modo congegni capaci di sovrastare la censura perché alla parola assente si sostituiva il montaggio inventivo, sembrano ormai lontani e isolati punti di riferimento. Oggi il lavoro di ricerca negli archivi fa parte di una nuova estetica diffusa, potrebbe quasi far pensare a un riciclo ecologico in tempi di crisi globale. In ogni caso è pratica apprezzata dai documentaristi e il festival Unarchive che si tiene a Roma ne è la prova evidente. Sarà l’occasione per riportare al pubblico alcune opere come The Natural History of Destruction di Sergei Loznitsa che guarda alla seconda guerra mondiale per parlare del presente e a tutti i conflitti con i loro devastanti comuni denominatori, un lavoro politico di ricerca del frammento diverità che porta a rileggere la storia. Altre occasioni importanti per il pubblico sono quel capolavoro di ironia, tecnica e inventiva che è Fairytale di Sokurov arrivato anche nelle sale e non solo nei festival, a ritrovare il vero volto/maschera dei dittatori del ventesimo secolo.
In concorso «1970» di Tomasz Wolski (classe 1977) fa rivivere le rivolte di Danzica a cinquant’anni dalla brutale repressione, riporta a quei cantieri navali, i binari di fronte al cancello numero due, le strade degli scontri, la partecipazione di una intera popolazione. Con andamento imperterrito svela allo stesso tempo meccanismi della politica e del cinema per l’uso di materiali inediti di archivio e creatività feroce. Dieci anni prima di Solidarnosc il 1970 è stata una data cruciale nella storia della Polonia per la mobilitazione e infine il decisivo cambiamenti al vertice. E un ulteriore elemento id novità è l’uso dello stop motion: nelle sale deserte dei palazzi del potere, alle scrivanie avvolte nel fumo delle sigarette, alla fioca luce delle lampade da tavolo ecco i burocrati, i pupazzi burocratici interpretati da veri pupazzi che hanno le molli sembianze di quelli autentici, riconoscibili perché la televisione li rende mezzibusti in grigio quasi tutti uguali.
Red Africa di Alexandr Marcov, documentarista, storico del cinema e artista, ricostruisce con materiali di archivi russi tra gli anni ’60 e ’90 i movimenti degli inviati «speciali» che facevano visite ufficiali negli stati che avevano appena ottenuto l’indipendenza offrendo assistenza per lo sviluppo tecnico dei paesi, ma nel film si mostrano anche le dinamiche di espansione dell’imperialismo.
Si serve del suo archivio personale l’argentina Natalia Garayalde laureata in comunicazione sociale che si trovò, a dodici anni, a girare con la super8 del padre gli avvenimenti del 1995, quando saltò in aria, a poche centinaia di metri dalle abitazioni, la fabbrica militare di munizioni, l’industria più importante della città, Rio Tercero a Cordoba. Mentre cercava di scappare filmò quello che succedeva e ora ne ha fatto il film Esquirlas (Schegge) premiato in vari festival tra cui Vision du Réel. Il governo cercò di liquidare il fatto come «errore umano», ma ulteriori indagini portarono alla luce che si trattò di un attentato per nascondere la vendita illegale di armi (un fatto reso noto solo dopo la morte di Menem).
Presentato al Sundance e basato sui filmini per le esercitazioni dell’esercito, Riotsville di Sierra Pettengill ricostruisce come i dipartimenti della polizia fronteggiano le sommosse nelle grandi città.
Inaugura «UnArchive» il 3 maggio Gli ultimi giorni dell’umanità l’universo cinematografico rimesso insieme da enrico ghezzi con Alessandro Gagliardo che sarà poi in sala l’8 maggio.
Il festival
UnArchive Found Footage Fest porta in mostra a Roma 100 opere tra lungometraggi, cortometraggi, istallazioni, loop audiovisivi e live performance. Numerosi gli ospiti internazionali, panel e tavole rotonde con artisti e addetti ai lavori.
Il festival è stato Ideato e prodotto dall’AAMOD (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico), in collaborazione con Archivio Luce e con il sostegno del MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e di altre istituzioni pubbliche e private. La manifestazione ha luogo a Roma da mercoledì 3 a lunedì 8 maggio al Cinema Intrastevere con proiezioni di film e incontro con gli autori, all’Alcazar con Live Performance; al Tempietto del Bramante: UnArchive // Expanded – istallazioni artistiche; presso l’Accademia di Spagna dove si terranno panel e tavole rotonde.
Le sezioni: concorso internazionale, proiezioni speciali, Frontiere, Panorami italiani; Carte blanche Philippe-Alain Michaud – Centre G. Pompidou; No Place Like Home : I film di Louise Bourque; Riuso di classe; UnArchive // Expanded – istallazioni artistiche; Live Performance; Panel, Talk e Masterclass.
Ingressi: Concorso Internazionale: € 5, studenti € 3.
Live Performance: prevendita € 10 + dp. e € 15 al botteghino.
Fuori Concorso e Retrospettive: ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, prenotabili alla cassa del Cinema Intrastevere durante i giorni del festival. Panel,Talk e installazioni artistiche all’Accademia di Spagna: accesso libero. Info e prenotazioni: www.unarchivefest.it
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