La presenza di Daniele Del Giudice nel canone della letteratura italiana contemporanea sembrava acquisita alla fine del secolo scorso: da molti considerato l’erede ideale dell’ultimo Calvino, che aveva fatto in tempo a patrocinarne il primo romanzo, Lo stadio di Wimbledon (1983), era probabilmente lo scrittore più quotato della sua generazione. Oggi il suo nome è invece quasi assente dal dibattito sul romanzo in Italia; e ha uno spazio limitatissimo nelle ricostruzioni storico-letterarie del più recente passato. Certo pesa, in questa eclissi, il silenzio dovuto a una lunghissima malattia: è vero che iniziative editoriali più recenti, ma filologicamente alquanto discutibili (da...