Un’altra dieta per cambiare stili alimentari
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Un’altra dieta per cambiare stili alimentari

Alimentazione Esistono piccole strategie grazie alle quali ognuno può resistere all’insostenibilità dell’industria del cibo globale. Le pratiche al premio Vivere a spreco zero
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 14 luglio 2022

La tempesta perfetta. Ecco come qualcuno ha definito l’attuale situazione mondiale che vede legarsi in un connubio così raramente drammatico tra loro, la crisi climatica globale, la tragedia della guerra in Ucraina e gli effetti sul sistema economico generati dalla pandemia di Covid. Tale connubio, in modo concreto si manifesta poi, con la crisi energetica, con quella idrica e di conseguenza con quella alimentare.

CIO’ CHE RENDE TUTTO QUESTO la «tempesta perfetta» è legato al fatto che le conseguenze avranno effetto sia nell’immediato che nel medio e lungo periodo. L’attuale aumento vertiginoso del prezzo di alcune commodity alimentari (grano in primis, ma anche girasole, mais ecc.), del prezzo dell’energia, legato il tutto alla dipendenze, in entrambi i casi, a pochi produttori mondiali (siamo di fronte a due veri e propri oligopoli), determinano le ripercussioni nell’immediato. Ma la distruzione dei raccolti di quest’anno e delle infrastrutture agricole in Ucraina che impediranno i raccolti nel medio periodo, legato alla crisi climatica e alla conseguente crisi idrica, spingono molti paesi (con poche eccezioni) verso una vera e propria catastrofe alimentare di lungo periodo.

SOLUZIONI IMMINENTI NON SEMBRANO intravedersi. Sul fronte della guerra in Ucraina, ad oggi, segnali positivi per un cessate il fuoco ed una conseguente pace non se ne vedono. Sul fronte del contrasto al cambiamento climatico, a conclusione della COP26 di novembre 2021, nonostante gli annunci fatti da più paesi, annunci tutti dal forte impatto mediatico, sembra essere rimasta totalmente disattesa la promessa di un intervento concreto e immediato di attenuazione delle cause che stanno alla base del cambiamento climatico.

IN UN QUADRO SIMILE, LO SCONFORTO e l’impotenza potrebbero essere le uniche sensazioni che ognuno di noi potrebbe trovarsi a vivere, infatti se nel breve periodo l’unica risposta che può essere data per tamponare le tragedie, in primis quella alimentare, può essere quella umanitaria facendo ricorso alla rete di protezione che è capace di tessere solo la cooperazione internazionale, nel medio e lungo periodo un serio ripensamento anche dei sistemi alimentari risulta essere essenziale, sia in termini di crisi climatica che in termini di crisi alimentare.

PERCHE’ RIPENSARE I SISTEMI ALIMENTARI potremmo dire? È molto semplice la risposta. Questi incidono per circa un terzo di tutte le emissioni climalteranti. Ma come possiamo noi singoli consumatori (leggiamo questo termine non nell’accezione di coloro che logorano, distruggono, rovinano, ma nell’accezione di coloro che utilizzano con, cioè utilizzano un qualcosa assieme) avere un ruolo nel cambiamento dei sistemi alimentari? Per comprendere ciò i dati non possono che darci una mano e vedremo che il ruolo che ognuno di noi può svolgere è ben più incisivo di quanto in realtà possiamo pensare.

CIO’ CHE PIU’ POTRA’ STUPIRCI, INOLTRE, è che cambiare non vuol dire necessariamente rinunciare, intraprendere uno stile di vita da asceta, ma «semplicemente» riorientare in parte i nostri consumi alimentari. Le ricadute positive, saranno inoltre non solo sull’ambiente, ma anche sulla nostra salute e sulle nostre tasche. Traduciamo in dati di facile lettura quanto appena affermato.

DIETRO AI PASTI CHE CONSUMIAMO quotidianamente ci sono enormi quantità di energia e di acqua. Per quest’ultima non pensiamo solo a quella che utilizziamo per lavare e preparare il cibo che ogni giorno consumiamo ma anche a tutta quella che viene impiegata per produrlo, trasformarlo e mettercelo disposizione nei mercati e negozi, che potremmo considerarla come l’acqua che ogni cibo «contiene» al suo interno in modo virtuale.

ATTUALMENTE LA QUANTITA’ DI ACQUA «contenuta» nella dieta media di ogni italiano vale circa 19.700 litri per settimana (circa 2.800 litri al giorno, quasi 12 volte la quantità di acqua che utilizziamo per le attività domestiche tra 220 e 250 litri pro capite). Detto ciò potremmo chiederci qual è il contributo concreto che ognuno di noi può dare nel contrasto del cambiamento climatico? La risposta è presto scritta. Adottando sistematicamente uno stile alimentare maggiormente ispirato alla dieta mediterranea potremmo portare il nostro impatto idrico a 18.700 litri. Una riduzione di 1.000 litri di acqua a settimana a testa, senza dover rinunciare a nessuna leccornia della nostra tradizione culinaria!

QUESTI PRIMI DATI CI PERMETTONO di poter creare le basi per un confronto più ampio e di uscire dai confini del nostro paese. Mettendo a confronto alcuni dei regimi alimentari di diverse latitudini, è possibile vedere che quello mediterraneo «contiene» circa 1.715 metri cubi di acqua per consumatore all’anno, quello che potremmo chiamare regime alimentare europeo (continentale) contiene 1.934 metri cubi d’acqua sempre a consumatore all’anno, mentre quello che potremmo definire come regime alimentare anglosassone sfiora i 2.607 metri cubi d’acqua.

TUTTO CIO’ PONE INESORABILMENTE sotto i nostri occhi quello che può essere il contributo essenziale che ognuno di noi può dare, se fossimo più ligi nell’abbracciare il regime alimentare mediterraneo, in termini di acqua, peseremmo un 12,8% in meno rispetto a quello europeo (continentale) e addirittura il 52% in meno rispetto a quello anglosassone. Ma come fare per poter imboccare la strada «giusta», potremmo chiederci ora? I dati sono probabilmente chiari e facili da leggere, ma cosa fare nel concreto della quotidianità probabilmente ancora no.

PER DARE UNA RISPOSTA A QUESTO ulteriore quesito riprendiamo un concetto condiviso in precedenza, la lettura di consumatore fatta in chiave di utilizzare con, cioè utilizzare un qualcosa assieme, la condivisione. Ma come e cosa condividere? Qualche risposta a ciò ci può arrivare dalla 10^ edizione del Premio Vivere a Spreco Zero, che in questo 2022 apre un focus centrale sulla condivisione delle piccole e grandi strategie domestiche legate al cibo in un’ottica di prevenzione degli sprechi idrici ed energetici, che potranno diventare buone pratiche per tutti, da «copiare» e replicare virtuosamente. Condivisione quindi anche di pratiche e stili alimentari che tengano permettono un efficace contrasto al cambiamento climatici, e portare benefici anche alla nostra salute. Ci sono circa due mesi per segnalare le buone pratiche di tutti noi e metterle a disposizione degli altri attraverso il Premio Vivere a Spreco Zero.

* docente del Dipartimento di scienze e tecnologie Agro-alimentari Università di Bologna

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