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Un’alternativa alle destre ma anche al sindaco Marino

Un’alternativa alle destre ma anche al sindaco MarinoLa statua del Marco Aurelio in Campidoglio – Eidon

La dilaniante crisi che si è abbattuta su Roma sta impietosamente rivelando l’incapacità della sinistra di comprenderne le ragioni e delinearne le soluzioni. Più che affrontarla, la subisce. Lasciando ad […]

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 17 giugno 2015

La dilaniante crisi che si è abbattuta su Roma sta impietosamente rivelando l’incapacità della sinistra di comprenderne le ragioni e delinearne le soluzioni. Più che affrontarla, la subisce. Lasciando ad altri l’iniziativa, lasciando che altri indichino le possibili vie d’uscita.

Non è la prima volta che la città si ritrova nel pieno di una tempesta giudiziaria che coinvolge politici, imprenditori e amministratori.

Ma sin dai tempi delle grandi speculazioni immobiliari democristiane, passando per le minestrine avvelenate, i mondiali di calcio e arrivando alle più recenti e imbarazzanti razzie della destra romana, la sinistra si era sempre assunta un ruolo protagonista. Con le rivelazioni e le denunce, con le battaglie democratiche e le mobilitazioni popolari, ma soprattutto proponendosi come unica alternativa al malcostume e alla corruzione.

Questa volta non è così.

Tra le fila del centrosinistra romano non sono pochi gli incriminati e gli indagati, per passate e più prossime malefatte. Ed è in particolare nel partito democratico che si concentrano le maggiori responsabilità. Nella sua progressiva mutazione sembra essere diventato un apparato ingordo e spregiudicato. Non tutto, certo, e per fortuna. Ma una sua parte cospicua, nel disperdere idealità e rigore, nell’uniformarsi al modello liberista, ha finito per trasformarsi in un’agenzia gestionale, dove le pratiche illegali vengono vissute come procedure ordinarie. Agite in linea diretta, se si è al governo, condivise con altri, se si è all’opposizione.

Lo sostengono i magistrati, ma lo sostengono ormai anche quelle figure, a volte di primissimo piano, che nel partito non si rassegnano a essere trascinati in una deriva distruttiva. Però, con tutta evidenza ciò non basta ad assolvere politicamente il Pd da colpe e peccati.

Pertanto appare difficile che possa proporsi come la soluzione. E quel ch’è peggio è che la sua inerzia negativa condiziona anche chi, da sinistra, vorrebbe e forse potrebbe avviare una nuova stagione. Un tale rilancio può dunque concretizzarsi a condizione che si consumi un distacco, che si recida ogni legame.

Ed è qui il fulcro intorno al quale transita qualsiasi possibilità per la sinistra di riconquistare un ruolo politico in città.

In quest’impaccio pesano sensibilmente quelle discutibili scelte che in un recente passato hanno indotto a reiterare alleanze che oggi appaiono improvvide. Le stesse alleanze che tuttora impediscono di liberare le forze e le energie necessarie a promuovere un’alternativa. Un’alternativa alle destre. Ma un’alternativa anche all’amministrazione del sindaco Marino. Un’alternativa democratica e popolare per il governo della città, che la difenda dall’avidità dei partiti faccendieri.

Ma per promuovere questa prospettiva, è necessario ricomporre ciò che a sinistra si è negli ultimi anni dolorosamente spezzato. E c’è da abbandonare quella presunta autosufficienza sociale che rischia di diventare irrilevanza politica. A Roma ci sono le condizioni per riprendere un cammino. Ci sono le risorse, le intelligenze, le capacità. C’è solo da riaccendere la passione e poi provarci.

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