Sono circa 2000 gli animali ancora maltrattati, vessati, malnutriti e tenuti in condizione di reclusione e grave disagio psico fisico. È questa la realtà italiana dei circhi, sovvenzionati con circa 3 milioni di euro all’anno, secondo gli ultimi dati disponibili, attraverso fondi ricavati dai finanziamenti pubblici e erogati dal Ministero per i Beni Culturali e il Turismo. Il nostro paese inoltre ha fatto slittare al 2024 la legge delega per il riordino dello spettacolo, che include anche i circhi e la dismissione graduale degli animali.

«UN RITARDO INOPPORTUNO – dice Eleonora Panella, responsabile animali esotici della LAV – considerato che il testo è già pronto dalla precedente legislatura, si tratta solo di tirarlo fuori dal cassetto in cui è stato riposto. Per questo chiediamo al ministro Sangiuliano di non aspettare il 2024 e procedere subito all’approvazione del Decreto Legislativo attuativo che include la revisione delle disposizioni nei settori delle attività circensi e degli spettacoli viaggianti, specificamente finalizzata al graduale superamento dell’utilizzo degli animali nello svolgimento delle stesse».

ANCHE IL RESTO DELL’EUROPA in realtà non eccelle per brillantezza su questo fronte. Se è vero, infatti, che dei 27 stati membri, 25 hanno adottato restrizioni a livello nazionale sull’uso di animali selvatici nei circhi, solo 4 (tra cui la Spagna che ha appena approvato una legge in merito), di questi hanno vietato l’uso di tutti gli animali, sia esotici sia domestici; mentre 8 Stati membri hanno vietato l’uso solo di alcune specie di animali. Insomma anche su questo tema l’Europa mostra il suo volto schizofrenico.

Da una parte parla di benessere animale e adotta strategie, come la Farm to Fork, che vanno proprio nella direzione di garantirlo, dall’altra alcuni stati membri, e in particolare Francia, Germania, Italia non hanno alcuna restrizione nazionale e mantengono in vita una modalità arcaica di intrattenimento, come quella dei circhi, dove gli animali sono utilizzati e spesso violentati per pure finalità di business.

GLI STESSI CITTADINI EUROPEI LO HANNO capito da un pezzo, visto che si esprimono sempre più spesso a favore del divieto di animali selvatici nei circhi, come dimostra la petizione su questo tema che in Europa ha raccolto, nell’ottobre del 2021, oltre un milione di firme. Sempre nel 2021, i sondaggi hanno rivelato che il 62% dei cittadini europei riteneva che l’Ue dovesse vietare totalmente l’uso di tutti gli animali selvatici nei circhi e l’83% chiedeva all’Europa di garantire che fosse vietato l’uso crudele degli animali. A tutto ciò si aggiunge il rischio per la diffusione di agenti patogeni visto che, secondo gli scienziati, il 75% delle malattie infettive emergenti è di natura zoonotica e la maggior parte di esse ha origine nella fauna selvatica.

I CIRCHI GESTISCONO UNA GRANDE VARIETA’ di animali selvatici che, oltre a essere tenuti in stretta vicinanza o addirittura a contatto diretto con l’uomo e con altri animali, vengono spostati regolarmente da una regione all’altra e da un Paese all’altro. Questo costituisce un alto rischio di diffusione zoonotica, soprattutto perché gli animali da circo non vengono sottoposti a regolari controlli veterinari. Ad esempio, è stato dimostrato che negli Stati Uniti, elefanti infetti da tubercolosi siano stati utilizzati negli spettacoli circensi e in Germania un addestratore ha contratto un’infezione da virus del vaiolo bovino trasmessagli da un elefante del circo.

PER QUESTO LA LAV CHIEDE AL GOVERNO italiano di «agire senza indugi per dismettere tutti i circa 2.000 animali ancora nei circhi nostrani», un numero tra i più alti del vecchio continente. Un appello ancora più accorato dopo la recente pubblicazione dello studio condotto dall’organizzazione olandese AAP sulle condizioni psico-fisiche degli animali salvati dai circhi tra il 2015 e il 2021, provenienti da Spagna, Francia, Polonia e Germania e da cui sono emersi dati raccapriccianti: dei 73 animali salvati, l’89% soffriva di traumi mentali o fisici e sfortunatamente per 3 di loro si è dovuto procedere ad eutanasia in seguito al loro arrivo nelle strutture di AAP, a causa dei numerosi e irreversibili traumi subiti.

In generale è emerso che 8 animali su 10 soffrivano di problemi veterinari o comportamentali multipli. Lo stato di salute estremamente precario in cui lo staff di AAP ha trovato gli animali rappresenta un segnale lampante del fatto che le ispezioni veterinarie nei contesti circensi sono effettuate in modo superficiale, o non vengono effettuate affatto.

«L’UNIONE EUROPEA, I SUOI PAESI membri, il nostro Paese – dice Eleonora Panella – non possono continuare a nascondersi dietro un’idea di tradizione del circo, che oltretutto si è mostrato essere altamente diseducativo per i bambini, come riconosciuto anche da numerosi psicologi italiani già nel 2016, che hanno definito questi contesti, lungi dal permettere e incentivare la conoscenza della realtà animale, come veicolo di educazione al non rispetto per gli esseri viventi, che inducono al disconoscimento dei messaggi di sofferenza, ostacolando lo sviluppo dell’empatia, che è fondamentale momento di formazione e di crescita, in quanto sollecitano una risposta incongrua, divertita e allegra alla pena, al disagio, all’ingiustizia.

MA CI SONO ANCHE LE BUONE NOTIZIE. La Lav ha in programma l’ampliamento del già esistente Terra Lav, Centro di Recupero per animali esotici e selvatici situato a Semproniano (Grosseto), che potrà dare accoglienza e cure a un maggior numero di animali provenienti da esperienze traumatiche, maltrattamenti e sfruttamento. L’organizzazione ha infatti acquistato un’area verde di 23 ettari, nella quale gli animali godranno di spazi adeguati alle loro esigenze e verranno trattati con tecniche innovative, cibo adeguato e cure veterinarie specialistiche da personale specializzato. «Tutte le aree – racconta Panella – saranno realizzate secondo i più alti standard internazionali, assimilati e sviluppati attraverso un network di realtà già impegnate nel settore, come la Born Free Foundation, la Fondazione AAP e altri soggetti già da decenni attivi nel campo dei santuari e centri di recupero».