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Una sinfonia dolente salverà il mondo. Ma in 3D

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Videogiochi Torna per 3DS in un prezioso remake Legend of Zelda Majora's Mask

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 14 febbraio 2015

C’è il volto tondo della luna che guarda dalle altezze oscure di un cielo apocalittico, come se disegnato nelle tenebre da un demiurgo psicopatico che ha munito il satellite dei pazzi tratti di un maniaco omicida. Con l’ausilio del potente incanto operato da un ragazzo mascherato chiamato Skull Kid, la luna è impazzita e entro tre giorni lascerà l’orbita per schiantarsi ghignante sul mondo. Solo Link, l’eroe del tempo che ha trionfato su Ganondorf, può scongiurare la catastrofe grazie alle melodie della sua ocarina che gli permetteranno di riavvolgere le ore e i giorni per riviverli e completare la sua epopea salvifica.

Torna per 3DS in un prezioso remake, e non in una versione rimasterizzata come quella di tante riedizioni, la Leggenda di Zelda più oscura e incompresa, poco amata al suo lancio proprio a causa della sua rivoluzionaria giocabilità e una sadica difficoltà, ma destinata negli anni a diventare opera di culto. Legend of Zelda Majora’s Mask è insolitamente macabro e trasmette ancora oggi la stessa inquietudine dell’originale uscito nel 2000 sul Nintendo 64. Il modo di Termina, cupa dimensione parallela, non possiede la luce di Hyrule né i suoi abitanti la stessa vitalità. È un luogo bizzarro ai limiti del grottesco, animato da una poesia lugubre e spossata. «Follia, follia, ovunque follia», direbbe Hans Sachs de I Maestri Cantori di Norimberga.

Con il tempo a rincorrerci implacabile e spietato, Majora’s Mask non ha perso la sua leggendaria difficoltà ma nel remake sono implementate alcune migliorie che limano il senso di ansia che trasmetteva l’originale, fra cui l’opportunità di potere salvare la propria posizione durante le missioni, che ripeteremo fino al successo in un crudele eterno ritorno. Fulcro ludico dell’esperienza è l’utilizzo delle maschere che conferiscono a Link diversi poteri metamorfici utili per risolvere gli enigmi ambientali che lo ostacolano e aiutare lo sventurato popolo di Termina su cui grava l’ombra lunare dell’estinzione.

Solo apparentemente più conciso dell’immenso Ocarina of Time che lo precedette, Majora’s Mask è tuttavia altrettanto profondo sviluppandosi su se stesso, spiraleggiando, e non in maniera orizzontale. Sebbene sia giocabile anche sul «vecchio» 3DS grazie al secondo, minuto, stick direzionale della nuova console portatile su questa risulta più ludicamente godibile, inoltre l’effetto tridimensionale migliorato alimenta l’immersione fantastica nell’ambientazione con un onirico realismo.

Ideato dall’inventore di Super Mario, Shigeru Miyamoto, e da Eiji Aonuma, autore delle ultime Leggende di Zelda, Majora’s Mask vanta una delle colonne sonore più sinistre della storia dei videogiochi, composta con arte di maestro della musica da Koji Kondo. Sarà possibile ascoltare queste e altre memorabili musiche del compositore eseguite da un coro e da un orchestra il 24 aprile a Milano, al Teatro degli Arcimboldi, in occasione del Legend of Zelda Symphony of The Goddesses Tour. Ogni Leggenda di Zelda è qualcosa di unico, giochi dal valore ludico e poetico universale che elevano i videogame dal chiacchiericcio e dall’ignoranza ostentata su tanti media nostrani che li relegano a esperienza negativa e antieducativa continuando a citare a sproposito Grand Theft Auto V, un’opera d’arte noir ironica e critica vietata ai minori, come se fosse l’unica realtà virtuale possibile. Ci sono videogiochi per tutti, ma al TG non interessa parlare di Legend of Zelda, la sola bellezza non fa notizia.

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