A volte è unicamente una questione di equilibrio. Per mantenerlo e possibilmente crearne uno nuovo, è opportuno respirare profondamente, riuscire a sentire il proprio corpo e decidere di fare la cosa giusta. Che poi ad esclamare il «Do the right thing» si fa presto sia a ricordare l’autore, l’immenso Spike Lee, che ad entrare in ambito african american.

E il buon Lorenzo, non gettandosi dal cornicione, trova il giusto stato di quiete che gli impedisce di incontrare Zoe e il blues. E a quel punto il gioco è fatto.

In Ora che ho incontrato te edito dalla Feltrinelli e scritto da Rosario Pellecchia, la narrativa ha un assetto statico decisamente solido.

È un testo scritto in modo molto pop, quindi di facile fruibilità. Al contempo, è anche una storia d’amore che ha un suo spessore. Ma ancor più è un susseguirsi ininterrotto di stilemi culturali affrontati con estremo rispetto e conoscenza dell’oggetto del contendere, ossia del blues e delle sue culture.

Vi è quella del viaggio in un iconografico spostamento da New York, che l’autore ben conosce avendo svolto il suo lavoro da speaker radiofonico proprio da quelle parti, fino a New Orleans.

I due eroi percorrono proprio quella iconografica Highway, la 61, che è così insita nella storia delle genti del Deep South. Per caso si fermano a Memphis? Ma certo, dove non possono esimersi dal passeggiare sulla posticcia ma sempre amata Beale Street.

E poi ancora, senza riserve attraverso il Delta del Mississippi, fino ad arrivare nella leggendaria Clarksdale dove la tappa obbligata, il crocicchio dove è nata la leggenda di Robert Johnson, li attende per uno degli snodi importanti di questo libro.

Nel frattempo, vi è musica ovunque e bisogna solo scegliere per gusto personale se ancorarsi a Feels Like Rain di Buddy Guy, a un classico della tradizione della Crescent City come When the Saints Go Marching in, passando per Blue Eyes Crying in the Rain di Willie Nelson o a una delle tante pietre miliari firmate Robert Johnson.

L’autore, che con questo giunge al terzo episodio della sua carriera letteraria, riesce a mettere assieme al meglio tutti gli elementi citati.

Esattamente come accade sia nella cucina creola di New Orleans che nelle radio che trasmettono dalle parti di Jackson Square. Cibo per il corpo e per la mente, due punti fermi di quella cultura, che forse sono stati fonti di ispirazione per Pellecchia.