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Una salute d’acciaio

Una salute d’acciaio

Il colonnino infame Poteva benissimo dire «non so che pesci pigliare», poteva ancor più francamente ammettere «non ci capisco un accidente», invece davanti agli operai dell’Ilva

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 16 novembre 2019

Poteva benissimo dire «non so che pesci pigliare», poteva ancor più francamente ammettere «non ci capisco un accidente», invece tomo tomo, cacchio cacchio davanti agli operai dell’Ilva, Conte ha esclamato: «non ho la soluzione in tasca». Lasciando così intendere che magari l’aveva lasciata in auto, o nella valigetta 24 ore, oppure in bellavista nel suo ufficio a Roma… sempre che la donna delle pulizie che gli incasina tutte le carte sulla scrivania non gliel’ha buttata via per errore. Certo, per tutta risposta quelli potevano benissimo cospargerlo di pece e piume come i bari del vecchio west, potevano tormentarlo con vespe, mosconi e vermi come nell’antinferno gli ignavi di Dante, potevano scioglierlo in un bidone di salamoia come i cartoni stupidi di Roger Rabbit… invece non solo il premier-azzeccagarbugli ha lasciato Taranto sulle sue gambe ma alla fine ci ha fatto pure una bella figura nei tg della sera. Perché in fondo la gente lo sa benissimo che come lo metti lo metti, ‘sto cetriolo delle acciaierie sempre nel fondoschiena di qualcuno finisce. Ma ditemi voi come si fa a scegliere se è meglio la certezza di una busta paga a fine mese e una fine legata all’anidride solforosa e alle emissioni di polveri, oppure una salute di ferro da disoccupato cronico?!

Sia come sia se questo della scelta tra diritto al lavoro e diritto alla salute rimane un odioso dilemma a casa nostra, varcati i confini nazionali la stessa scelta è molto, molto più facile; quando il diritto al lavoro, voglio dire, è quello nostro e il diritto alla salute è quello loro… loro di chi? i curdi per dirne una, fatti a pezzi da elicotteri turchi fabbricati su licenza italiana; gli yemeniti per dirne un’altra, che saltano puntualmente in aria su mine made in Italy; oppure i poveri cristi di mezzo mondo crivellati da proiettili esplosi da pistole, fucili e altre armi leggere nostrane, sulla cui tossicità nessuno spende una parola manco a pagarlo in rubli. Basta in questi casi stendere un velo pietoso e nessuno perderà il sonno. Ma per fortuna esistono nel Belpaese anche casi dove il diritto alla salute e quello al lavoro non confliggono affatto, anzi vanno letteralmente a braccetto. Sto parlando di casi virtuosi da sempre assai diffusi nel nostro sud: in Puglia come in Calabria, Sicilia, Campania e ora in forte crescita anche nel Lazio, Roma inclusa. Qui infatti, se aprite un negozietto, un pub, una paninoteca (ma pure una piccola libreria) e pagate il pizzo, la vostra salute sarà a prova di bomba.

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