Una ricerca intima e ravvicinata nel ventre umido della foresta
ExtraTerrestre

Una ricerca intima e ravvicinata nel ventre umido della foresta

Espressione massima della Repubblica vegetale, le foreste primarie sono uno scrigno vivente che rivela tutta la sua silenziosa resistenza di fronte alle minacce antropocentriche e può indurci a un cambiamento […]
Pubblicato 12 mesi faEdizione del 23 novembre 2023

Espressione massima della Repubblica vegetale, le foreste primarie sono uno scrigno vivente che rivela tutta la sua silenziosa resistenza di fronte alle minacce antropocentriche e può indurci a un cambiamento culturale. Ma vanno guardate dal basso, da vicino, da dentro.

A LEONARDO DA VINCI viene incertamente attribuita questa affermazione: «Salvatico/ è quel che si salva». Ma di certo le foreste primarie ci ricordano che il potere selvatico non può essere sottomesso e ci può insegnare tanto. A patto di ritrovare un rapporto stretto con quel mondo vitale che ci offre tanti servizi ma è minacciato da estrattivismo, siccità, ondate di calore, epidemie di parassiti, incendi.

È QUESTO IL SENSO di una ormai decennale ricerca portata avanti nelle foreste primarie da Giuditta Pellegrini, giornalista e fotografa (e collaboratrice dell’Extraterrestre). Le foto, intime e ravvicinate, luminose nel buio, sono accompagnate da stralci di racconti, reali e mitologici, scientifici e narrativi, di chi vive in stretto contatto con quei luoghi silvestri.

IL PROGETTO SULL’ANTICO corpo vegetale che si adatta e trasforma in funzione dei profondi cambiamenti ambientali in atto, è diventato una mostra, non solo fotografica: Selvatico Ancestrale. Nel ventre umido della foresta che resiste. Ospitata dal 24 novembre al 10 dicembre dalla Biblioteca Jorge Luis Borges, a Bologna, all’interno della XVIII edizione del Festival La violenza illustrata, con il contributo di Legambiente e il sostegno e il patrocinio dell’Ente di gestione per i parchi e la biodiversità Emilia orientale, la mostra espone foto in grande formato su materiale riciclato. Con il crowdfunding, attivo fino a marzo 2024 (https://sostieni.link/34557), si può contribuire alla stampa di altre foto, per altre mostre.

L’ECOFEMMINISMO e la riappropriazione del selvatico sono al centro di una delle conferenze previste a Bologna nella cornice del Festival, organizzato ogni anno dalla Casa delle donne intorno alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne e di genere, il 25 novembre, con l’obiettivo di portare l’attenzione sulla cultura sessista e patriarcale. Perché «ciò che più spaventa il sistema patriarcale è il potere selvatico, sciamanico, dei corpi non allineati e della natura non domata».

È proprio di Giuditta Pellegrini il libro Sulle tracce della Grande Madre, alla ricerca delle nostre radici e di un futuro possibile: una delle foreste che la fotoreporter ha fotografato è la laurisilva canaria, relitto millenario della vegetazione che un tempo ricopriva il Mediterraneo e con la quale popolazioni native matrilineari vivevano in simbiosi.

QUESTO GIRO DEL MONDO di Giuditta Pellegrini nelle foreste spazia per i continenti. Comincia nel 2010 fra i boschi di mangrovie della piccola isola di Neil Island, nell’arcipelago indiano delle Andamane.

Spiega l’autrice: «Nel 2004, poco prima dell’onda di tsunami, gli animali si comportavano in maniera strana; si spostavano al centro dell’isola. Gli umani, abituati a un contatto stretto con la natura e gli altri esseri, li imitarono. E non morì nessuno: grazie all’avvertimento raccolto e alla presenza delle mangrovie capaci di trattenere la forza dell’acqua». Nelle foto ci sono alberi «anfibi», con i piedi-radici nella sabbia.

C’È UNA GIUNGLA URBANA a Cancun. Possibile? Sì, perché «la città messicana è molto giovane. Prima c’era la natura, e ancora entra in città malgrado l’urbanizzazione sfrenata». Spunta in una foto una coda verde brillante e come ricamata: «Fra le rovine Maya, le iguane non hanno perso la loro forza, sono tante. Non è così per altri animali delle foreste primarie messicane. Minacciate anche da un progetto, il Tren Maya, destinato ad attraversare gran parte delle aree turistiche del paese. È fortemente contestato perché richiede di abbattere ampie aree forestali».

CHI SAPEVA CHE IN MONTENEGRO sopravvive e anzi viene studiata una foresta primaria, la Biogradska Gora? «Tre università europee la stanno studiando attraverso la paleoecologia: carotaggi che vanno indietro nei millenni per capire come la foresta – non disturbata dall’elemento umano – ha reagito alle sfide ambientali incontrate». Più a Nord, c’è la svettante Foresta nera. Una cattedrale verde.

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