Una ricerca intima e ravvicinata nel ventre umido della foresta
Espressione massima della Repubblica vegetale, le foreste primarie sono uno scrigno vivente che rivela tutta la sua silenziosa resistenza di fronte alle minacce antropocentriche e può indurci a un cambiamento culturale. Ma vanno guardate dal basso, da vicino, da dentro.
A LEONARDO DA VINCI viene incertamente attribuita questa affermazione: «Salvatico/ è quel che si salva». Ma di certo le foreste primarie ci ricordano che il potere selvatico non può essere sottomesso e ci può insegnare tanto. A patto di ritrovare un rapporto stretto con quel mondo vitale che ci offre tanti servizi ma è minacciato da estrattivismo, siccità, ondate di calore, epidemie di parassiti, incendi.
È QUESTO IL SENSO di una ormai decennale ricerca portata avanti nelle foreste primarie da Giuditta Pellegrini, giornalista e fotografa (e collaboratrice dell’Extraterrestre). Le foto, intime e ravvicinate, luminose nel buio, sono accompagnate da stralci di racconti, reali e mitologici, scientifici e narrativi, di chi vive in stretto contatto con quei luoghi silvestri.
IL PROGETTO SULL’ANTICO corpo vegetale che si adatta e trasforma in funzione dei profondi cambiamenti ambientali in atto, è diventato una mostra, non solo fotografica: Selvatico Ancestrale. Nel ventre umido della foresta che resiste. Ospitata dal 24 novembre al 10 dicembre dalla Biblioteca Jorge Luis Borges, a Bologna, all’interno della XVIII edizione del Festival La violenza illustrata, con il contributo di Legambiente e il sostegno e il patrocinio dell’Ente di gestione per i parchi e la biodiversità Emilia orientale, la mostra espone foto in grande formato su materiale riciclato. Con il crowdfunding, attivo fino a marzo 2024 (https://sostieni.link/34557), si può contribuire alla stampa di altre foto, per altre mostre.
L’ECOFEMMINISMO e la riappropriazione del selvatico sono al centro di una delle conferenze previste a Bologna nella cornice del Festival, organizzato ogni anno dalla Casa delle donne intorno alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne e di genere, il 25 novembre, con l’obiettivo di portare l’attenzione sulla cultura sessista e patriarcale. Perché «ciò che più spaventa il sistema patriarcale è il potere selvatico, sciamanico, dei corpi non allineati e della natura non domata».
È proprio di Giuditta Pellegrini il libro Sulle tracce della Grande Madre, alla ricerca delle nostre radici e di un futuro possibile: una delle foreste che la fotoreporter ha fotografato è la laurisilva canaria, relitto millenario della vegetazione che un tempo ricopriva il Mediterraneo e con la quale popolazioni native matrilineari vivevano in simbiosi.
QUESTO GIRO DEL MONDO di Giuditta Pellegrini nelle foreste spazia per i continenti. Comincia nel 2010 fra i boschi di mangrovie della piccola isola di Neil Island, nell’arcipelago indiano delle Andamane.
Spiega l’autrice: «Nel 2004, poco prima dell’onda di tsunami, gli animali si comportavano in maniera strana; si spostavano al centro dell’isola. Gli umani, abituati a un contatto stretto con la natura e gli altri esseri, li imitarono. E non morì nessuno: grazie all’avvertimento raccolto e alla presenza delle mangrovie capaci di trattenere la forza dell’acqua». Nelle foto ci sono alberi «anfibi», con i piedi-radici nella sabbia.
C’È UNA GIUNGLA URBANA a Cancun. Possibile? Sì, perché «la città messicana è molto giovane. Prima c’era la natura, e ancora entra in città malgrado l’urbanizzazione sfrenata». Spunta in una foto una coda verde brillante e come ricamata: «Fra le rovine Maya, le iguane non hanno perso la loro forza, sono tante. Non è così per altri animali delle foreste primarie messicane. Minacciate anche da un progetto, il Tren Maya, destinato ad attraversare gran parte delle aree turistiche del paese. È fortemente contestato perché richiede di abbattere ampie aree forestali».
CHI SAPEVA CHE IN MONTENEGRO sopravvive e anzi viene studiata una foresta primaria, la Biogradska Gora? «Tre università europee la stanno studiando attraverso la paleoecologia: carotaggi che vanno indietro nei millenni per capire come la foresta – non disturbata dall’elemento umano – ha reagito alle sfide ambientali incontrate». Più a Nord, c’è la svettante Foresta nera. Una cattedrale verde.
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