Una pioggia di denunce sugli antifascisti
Roma A Roma 27 avvisi di apertura indagine recapitati ad altrettanti attivisti nella capitale
Roma A Roma 27 avvisi di apertura indagine recapitati ad altrettanti attivisti nella capitale
Ventisette avvisi di apertura indagine sono stati recapitati ad altrettanti attivisti della capitale. La lista, però, potrebbe allungarsi. I fatti risalgono al 13 settembre 2017, epilogo di una catena di episodi che ben riflettono l’Italia di oggi. Riavvolgiamo il nastro. Il 30 agosto di quell’anno Roma si svegliò con la notizia dell’assalto al centro di accoglienza di Tiburtino III. Sembrava che gli abitanti avessero attaccato in massa la struttura per il sequestro di una donna, entrata nell’edificio a protestare contro un rifugiato che aveva lanciato pietre ai suoi figli. Dopo due giorni, però, la notizia cambiò di segno: il rifugiato era stato accoltellato dalla signora, il sequestro era inventato e solo poche persone avevano attaccato il centro.
CASAPOUND provò comunque a cavalcare il clima di tensione in chiave razzista. Con un blitz al municipio a guida 5 Stelle strappò un consiglio straordinario sulle «problematiche del centro di via del Frantoio». L’Anpi e le realtà associative del territorio chiesero di annullare la decisione, senza riuscirci. Il 13 abitanti del quartiere e attivisti romani convocarono un presidio davanti al centro anziani in cui era prevista la seduta. «Parlare con i fascisti non è democrazia», cantavano alcuni. Pochi minuti prima delle 17 una cinquantina di aderenti a Casapound arrivò scortata dalla celere. Ci furono delle scaramucce. La polizia fece entrare gli estremisti di destra nella struttura. Agli antifascisti suonò come una provocazione. Aprirono un cancello e occuparono il cortile. Continuavano a chiedere di annullare il consiglio, che era iniziato. La tensione salì ancora. Alcuni manifestanti trovarono un altro ingresso ed entrarono a contatto fisicamente con Casapound. Il consiglio fu annullato.
GLI AVVISI DI GARANZIA arrivano a pochi giorni dall’ennesimo episodio di violenza fascista nella capitale, con l’aggressione a due giornalisti dell’Espresso. I reati su cui si indaga sono manifestazione non autorizzata, resistenza a pubblico ufficiale e radunata sediziosa. La risposta firmata antifasciste e antifascisti è arrivata ieri con un comunicato: «A Tiburtino III abbiamo difeso i principi da cui nasce l’istituzione pubblica. Non faremo alcun passo indietro e non lasceremo spazio ai fascisti, mai».
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