ExtraTerrestre

Una pedalata ideale dall’Olanda all’Italia

Reportage Una coppia inforca la bici ai tempi del coronavirus e percorre 1626 km tra Amsterdam e Venezia per «ricucire» l’Europa in crisi

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 1 ottobre 2020

Mettete un anno strano, con quasi tutti i viaggi di lavoro o vacanza cancellati dalla pandemia. Aggiungete una grande passione per le due ruote e per gli esperimenti creativi di riduzione della propria impronta ecologica. Condite con l’inquietudine di vivere in bilico tra due paesi, nei giorni in cui il virus Covid-19 ha messo in ginocchio l’Europa mettendo a nudo reciproche incomprensioni e stereotipi duri a morire, dove l’olandese «frugale» si oppone all’italiano gaudente. È nato cosi il progetto di pedalare da Amsterdam, capitale «globale» dei Paesi Bassi, a Venezia, centro della Serenissima cosmopolita di Marco Polo, i due luoghi del cuore di una coppia italo-olandese appassionata di ciclismo e sostenibilità.

PERCHE’ FARSELA TUTTA IN BICICLETTA, sfidando il caldo dell’estate nell’era del cambiamento climatico? Perché si tratta di un turismo a scarsissimo impatto ambientale e pure a basso rischio epidemico. Perché viaggiare lentamente permette di tessere relazioni lungo la strada, creando un ponte ideale tra Italia e Olanda proprio nei giorni in cui l’Europa discuteva il famigerato Recovery Fund. Il risultato? 1626 km e 8386 metri di dislivello in 17 tappe attraversando Paesi Bassi, Germania, Austria, Svizzera e Italia: un’avventura all’insegna della natura e della fatica, ma anche ricca di storia e politica.

MA IL TURISMO RESPONSABILE non si misura certo solo in numeri, bensì anche in qualità e sicurezza delle infrastrutture che cercano di conciliare natura e viabilità. Il ciclista si trova di fronte a una scelta fondamentale: percorrere strade più grandi e dirette o preferire stradine meno trafficate. Optare per queste ultime spesso si paga in termini di curve inaspettate, ripide salite e sconnesse «strade bianche».

IL COMPROMESSO MIGLIORE SI TROVA lungo i fiumi, che sono spesso fiancheggiati da ciclabili. Sebbene in genere non siano la via più breve per arrivare da qualche parte, sono sicuramente la più pianeggiante. Ciò conferisce ai corsi d’acqua un ruolo chiave in questo viaggio continentale, che inizia lungo i maestosi Mosa e Reno, che trasportano i sedimenti che costituiscono i Paesi Bassi, per poi attraversare le verdeggianti valli costellate di castelli del Neckar e del Kocher, e accarezzare le tumultuose acque glaciali dell’Inn e dell’Adige che scendono su entrambi i lati delle Alpi. Il tratto forse più pittoresco del nostro percorso parte dalla zona vinicola a nord di Heidelberg e si snoda su carrarecce sterrate e ombreggiate lungo il Neckar, attraversando paesini incantati e chiuse dove le chiatte aspettano pazienti il proprio turno.

CHI VINCE IL PREMIO PER LA MIGLIOR pista ciclabile? Contrariamente alle aspettative, escludendo per eccesso di merito i Paesi Bassi, la medaglia d’oro spetta… all’Italia! Le ciclabili della Val Venosta – che dal Lago di Resia scende alla conca di Merano – e della Valsugana – che dal lago di Caldonazzo porta a Bassano del Grappa costeggiando il Brenta – sono ben pianificate e segnalate, ricche di cartellonistica informativa a carattere storico e arricchite da frequenti punti pic-nic e fontane che rendono piacevoli le soste. La menzione d’onore va al nuovissimo parcheggio ciclistico di Venezia, che permette al ciclista che ha attraversato il Ponte della Libertà di posteggiare la bici in pratici box individuali. Purtroppo, eccezioni a parte, l’Italia ha ancora molto da fare, sia per dotare le zone semi-urbane di collegamenti sicuri e accessibili anche ai ciclisti veloci, sia per connettere tra loro le ciclabili esistenti (per esempio, tra le ciclabili della Valle dell’Adige e della Valsugana ci sono quindici chilometri da percorrere, anche in decisa salita, nel traffico cittadino di Trento).

LA BICICLETTA, SCRIVE L’ANTROPOLOGO francese Marc Augé, «permette di prestare attenzione all’altro». Viaggiando in bici, «sono ciò che scopro», sperimentando «la reinvenzione di legami sociali gradevoli, leggeri, eventualmente effimeri, ma sempre portatori di una certa gioia di vivere». Viaggiare pedalando nell’Europa impaurita e chiusa in se stessa ai tempi del coronavirus diventa pertanto una «straordinaria esperienza di libertà», per dirla con Augé. La strada si arricchisce di arte, cultura, storia e incontri preziosi, dove lo scambio di considerazioni sulla pandemia e sulle diverse misure notate per la via si intreccia alle riflessioni sulle ricchezze e le contraddizioni dell’Unione. Pedalare aiuta a sconfiggere gli stereotipi e a «ricucire la geografia politica dell’Europa», come ha sintetizzato la geografa Luiza Bialasiewicz descrivendo il nostro viaggio.

DISTRATTI DALL’IMPRESA CICLISTICA, può mancare il tempo di godere appieno degli innumerevoli punti di interesse storico-artistico. Ne segnaliamo alcuni che testimoniano scambi, sincretismo e influenze incrociate tutti europei. Tra le innumerevoli località paradigmatiche della complessa storia europea spicca Heidelberg, con il pittoresco castello che sovrasta le viuzze in pavé della città vecchia. Dal 1706 al 1936 nella Heiliggeistkirche (Chiesa dello Spirito Santo) un muro separava i riformisti luterani dai cattolici. La suggestiva Philosophenweg, la «passeggiata dei filosofi» che si sviluppa a mezzacosta sulla collina dirimpetto al castello, ricorda il ruolo chiave della università fondata nel 1386. A Heidelberg sono legati il filosofo dell’idealismo tedesco Wilhelm F. Hegel, il teorico della sfera pubblica Jürgen Habermas, e Hanna Arendt, famosa per i suoi scritti sul pluralismo e sul totalitarismo.

LA VIVACE CITTA’ DI AUGUSTA, IN BAVIERA, fondata durante il regno dell’imperatore Augusto, fin dal I secondo d.C. è attraversata dalla consolare via Claudia Augusta che collega la Pianura Padana alla piana del Danubio. Vi troviamo Fuggerei, il primo progetto di edilizia popolare al mondo, fondato nel 1521 da un ricco commerciante locale formatosi però a Venezia (infatti l’aspetto della cittadella rimanda alla città lagunare). L’iniziativa è ancora attiva a beneficio degli indigenti e il canone d’affitto è rimasto invariato nei secoli (0,88 euro mensili). La via Claudia Augusta è anche un fantastico percorso ciclabile che attraversa tre stati, valicando le Alpi al Passo di Resia.

SONO INFINE MOLTI I CASTELLI E LE CINTE murarie, ma anche i cimiteri di guerra, che testimoniano il passato turbolento del nostro continente. La città olandese di Arnhem piange nel cimitero di Oosterbeek 1770 soldati alleati caduti nel 1944 nel tentativo di passare il Reno. A marcare l’antica frontiera tra Austria ed Engadina (Svizzera), sorge nel bel mezzo di un fitto bosco l’impressionante castello di Altfinstermünz che sovrasta la gola creata dalle impetuose acque dell’Inn. Tra i meleti della Val Venosta spunta la cinta muraria di Glorenza/Glurns, risalente al XVI secolo ma ancora intatta. Fortunatamente, frontiere, dogane e guerre sono solo un lontano ricordo nell’Europa di Schengen.

SE VI E’ VENUTA VOGLIA DI PARTIRE, vi starete chiedendo di cosa avrete bisogno per pedalare sulla lunga distanza. Viaggiare in bici è incredibilmente flessibile, ma il livello di comfort che caratterizzerà la nostra avventura dipenderà da tre scelte importanti: il tipo di bici, l’alloggio e il rifornimento. Una bici da corsa permette di muoversi sull’asfalto in agilità ma le nuove «gravel», un ibrido tra bici da strada e mountain bike, regalano stabilità e sono performanti anche sullo sterrato. Una bici «gravel» è la soluzione ideale per il viaggio descritto qui, ma per la strada si notano anche numerose e-bikes, e le stazioni di ricarica sono frequenti. La seconda scelta riguarda l’alloggio: tenda o b&b? Campeggiare accresce flessibilità e avventura ma aumenta esponenzialmente anche il peso da portare (e ce ne potremmo pentire sulle Alpi). ll terzo compromesso riguarda il bagaglio: sono molti tipi di borse impermeabili disponibili sul mercato. Per pedalare da Amsterdam a Venezia due borse da portapacchi e una borsa da manubrio per una quindicina di chilogrammi a testa hanno permesso di arrampicarsi su salite anche ripide senza troppa fatica.

L’ATTREZZATURA PER CUCINARE on the road e una caffettiera, poi, hanno regalato preziose soste ristoratrici lungo la via. Necessario infine un buon ciclocomputer wireless con GPS su cui caricare il percorso di giorno in giorno, avvalendosi di una guida delle molte sul mercato. Buona pedalata!

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