Una parabola circondata da fascino e mistero attraverso i secoli
SCAFFALE «Vampyr. Storia naturale della resurrezione», di Francesco Paolo De Ceglia per Einaudi
SCAFFALE «Vampyr. Storia naturale della resurrezione», di Francesco Paolo De Ceglia per Einaudi
Francesco Paolo De Ceglia, che insegna Storia della Scienza all’Università degli Studi di Bari, ha pubblicato per Einaudi, nella prestigiosa collana storica, un saggio di estremo interesse e originalità dedicato ai vampiri (Vampyr. Storia naturale della resurrezione, pp. 416, euro 34,00).
IL FENOMENO del vampirismo è esploso nel Settecento nella Moldavia, dilagando ben presto in tutta l’Europa Orientale. L’idea dei morti viventi dall’aspetto terrificante si era diffusa così velocemente da comportarne la legittimazione da parte di studiosi e letterati. I filosofi illuministi, con l’appoggio della Chiesa, iniziarono una lotta senza tregua contro credenze e superstizioni. Voltaire negava l’esistenza reale di questi fantasmi, attribuendoli a cause psicologiche, alla fantasia della povera gente, gravata dalla miseria e dall’ignoranza. Il vampiro diveniva anche la risposta metaforica alle trasformazioni sociali e allo sfruttamento da parte del nascente sistema capitalistico. Il Romanticismo rivaluterà il vampiro attraverso la figura dell’eroe byroniano, collegandolo al tema della nostalgia della vita e della melanconia.
IL VAMPIRO non si configura più come oggetto di superstizione da combattere, m diviene una figura centrale di numerosi romanzi in un clima gotico e romantico, come il protagonista della novella di Polidori Il vampiro, il cui protagonista è un mondano frequentatore dell’alta società, direttamente ispirato a Lord Byron stesso che aveva la fama di spietato seduttore.
Il motivo ricorrente è altrove quello della defunta innamorata, come nella Fidanzata di Corinto di Goethe, che ritorna nella notte per ricongiungersi con la persona cara. Così, la figura del vampiro, grazie al suo fascino gotico legato alle universali tematiche della vita e della morte, ha dato luogo a una tradizione letteraria, artistica e cinematografica. Il vampiro è in genere un essere immortale che si nutre di sangue, il quale trascorre la sua esistenza circondato dalle tenebre della notte: favorito così dall’oscurità nell’uccidere le sue prede, rifugge tuttavia la luce del giorno perché essa è per lui letale.
QUESTI SONO pressoché i tratti canonici di ogni vampiro presente in letteratura, così come nel cinema. Considerato il vampiro per eccellenza, Dracula di Bram Stoker assume nella nostra mente le immagini che soprattutto il cinema gli ha donato rendendolo più «reale»: quella della creatura dalle sembianze demoniache del Conte Orlok protagonista di Nosferatu, film muto del 1922. Passato al vaglio della scienza, il vampiro ha generato un’ondata di psicosi collettiva senza eguali in Europa. Le ondate di peste che funestarono il vecchio continente furono imputate ai vampiri, rei di trasmettere il fatale morbo attraverso il morso. Questa credenza si diffuse in particolare nell’Est Europa, dove il vampiro era noto come Nosophoros, ovvero portatore di malattia.
Oggi si parla di vampirismo clinico per identificare il bisogno compulsivo di entrare in contatto con il sangue. Molti psicologi o psichiatri trattano questo disturbo nel medesimo modo in cui vengono trattati i soggetti psicotici o schizofrenici. È conosciuto anche con il nome di Sindrome di Renfield coniato da Richard Noll, psicologo clinico e storico della medicina.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento