Lavoro

Una paga da fame: uno su cinque guadagna meno di 9 euro lordi all’ora

Una paga da fame: uno su cinque guadagna meno di 9 euro lordi all’oraLa protesta dei rider a Bologna – Aleandro Biagianti

Una paga da fame In Italia un lavoratore su cinque guadagna meno di 9 euro lordi all’ora. A Sud e nelle isole un terzo è al di sotto della soglia. In commissione lavoro al Senato le audizioni sui disegni di legge sul salario minimo di M5S e Pd che fissano la paga minima a 9 euro lordi o netti. L’emendamento sui rider bocciato alla Camera confluirà nel disegno di legge sul minimo orario

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 14 marzo 2019

L’introduzione di un salario minimo di 9 euro lordi all’ora potrebbe aumentare di 1.073 euro la retribuzione media annuale per 2,9 milioni di lavoratori, il 21% di quelli attivi. Lo ha sostenuto ieri l’Istat nel corso di un’audizione alla commissione lavoro al Senato che sta discutendo i disegni di legge del Pd e del Movimento 5 Stelle sull’istituzione del salario minimo orario. Il primo prevede una misura a nove euro netti, il secondo a nove euro lordi. L’aumento più significativo potrebbe coinvolgere i lavoratori dei servizi, gli under 29 anni e gli apprendisti, ha aggiunto l’Istat.

IN UN PAESE dove un lavoratore su cinque (22%) guadagna meno di nove euro lordi all’ora (quasi un terzo al Sud e nelle isole, al Nord il 19%), il salario minimo andrebbe equilibrato tra esigenze di segno opposto. Se fosse troppo alto «potrebbe scoraggiare la domanda di lavoro o costituire un incentivo al lavoro irregolare» ha ricordato ancora l’Istat. Se fosse troppo basso «potrebbe non garantire condizioni di vita dignitose». Per questo va coordinata «con altri istituti presenti nel mercato del lavoro, non ultimo il reddito di cittadinanza».

DELLO STESSO AVVISO è il direttore della direzione entrate e recupero crediti dell’Inps Maria Sandra Petrotta. Nell’audizione in commissione al Senato ha sostenuto che il salario andrebbe fissato solo al lordo «espungendo ogni riferimento agli oneri sociali, sia quelli a carico del datore di lavoro, sia quelli a carico del lavoratore». In ogni caso, ha aggiunto, per garantire l’applicazione del salario minimo è necessario sviluppare controlli e prevedere sanzioni ai datori di lavoro che non lo rispettano. «Il salario minimo può convivere con la contrattazione collettiva» ha sostenuto nella sua audizione Andrea Garnero, economista dell’Ocse. La misura «non è alternativo alla contrattazione collettiva. In Belgio, Francia, Germania, Olanda o Spagna – ha sostenuto – un salario minimo nazionale convive con una contrattazione collettiva molto estesa. Con l’introduzione in Germania di un salario minimo per legge non si è assistito a una fuga dai contratti collettivi». Fissarlo a nove euro lordi, come pensato dai Cinque Stelle, sarebbe una soglia «tra le più elevate dell’area Ocse», «vicino a quello tedesco», anche se l’economia italiana «è ben lontana da quella della Germania».

L’ISTITUZIONE DELLA MISURA potrebbe tuttavia produrre un aumento per il 25% dei dipendenti delle imprese fino a dieci occupati e del 3% di quelli delle imprese più grandi. Lo ha sostenuto in un’altra audizione il presidente dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) Stefano Sacchi. Un salario minimo lordo di nove euro produrrebbe un aumento di retribuzione del 14,6% con un costo di 4,1 miliardi di euro. Se, invece, la soglia fosse fissata a 9 euro netti l’aumento interesserebbe oltre la meta’ dei lavoratori attivi (il 52,6%) con un costo di 34,1 miliardi. In un paese come l’Italia dov’è forte la contrattazione nel lavoro subordinato Sacchi ha ricordato che una forma di salario minimo esiste «in corrispondenza del minimale contributivo (7,3 euro lordi)».

L’INTRODUZIONE DEL SALARIO minimo in Italia sta sollevando un ampio dibattito nella commissione lavoro al Senato. L’altro ieri è emersa l’opposizione dei sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, mentre l’ipotesi ha suscitato l’interesse di quelli di base, come l’Usb: «in linea generale». I problemi da affrontare sono intrecciati, e non univoci, come del resto emerge nel dibattito politico e giuridico in corso anche in altri paesi come la Francia dove la soglia è stata aumentata in risposta alla mobilitazione dei Gilet gialli. Dopo le audizioni, e l’incontro tra il ministro del lavoro Di Maio e i sindacati di ieri, Cinque Stelle stanno cavalcando il tema, anche per uscire dall’angolo della risacca elettorale in cui sono finiti. Su questo hanno sfidato il Pd a votare la loro proposta definita «di buonsenso».

NEL DISEGNO DI LEGGE sul salario minimo confluirà anche l’emendamento sui rider, bocciato alla Camera. «Pretendiamo l’estensione delle tutele dei lavoratori subordinati – sostiene la Riders Union Bologna – Il governo sta scherzando da otto mesi con i lavoratori».

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