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Una legge per ridare l’onore ai soldati, vittime del militarismo, fucilati nella Prima guerra mondiale

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Prima guerra mondiale Lettera aperta a Roberta Pinotti, presidente della Commissione difesa del Senato

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 21 novembre 2020

Gentile Presidente Roberta Pinotti, sono passati più di due mesi dall’invio il 6 settembre di una lettera in cui sollecitavo la discussione del disegno di legge 991 sulla restituzione dell’onore ai soldati fucilati nella Prima Guerra a causa di sentenze inique dei Tribunali militari speciali.

Sono accadute molte cose. Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato all’unanimità un ordine del giorno nel quale si ripercorre la vicenda storica di un episodio accaduto a fine giugno del 1916 sui monti della Carnia che portò alla condanna a morte di quattro alpini (Basilio Matiz, Silvio Ortis, Giovanni Battista Coradazzi, Angelo Massaro) e che ancora vive nel ricordo della popolazione e chiede quindi che quella ferita venga sanata.

Il 1° luglio 2016 nel centenario della fucilazione si svolse una cerimonia davanti al cippo che ricorda la tragedia con le orazioni civili dello storico Guido Crainz e del Presidente Franco Marini. La ricerca di una soluzione all’insegna dei valori di giustizia e umanità è iniziata più di venti anni fa sulla base anche del fondamentale volume di Forcella e Monticone, “Plotone di esecuzione”, pubblicato agli inizi degli anni Settanta.

Il 12 ottobre è iniziato un digiuno collettivo che prosegue e la catena intende proseguire fino all’approvazione della legge. Ho iniziato io la staffetta per tredici giorni e si sono susseguiti finora esponenti della politica, della cultura e del movimento pacifista e nonviolento. È un modo per ricordare il dovere di costruire dopo cento anni una memoria che tenga assieme le contraddizioni. Ho curato la pubblicazione di un racconto scritto da un italo americano, Silvio Villa, nel 1919 dopo il ritorno negli Stati Uniti sulla esperienza di un amico ritrovato al fronte.

Ho curato la pubblicazione di “Un episodio di guerra” con una introduzione intitolata “Eroi e disobbedienti”, e il motivo è legato a una coincidenza che deve far riflettere. Nel marzo 1916 morì sul Pal Piccolo, una montagna di fronte a quella che sarà oggetto dell’accusa di insubordinazione, Aldo Rosselli il maggiore dei fratelli Carlo e Nello. Il mio sforzo è di tenere insieme la memoria di un interventista mazziniano e quella di montanari e contadini mandati al fronte spesso inconsapevoli.

È possibile? Il disegno di legge della senatrice Tatiana Rojc alla cui redazione ho collaborato, risponde all’esigenza di fondo che è quella della restituzione dell’onore a tutte le vittime della guerra, comprese quelle del militarismo più ottuso. La Repubblica, in forza dei principi della Costituzione e in particolare dell’articolo 27 che non ammette la pena di morte in nessun caso, può assumere questa scelta, già compiuta da altri Paesi coinvolti nel conflitto di cento anni fa.

Siamo giunti al momento decisivo. Si sono svolte le audizioni ed è al lavoro un Comitato ristretto e davvero penso che ci siano le condizioni perché il provvedimento possa essere esaminato dalla Commissione Difesa per poi essere affidato all’Aula.

Il 4 Novembre a Cercivento si è svolto un ricordo intenso della storia che è raccontata in un commovente film e rappresentata in una piece teatrale, con la partecipazione di una rappresentanza dell’Ana. È il segno che si può decidere con uno spirito di condivisione.

Potrebbe aleggiare la riserva mentale che questo tema, in piena crisi da pandemia, non sia una priorità. Al contrario sono convinto che nel fuoco delle difficoltà il Parlamento possa esprimere la capacità di affrontare anche temi scomodi, di diritti e di libertà; ricordo spesso l’esempio fornito nel maggio del 1978, quando pochi giorni dopo il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, vigliaccamente ucciso, fu approvata la legge 180 per la chiusura dei manicomi e quella sull’aborto. Qualcuno avrebbe potuto dire che di fronte al terrorismo non bisognava occuparsi di altro. Per fortuna non fu così e la politica fu capace di esprimere il meglio. Conto davvero sulla sua sensibilità e Le invio un cordiale saluto e un augurio di buon lavoro,

Leggi la risposta della Presidente Roberta Pinotti sul manifesto del 27 novembre 2020

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