Una «laica santità» nel parcheggio di un supermercato
A teatro In «Rumba», il suo nuovo spettacolo per Romaeuropa, Ascanio Celestini immagina la vita di San Francesco oggi
A teatro In «Rumba», il suo nuovo spettacolo per Romaeuropa, Ascanio Celestini immagina la vita di San Francesco oggi
La volta scorsa era stato Pasolini l’interlocutore che Ascanio Celestini si era scelto ed elaborato come percorso poetico e politico del suo spettacolo nel nostro oggi. Quest’anno è Francesco d’Assisi che l’artista romano, con la sua poesia e la sua inimitabile verve «in levare», prende come compagno di viaggio. O di danza (delle parole e dello spirito) perché il titolo dello spettacolo è proprio Rumba, sottotitolo «L’asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato» (appena andato in scena al Parco della musica nell’ambito degli ultimi giorni di programmazione di Romaeuropa festival).
SOLO come sempre in scena, accompagnato solo dal suo interlocutore musicale (non certo semplice accompagnatore) Gianluca Casadei che alterna la fisarmonica alla tastiera, Celestini intraprende un percorso personalisssimo, come è nel suo stile, attraverso la laica santità di Francesco. Il suo rifiuto di ricchezze e privilegi, e anche di umani piaceri, per scegliere un rigore, morale e umano, che gli fa leggere attraverso l’amore il mondo intero, senza impedirgli per altro di vederne gli errori e gli orrori. Per cui l’intero percorso del poverello di Assisi viene riletto alla luce di oggi, raccontando e suonando le sue eventuali attuali scelte, «obbligate» come spesso a ciascuno oggi capita, e che ciascuno si trova ad affrontare, tali e quali a otto secoli fa, appunto anche nel «parcheggio di un supermercato», come il sottotitolo esplicita.
Su questo binario ci sono diversi momenti di grande godimento: Celestini è maestro del paradosso giocato attraverso la finta ingenuità, lo stupore davanti alla meraviglia che la stranezza, o anche l’assuefazione a certi schemi di valore, produce in un animo candido, o ingenuo, come la creatura umana (non solo l’artista) tende per natura a recepire.
Solo come sempre in scena, intraprende un percorso personale intorno alla figura del Poverello d’Assisi
CON GRANDE leggerezza, ma pure tenendo ben stretto in mano il filo di questa suggestione, l’artista continuamente pone lo spettatore davanti alla sorpresa di riconoscere nelle eroiche buone azioni del santo, ai suoi tempi e nella leggenda, con le notizie spesso drammatiche che oggi ad ogni momento ci giungono e ci troviamo ad affrontare. Notizie che hanno scale di valori e di importanza difficili da scalfire, come ci insegna la storia con tutte le sua possibili variazioni. Che ad ogni momento si riannodano, nel racconto suadente di Celestini, in un flusso continuo, un alternarsi di valori e verità che continuamente ci possono suonare caduchi se non falsi,
Come una Rumba (indicata fin dal titolo) davvero si srotola e si riavvolge questa danza di valori e di scelte che nelle repliche potrà guadagnare di smalto e icastica «aggressività», forse adesso ancora in qualche modo temperata dall’occasione per cui è nata (Greccio 23 nell’ottavo centenario della prima rappresentazione del presepe di San Francesco).
RISPETTO ad altre famose rappresentazioni del poverello di Assisi (come ad esempio il primo bel Francesco di Liliana Cavani, quello con Lou Castel, solo per fare un esempio), la visione dello spettacolo è molto forte e puntuta: l’occhio all’oggi si fa a tratti più forte di ogni oleografia celebrativa, ma a fianco a quella severità morale, Ascanio accumula scopertamente tanti flash, comici, e qualcuno magari anche banale, ma spesso comunque inquietanti, di come risulterebbe la presenza di quella mitica figura oggi, con i suoi valori e le sue scelte. Anche nel parcheggio di un supermercato appunto, dove certo risulterebbero (e risalterebbero) di un altro mondo, ma che dal passato potrebbero prefigurarci forse un miglior futuro.
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