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Una guida utile per chiarire dubbi e false credenze sulla crisi climatica

In poco più di 200 pagine Guida Rapida alla fine del mondo, Tutto sulla crisi climatica e come risolverla (Castelvecchi, 2022) riesce a condensare informazioni utili a chi vuole avvicinarsi […]

Pubblicato più di un anno faEdizione del 19 gennaio 2023

In poco più di 200 pagine Guida Rapida alla fine del mondo, Tutto sulla crisi climatica e come risolverla (Castelvecchi, 2022) riesce a condensare informazioni utili a chi vuole avvicinarsi al tema e interessanti spunti per chi ne ha dimestichezza. «E’ un libro – ha spiegato il curatore Lorenzo Tecleme – nato con lo scopo di uscire dalla bolla», in cui le autrici e gli autori affrontano il denso argomento della crisi ecologica sciogliendo, «in modo semplice ma non semplicistico», i nodi che la costituiscono. «Ce la faremo?» Si chiede Giovanni Mori, ingegnere energetico e ambientale, parlando delle conseguenze dell’aumento della temperatura globale di 1,5 gradi, da cui non siamo distanti, con i ghiacciai più importanti già a rischio di estinzione ed eventi climatici estremi, moltiplicatori di conflitti, sempre più frequenti.

LA SFIDA E’ GRANDE, ma, come ricorda il responsabile delle Politiche nazionali di Eccø Luca Iacoboni parlando delle misure di adattamento e mitigazione, possiamo intravedere nella transizione anche un’opportunità. Le parole chiave del cambiamento, risparmio, efficienza e rinnovabili, non possono prescindere da un’idea di società liberata da dominio e sfruttamento, come evidenzia nel capitolo Classe, genere, etnia Martina Comparelli, portavoce nazionale di Fridays For Future Italia. Il movimento, alle cui istanze il libro è vicino, è riuscito a focalizzare l’attenzione del pubblico sulla crisi climatica, rivendicando la pressione collettiva popolare come unico mezzo per cambiare le cose.

IN UN MONDO DOMINATO dai combustibili fossili, causa del 75% delle emissioni, con singole aziende con «un livello di emissioni più elevato del Paese in cui hanno la sede», (in Italia nel 2020 la sola ENI ha prodotto 439 milioni di tonnellate di CO2 equivalente) il libro sottolinea che l’azione individuale, per quanto importante, da sola non basta se non è accompagnata da politiche radicali. Come quelle che incentivino il passaggio dei trasporti da «beni da possedere a servizi di cui avvalersi», scrive Gaia Pedrolli, insegnante e attivista, suggerendo la riduzione dei chilometri: «Quelli percorsi dalle merci, che spesso vengono prodotte e assemblate in Paesi diversi per massimizzare i profitti».

I GOVERNI CONTINUANO però a mostrare la loro inerzia. Lo dimostrano le politiche comunitarie, quella agricola in primo luogo, che nonostante i buoni propositi espressi nel Green Deal non è riuscita a smarcarsi dal modello industriale e negli ultimi 7 anni, secondo un’analisi della Corte dei Conti Europea, non haregistrato alcun calo di emissioni, ricorda Simona Savini, campaigner agricoltura di Greenpeace Italia.

I «NEMICI DELLA TRANSIZIONE» sono molteplici, come riassume la giornalista e vicepresidente di Fairwatch Monica Di Sisto, che ripercorre le tappe scandite dai summit verso «una economia verde ad alta intensità tecnologica e finanziaria, concentrata in pochissime mani», in cui la natura diviene asset a beneficio dei giganti finanziari, dimostrando «la capacità delle imprese di imporre le proprie priorità nell’agenda pubblica».

TRA LE STRATEGIE UTILIZZATE dalle Corporation ci sono la diffusione di false credenze sulle possibili soluzioni e il demandare tutto al solo gesto individuale in una modalità che «non solo incorpora perfettamente il discorso sull’emergenza climatica all’interno del punto di vista dominante, quello dell’individualismo neoliberista», scrivono Lorenzo Zamponi, assistant professor di Sociologia alla Normale Superiore di Pisa e fondatore di Jacobin Italia e Jacopo Custodi, ricercatore alla Scuola Normale Superiore di Firenze, «ma per di più diffonde scetticismo sulle possibilità di affrontare l’emergenza».

CHE FARE, DUNQUE? «La buona notizia che emerge è che evitare gli effetti peggiori della crisi significa ripensare insieme un mondo più giusto», evidenzia Tecleme: «Se tante persone si uniscono, è possibile contrapporsi ai grandi interessi».

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