Due giorni fa Luciana ed io eravamo sul mio balcone a respirare qualche folata di vento che questa avara estate ci ha regalato; tanto più piacevole in quanto le mani esperte e la gentilezza di un amico avevano fatto sì che la brezza selezionasse il profumo delle petunie dal cattivo odore di un blocco di cassonetti che adornano l’entrata della mia casa.

LUCIANA E IO eravamo le due classiche vecchie signore che affettuosamente parlano di se stesse, perché l’età ha portato lei ad avere cinque anni meno di me: compie i 90 anni oggi. E mentre io sono sfuggita a tutti miei anniversari, lei è andata incontro anche a questo suo con allegria e ottimismo: m’è capitato di osservare, mentre parlava, che tornava sempre su un aggettivo che a me non sarebbe mai venuto in mente: meraviglioso.

Meravigliosa in particolare la sua ultima scappata per l’Italia a un convegno di studenti all’Isola Capo Rizzuto, meravigliosi erano stati i ragazzi, meraviglioso il castello e meraviglioso il mare che li aveva accolti. Mi è venuto in mente quando sono arrivata a Roma nel 1963; allora Luciana, che non era solo molto carina ma proprio quello che noi ragazze definivamo uno schianto, era infelicissima perché a trent’anni considerava finita la giovinezza. Da allora, è passato un bel pezzo ma lei non considererà mai finita l’avventura di una vita che continua a dire «meravigliosa».
Anche io guardo la mia con indulgenza, ma con minore entusiasmo; eppure neanche a lei sono mancate le ore difficili che caratterizzano un po’ tutte le vite. Soltanto che ogni volta le circostanze che incontra la entusiasmano, mentre il mio giudizio è assai meno positivo. Eppure tutte e due non vorremmo aver avuto una vita diversa, anzi sempre più spesso ci capita di giudicare quella che abbiamo avuto come una straordinaria fortuna che è toccata a noi invece che ai più anziani o ai più giovani.

Le tappe sono sempre per me e per lei le medesime, perché abbiamo trascorso assieme quasi tutta la vita in un partito che, bizzarramente, consideriamo una fortuna aver incontrato; cosa che non tutti i più vecchi avrebbero detto e credo quasi nessuno dei più giovani direbbe oggi. Per conto mio poi, ho incontrato in lei non solo l’amica della vita, ma la sua stessa vita che come sempre ha messo a disposizione degli altri: avevo appena perduto mia madre, e trovavo la sua, la Lisetta che molto ha amato come me.

CONOSCERE Luciana significa partecipare anche a una vicenda famigliare, una tavola cui mangiare e un letto in cui dormire. Perfino il profumo delle petunie è una costante sua e mia fin da Venezia, dove abbiamo passato parte dell’infanzia: non so perché a me ne sia venuto un carattere insofferente e brontolone, a lei una continua e ricorrente positività. È vero che Luciana ha l’abitudine di confrontare questi nostri anni maturi a quelli della nostra giovinezza, e derivarne un giudizio decisivo sull’epoca storica in cui ci è capitato di trovarci, e non è solo un problema di circostanze ma di carattere.

Così succede che tutto le vada bene: se ha due figli, sono splendidi e riescono in tutto. Se poi fossero anche d’accordo con lei, sarebbe eccessivo e in ogni nuova impresa si può gettare di nuovo l’energia di tutta la vita. Non che se ne esca sempre felici, ma l’energia di Luciana le permette sempre di ripartire da capo e impegnare di nuovo tutta se stessa, molto perdonando a chi non ce l’ha fatta a seguirla: «Del resto sono infelicissimi, sicché gli sconfitti meritano più pena che rimproveri».

E di noi stesse che cosa diremo? Io borbotterò e farò l’elenco delle occasioni mancate, lei farà l’elenco delle giornate felici e delle occasioni riuscite: è stato meraviglioso, abbiamo avuto la fortuna di esserci. È stato meraviglioso! Meravigliosa è in ogni caso la sua capacità di impegnarsi senza perdere mai l’occasione di tentare: significa utilizzare tutte le possibilità che si presentano, non perderne neanche una. Luciana è questo, quando guarda dietro di sé vede una cosa scintillante di potenzialità, che siano sempre anche successi è cosa che ci si augura.
Quel che è sicuro è che ne viene una vita piena: mi ha detto che di recente un suo articolo molto – non so se si possa più dire – «fraterno» per Berlinguer ha suscitato il furore sui social network, tra i quali non pochi amici: oggi è più facile addossare agli altri delle responsabilità che non assumersele allegramente. E questo è proprio «meraviglioso».