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Una frenetica scorribanda nel golfo napoletano

Una frenetica scorribanda nel golfo napoletano

Note sparse «Le nuove avventure di capitan Capitone», il terzo capitolo della «saga marinara» di Daniele Sepe

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 11 marzo 2020

L’indisciplinata ciurma dell’unico e indiscusso corsaro partenopeo, ossia Daniele Sepe, si presenta con fischi, zumpa-pa, coretti e orchestra rutilante, omaggiando i propri antenati, L’Armata Brancaleone di Gassman e Ndringhete ndrà, classico del 1895 in questa frenetica scorribanda nel golfo napoletano.
Le nuove avventure di capitan Capitone è il terzo capitolo della saga marinara imbastita dal fiatista estremista di Port’Alba con l’aiuto dei suoi fidati «fratelli della costa» (titolo del primo disco) e «parenti delle sposa» (il secondo) ossia Stefano Bollani, Hamid Drake, Paolo ShaOne, Valentina Cenni, Lavinia Mancusi, Maurizio Capone, Simona Boo, Mimì Caravano e tantissimi altri, «più di cento marinai e sirene che suonano per voi», tutto autoprodotto grazie al crowfunding (con libretto di 24 pagine con testi e traduzioni), distribuito da Good Fellas.

Il vascello pirata riprende la rotta del pantheon internazionalista, mettendo insieme alcuni Ciccio Formaggio dei giorni andati, Il trombettiere di Custer, l’emigrante cilentano Giovanni Martino poi John Martin al seguito del generale Custer, da Sala Consilina a Little Big Horn sulle note di un’inebriante country & western sognando il caciocavalleggeri col cattivissimo Abu Tabela, deformazione asiatica di Paolo Avitabile, sottufficiale del battaglione di Murat poi capitano di ventura in Persia e diventato generale dell’esercito sikh di Ranjit Singh, l’unico in grado di pacificare l’Afghanistan (diteglielo a Putin e Trump) nel 1835 con metodi feroci, processi sommari e conseguenti fucilazioni e impiccagioni tanto che gli inglesi lo premiarono con un gruppo di vacche Jersey, quelle che produssero il liquido necessario al famoso fiordilatte di Agerola, il luogo dove il militare onusto di gloria venne a riposarsi ed è attualmente ricordato da un magnifico sentiero col suo nome. Il rap di ShaOne lo rievoca arrampicandosi sulle armonie orientali, tra marajà e sitar.

GRAN VOGLIA di suonare insieme, d’improvvisare e di scherzare (la presa in giro dei messaggi vocali dei famosissimi e la parodia di Lapo&Gonzalo) con alcuni pezzi trascinanti come Chesta è a vita mia, un diavolo di blues elettrico o Il corpo morto, un contagioso zibaldone zappiano e una nuova direzione, quella dei marmocchi. «Capitan Capitone ha colpito la fantasia dei più piccoli, e sempre più spesso mi sono ritrovato in prima fila – confessa Sepe – una ’chiorma’ di bambini vestiti da pirati che volevano conoscere il Capitano; molti brani di questo album sono stati realizzati per loro, e cosa più importante, con loro». Così le voci bianche s’aggarbano in Se sei tu il mio vero amore, una canzone scritta negli anni ’70 dal cantautore portoghese Victorino, stesso luogo per il tradizionale Ondas do mar de Vigo e i profumi lusitani investono anche Core ‘e pappavalle, una favoletta mediterranea di Bollani e Cenni. Marenare è la libera traduzione di una antica canzone francese di pirati, Le grand Courier.

E si conclude con altri immigrati discriminati, Zingari, esercizio di memoria per un popolo senza nome, fisarmoniche e stagnari, liriche appuntite e fanfare balcaniche, con il lunghissimo elenco di attori, sportivi e artisti di etnia rom e sinti, tutti fratelli nostri gitani.

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