Una foresta in cammino verso il futuro
* There’s no calm after the storm è un progetto del fotografo Matteo de Mayda che indaga le conseguenze a lungo termine di un evento metereologico estremo come la tempesta Vaia e l’equilibrio fragile tra l’azione dell’uomo e la tenuta degli ecosistemi. Dopo anni, le conseguenze della tempesta Vaia sono ancora visibili e tangibili. I versanti di alcune montagne sono ancora brulli. I boschi che restano sono invasi dal Bostrico tipografo, un coleottero parassita che si ciba di legno. Senza le piante, è venuta a mancare una protezione contro le frane e le valanghe. Il progetto realizzato in collaborazione con il giornalista Cosimo Bizzarri e il dipartimento TESAF dell’Università degli Studi di Padova potrà essere visitabile presso il piano terra dell’edificio Pentagono del Campus di Agripolis a Legnaro (PD) dal 30 ottobre al 30 novembre 2023.
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Dagli anni ’80, gli alti faggi e abeti che svettano nella storica foresta del Cansiglio osservano l’impegno quotidiano di attivisti e associazioni in difesa di quei 7500 ettari ricchi di biodiversità naturale e storia umana, fra le province di Belluno, Treviso e Pordenone. Una delle più antiche foreste pubbliche, tale dal 923 (non è un refuso).
COME OGNI ANNO IN AUTUNNO, il 12 novembre centinaia di persone si sono ritrovate a percorrere un anello di 10 km fra strade forestali e troi (sentieri), camminando sotto un generoso sole e sopra un tappeto di foglie di faggio gialle, arancioni e brune. Nei decenni, le parole d’ordine Il Cansiglio non si tocca e Il Cansiglio non è in vendita hanno accompagnato pacifiche ma tenaci lotte che hanno scongiurato stravolgimenti, contribuendo anche a far attribuire alla foresta gli status di protezione europea: Sic (sito di interesse comunitario), Zps (zona di protezione speciale) e Zsc (zona speciale di conservazione) di Rete Natura 2000. «Non siamo stati «quelli che dicono solo no», sottolineano gli organizzatori della marcia, Toio de Savorgnani già presidente di Mountain Wilderness e Michele Boato presidente dell’Ecoistituto del Veneto.
PREVENIRE, PROPORRE, COINVOLGERE: il cammino sul Cansiglio è stato nei decenni tante cose. Corteo di protesta, presidio per la salvaguardia, monito ai decisori, giornata di alleanza con altre lotte, seminario di conoscenza, progetti, ore condivise. Stavolta, a partire dal villaggio cimbro di Pian Osteria, passando per Pian Rosada e la Val Bona, è stata costeggiata un’area dove la tempesta Vaia ha colpito duro, nel 2018. In un punto panoramico si ammira il gruppo innevato del monte Cavallo: prima di Vaia gli alberi fitti lo nascondevano alla vista. «I faggi, però, sono in piedi; hanno resistito meglio degli abeti, affermatisi per motivi economici su tutte le Dolomiti, a partire dal 1800. La logica della monocoltura forestale, con poche specie ma di maggior valore economico», spiega Toio de Savorgnani.
LE FAGGETE DEL CANSIGLIO furono strategiche per la Repubblica di Venezia: il legno ideale per fabbricare i remi delle galee. Fu una gestione attenta e non distruttiva della foresta, chiamata allora Canseja ma anche «prezioso gioiello». Nel 1861 il Cansiglio diventò foresta demaniale inalienabile, divisa oggi fra gestione statale e regionale. Durante il secondo conflitto mondiale è stato quartier generale dei partigiani.
EDUCATORE AMBIENTALE, GIARDINIERE E ATTIVISTA, Toio de Savorgnani, di padre friulano e mamma cimbra, con il suo libro Cansiglio Nostra Signora traccia un filo rosso fra la foresta nella quale lavora e milita dagli anni 1980, e altri boschi nel mondo. Fatti accaduti e personaggi magici, piante superiori ed eterni licheni, radure ombrose e lame (stagni), silenzi e fruscii, animali grandi e scoiattoli dalle «commoventi manine». E per i boscaioli cimbri, minoranza etnico-linguistica di origine tedesca stanziatisi secoli fa nel Nord-Est, una vita di fatica, forza, freddo. Gente, però, che in tempi di analfabetismo sapeva leggere e scriveva poesie.
L’IMPEGNO DEGLI ULTIMI DECENNI per e con l’antica foresta comincia nel 1987 – come spiega il libro Quelli delle cause vinte. Contro il possibile ampliamento sul versante veneto del comprensorio sciistico friulano di Pian del Cavallo, dopo interrogazioni regionali, pareri negativi dell’agenzia regionale foreste e una minuscola azione diretta ripresa dalla stampa, l’8 novembre lassù marciano duemila persone. Seguono ricorsi legali e un processo. Da lì non si fermano più, Mountain Wilderness ed Ecoistituto, insieme a Cai, Lipu, Wwf, Legambiente, Lac. Nel 2012 la regione depenna il progetto. Nel frattempo, a metà anni 1990, post guerra fredda, si impedisce che la disattivata stazione radar della Nato sul monte Pizzoc diventi una stazione sciistica invernale e si fermano quattro tentativi di vendita irregolare della ex base militare di Pian del Cansiglio e di un antico albergo. Niente svendite.
AGLI INIZI DEL 2000, GIÙ LE MANI DAI CERVI. Erano tornati in modo fortuito nella foresta dopo secoli di assenza a causa della caccia, pur illegale. Il mondo venatorio insiste e le autorizzazioni all’abbattimento arrivano. Ricorda Michele Boato: «Noi ambientalisti denunciamo il futuro macello a cielo aperto, il Corriere della Sera parla di foresta trasformata in mattatoio; in Europa si diffonde lo scandalo. Temendo di pagare un prezzo alto in termini di consenso, politici e funzionari lasciano perdere. Settecento cervi salvi».
NEL 2012, SUL MONTE PIZZOC (1507 metri), nel punto d’incontro fra due importanti rotte di uccelli migratori, si vuol fare un parco eolico. La massiccia protesta solleva un dibattito, la stampa anche diocesana si mobilita, insieme a vari esperti. Si prende tempo. Il verdetto finale lo dà l’anemometro: il vento non basta.
OGGI E DOMANI, IL CANSIGLIO COME BUON ESEMPIO? I militanti ragionano sulla nuova realtà, nella quale gli eventi estremi sono diventati normali. Vaia sulle Dolomiti ha distrutto in un colpo decine di milioni di alberi. E il bostrico, un coleottero che in condizioni normali colpisce e rovina un albero ogni tanto, grazie alla tempesta è diventato un’epidemia, colpendo anche gli alberi sani. «Nel giro di pochi anni i boschi delle Dolomiti saranno ben diversi… In Cansiglio per fortuna c’è stata la risposta immediata dei gestori forestali e il parassita è stato arginato. Ma le regole forestali vanno riviste dovunque. E quest’antica foresta può essere un esempio di lungimiranza», afferma l’ambientalista.
«NON È IRREGOLARE QUELLO CHE VIENE FATTO al Cansiglio quanto ai piani di taglio, che sono monitorati, continua Toio. Ogni anno la biomassa totale del legno aumenta, in termini di metri cubi, nonostante il prelievo. Si chiama «ripresa». Ma la conservazione ecologica del bosco deve diventare sempre più prudente». Un cambio di mentalità da parte di tutti.
LA MULTIFUNZIONALITÀ DEL BOSCO è la proposta per il futuro, sostiene ormai anche la gran parte del mondo scientifico. I boschi in piedi nutrono il suolo, assorbono anidride carbonica e regalano ossigeno, consolidano le pendici, alimentano il ciclo dell’acqua, sono il luogo della maggiore biodiversità e anche del benessere, nel senso di attività per la salute. Al progetto Benessere in foresta si stanno dedicando studi universitari. In giugno, il festival forestale Cansiglio in vita, organizzato dal gestore regionale Veneto agricoltura e da diverse università, ha richiamato mille persone. Anche lo sviluppo dei prodotti forestali diversi dal legno può aiutare un’economia ecologica, dove il taglio è meno centrale. E dove i vecchi alberi patriarchi sono rispettati anziché essere visti come ostacoli. «In alcune aree della Foresta nera tedesca, si fanno solo tagli sanitari e conservativi, e non c’è pregiudizio per i redditi dell’area», dice de Savorgnani.
IN QUESTO NUOVO APPROCCIO, LE STRADE FORESTALI esistenti bastano e avanzano. Anche se «con l’emergenza post Vaia, si stanno investendo risorse per opere costose, spesso inutili e dannose». Prossimo appuntamento: un convegno sulla gestione del Cansiglio, agli inizi del 2024.
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