Una firma digitale vuol dire partecipazione
Legge elettorale Due riforme per la democrazia
Legge elettorale Due riforme per la democrazia
Tutto, in queste prime battute di lavori parlamentari sulla legge elettorale, lascia presagire il peggio. Tra sistemi ibridi, listini bloccati per puntellare incerte leadership, soglie che salgono e scendono per sbarrare la strada ora a questo ora a quello, difficilmente la nuova legge elettorale segnerà per le nostre istituzioni in crisi di credibilità un passo di avvicinamento ai cittadini.
Per questo è ancora più grave che nel nuovo testo base della legge elettorale sia stata cancellata la possibilità per i cittadini di firmare in modalità digitale per la presentazione delle liste e la facoltà per i sindaci di delegare i cittadini all’autentica delle firme: due norme che l’ex relatore Andrea Mazziotti aveva inserito nella propria versione, accogliendo così le richieste che come Radicali Italiani gli avevamo avanzato, in continuità con la nostra battaglia per la riforma degli istituti di partecipazione popolare.
Queste due semplici misure consentirebbero di conquistare condizioni minime di praticabilità democratica, non solo per la fase elettorale ma anche per quella referendaria e di iniziativa popolare. Cancellarle – e contestualmente riportare da 300 a 1500 il numero di firme per collegio necessarie a presentare una lista – è dunque un’altra scelta miope, che invece di favorire la partecipazione effettiva dei cittadini alla vita democratica, va esattamente nella direzione opposta.
Come Radicali Italiani ci battiamo da tempo (Mario Staderini ha perfino denunciato lo Stato italiano all’Onu), per riformare le procedure di raccolta delle firme irragionevoli e discriminatorie, che favoriscono i grandi apparati di partito e sindacali, senza mettere al riparo da pratiche illegali. Al contrario, prevedere la modalità digitale sarebbe anche un antidoto al problema delle «firme false».
Ma soprattutto, semplificare le procedure di autentica e consentire di firmare una lista, un referendum, una legge iniziativa popolare online attraverso l’identità digitale – a cui oggi si ricorre per operazioni ben più delicate in ambito giudiziario o fiscale – rappresenterebbe un primo fondamentale passo per garantire ai cittadini pieno accesso agli strumenti di partecipazione previsti dalla Costituzione.
Ci appelliamo quindi a tutte le forze politiche, affinché queste due riforme siano inserite nuovamente nel testo. Non è questione secondaria, ma riguarda la salute della nostra democrazia.
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