Una favela nella stazione della vergogna
Crotone Asylanten accampati dal 2013 lungo i binari e nei vagoni merci, divisi per etnie
Crotone Asylanten accampati dal 2013 lungo i binari e nei vagoni merci, divisi per etnie
Dal 2013 circa 110 tra profughi e richiedenti asilo vivono tra i binari o dentro i vagoni merci abbandonati alla stazione ferroviaria di Crotone. Sono tutti uomini originari di paesi diversi che sopravvivono grazie al cibo portato loro dai volontari del camper «On The Road» mentre si lavano con la poca acqua a loro disposizione. Una condizione determinata da una grave sottovalutazione istituzionale che ha trasformato un’emergenza umanitaria in una vergogna nazionale.
A curarsi di loro ci pensano soprattutto le cooperative Agorà Kroton, Kroton Community e Baobab, e le associazioni Prociv di Isola Capo Rizzuto e Intersos. La stazione ferroviaria crotonese vede una precisa organizzazione ispirata dalle diverse comunità migranti presenti. Subsahariani, afghani e pakistani si ritrovano in zone distinte. I pakistani sono la maggioranza e dimorano nella zona dei vagoni merci dismessi. Camminare accanto a quei vagoni mette i brividi.
Ogni tanto qualcuno spunta da dietro una grata dalla quale fino a qualche anno fa usciva solo mais o grano. All’interno si notano i miseri giacigli fatti di coperte e vestiti, mentre si può solo immaginare il caldo torrido che si prova a vivere d’estate dentro quei loculi di ferro. Il nostro sguardo non può che abbassarsi mentre la vergogna e l’indignazione si celano con fatica dietro un timido sorriso.
Al centro della stazione, in una ex struttura manutentiva, dormono ragazzi africani e afghani, mentre altri connazionali sono accampati sotto un vecchio cavalcavia che domina la ferrovia. Molti subsahariani orbitano invece attorno all’attuale struttura di manutenzione e all’ampio piazzale antistante. È qui che passano le loro notti, tra topi, serpenti e insetti, su letti improvvisati. Ed è qui che si ammalano, nell’indifferenza quasi generale.
Intersos e Agorà Kroton fanno notare che il problema igienico- sanitario principale all’interno della stazione è l’acqua. Le fontanelle pubbliche risultano chiuse, l’accesso alla toilette della stazione limitato e non sono presenti alternative praticabili. I ragazzi in passato raccoglievano le acque reflue per soddisfare, per come possibile, l’igiene personale.
Oggi si riforniscono arrivando alle fontane pubbliche più vicine, percorrendo lunghi percorsi a piedi. L’amministrazione e la Prefettura dovrebbero intervenire celermente, per esempio agendo sulle Ferrovie dello Stato per garantire di concerto condizioni igieniche migliori a partire dalla fornitura idrica, bagni chimici e docce, corredate da un’accurata pulizia dell’area. Ma una spessa coltre di inefficienza impedisce di affrontare la questione in modo serio e definitivo.
Per esempio si potrebbe individuare una struttura di ricovero notturno necessaria per garantire condizioni minime di sicurezza e dignità. Intanto l’impegno del sindaco di Crotone di non procedere ad alcuno sgombero è già un risultato: la priorità è trovare una sistemazione dignitosa per questi ragazzi e non di usare la forza. Intersos a Crotone ha aperto anche un ambulatorio (progetto Mesoghios) per prestare soccorso e assistenza sanitaria ai richiedenti asilo.
Dopo 11 mesi di attività hanno avuto 1.355 accessi, di cui il 54% proviene dalla stazione ferroviaria. Sul totale delle patologie riscontrate più di una su quattro è dovuta alle condizioni totalmente insalubri nelle quali sono costretti a vivere.
Intanto le proposte della peggiore destra xenofoba e razzista non si sono fatte attendere. Forza Nuova, guidata da una signora in precedenza iscritta a Rifondazione Comunista, ha dichiarato di voler organizzare le ronde. Non si capisce bene per fare cosa, considerando che i richiedenti asilo sono facilmente individuabili e tutti presenti in stazione.
Salvini, invece, già alleato coi fascisti di CasaPound, nei giorni scorsi è andato a Crotone a manifestare davanti al Cara di S. Anna e poi alla stazione ferroviaria dove ha fatto sfoggio ancora una volta della sua delirante ansia da esibizione mediatica, presentando il suo pericoloso armamentario xenofobo. Un volgare atto di speculazione politica su una tragedia umanitaria. Basterebbe un po’ di buon senso e buona volontà politica per risolvere il problema. Merce rara di questi tempi.
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