Visioni

Una famiglia perfetta a lezione di sopravvivenza

Una famiglia perfetta a lezione di sopravvivenzaPaul Rudd e Leslie Mann

Al cinema Esce domani nelle sale Questi sono i 40, la nuova commedia (semi) demenziale di Judd Apatow

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 3 luglio 2013

Un home movie da trentacinque milioni di dollari. L’autobiografia (generazionale) è sempre stata, nemmeno troppo velatamente parte delle commedia apatowiana, quell’universo fluido, permeabile, in cui attori e personaggi trasmigrano di film in film, di storia in storia- e che include non solo i titoli diretti dal regista di 40 anni… vergine, Molto incinta e Funny People ma anche quelli di cui è solo produttore. Con gli anni – e i milioni di dollari in incassi che si accumulano- il mondo di Apatow è «cresciuto» insieme al suo pubblico…

Il giro vita dei suoi attori/coetanei si è fatto più rilassato, lo humor più stridente, doloroso e meno demenzial/giovanilistico, le preoccupazioni diverse. Superato il difficile passaggio dall’adolescenza all’età adulta (Molto incinta), adesso ci si interroga su come sopravvivere. È quella la domanda centrale del suo nuovo film, Questi sono i 40, un titolo categorico, sentenzioso,, che potrebbe fare pensare a operazioni temibili, caricaturali, come What Women Want, ma che invece nasconde un film personale, occasionalmente crudele e stranamente vulnerabile.

«Un film come questo insegue un’equazione difficile, e cioè fare un film duro che non sembri così duro: quanto divertenti si può essere rimanendo brutalmente onesti?», rifletteva Apatow, l’inverno scorso, in un’intervista su «Film Comment». Il suo umanesimo spesso dibattuto tra quello sentimentale del coetaneo Cameron Crowe e quello poco sentimentale di Robert Altman (di cui condivide l’istinto per un cinema sfrangiato, meno simmetrico di quello di Crowe) Apatow ama lavorare sui conflitti che si scatenano tra i personaggi e quello che, secondo una sorta di «ideale sociale», ci si aspetta dalle loro circostanze.
I protagonisti di Questi sono i 40 sono Pete (Paul Rudd, in un ruolo da alter ego del regista) e Debbie (Leslie Mann, nella vita la moglie di Apatow). Li avevamo conosciuti in Molto incinta una coppia «modello», con due bambine bionde (le figlie di Apatow, Maude e Iris) in contrapposizione alla coppia totalmente irregolare fatta da Katherine Heigl e Seth Rogen.

Nel nuovo film, che si svolge «sei anni dopo», le loro circostanze sono abbastanza comuni: un matrimonio sostanzialmente felice ma che comincia a riflettere qualche logorio, una situazione di notevole conforto economico improvvisamente a rischio per via della crisi finanziaria, bambine che crescono e che fanno domande difficili, genitori che invecchiano esacerbando gli egoismi e le incomprensioni di sempre…
La miccia che si innesca all’inizio della storia (e il classico rito di passaggio apatowiano) è il quarantesimo compleanno di Debbie, che lei decide di celebrare come se fosse quello dei trentotto anni. Improvvisamente, nella vasta, luminosa, casa californiana, corredata di Lexus, BMW, molteplici iPad e bambine con riccioli più perfetti di quelli di Shirley Temple scatta una situazione di stress, in cui ogni minimo dettaglio è occasione/sintomo di insofferenza: gli esercizi estenuanti a cui i coniugi si sottopongono pateticamente cercando invano di fermare l’usura del corpo, lei che fuma di nascosto, lui che di nascosto mangia dei pasticcini ingrassantissimi, il Viagra che si fa strada nell’armadietto del bagno…..La paura sfrenata che tutti e due hanno della morte. Come quando Roddy Piper si metteva gli occhiali magici nel carpenteriano They Live, gli invidiabili sposi si rivelano un po’ dei mostri.

Non migliora la situazione il fatto che qualcuno sta rubando dal registratore di cassa della boutique di Debbie (la prima sospettata, probabilmente in virtù della perfezione delle sue curve che Debbie guarda con decisa antipatia, è la commessa Megan Fox) e che il business di Pete – un piccolo produttore musicale- dipende tutto da un rockettaro spompato (Graham Parker) a cui lui è ostinatamente devoto. Persino il week end romantico alla ricerca del tempo perduto che decidono di regalarsi si rivela abbastanza un disastro.
In breve, nella vita di questa famiglia picture perfect si fa strada una meschinità avvilente. Bugie piccole e meno piccole, egoismi imbarazzanti, un moralismo piccino nei confronti dei genitori (genialmente interpretati da Albert Brooks e John Lightow)…Apatow offre la sua (vera) famiglia, la sua (reale) agiata esistenza di creativo hollywoodiano, per questo spettacolo poco edificante.
E, così facendo, il suo home movie da trentacinque milioni di dollari diventa quel film duro (anzi, durissimo) ma che non sembra così duro, a cui aspirava tanto. Brutalmente onesto e divertente.

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