L’accelerazione del capitalismo digitale ci ha portato sempre più a vedere all’immaginario cibernetico confinato alla logica del controllo e del dominio antropocentrico, quindi vettore della crisi ecologica. Così facendo rischiamo di perdere un’opportunità: quella di cercare nuove mappature del reale che utilizzando un linguaggio sistemico, senza approccio riduzionista o determinista, provino a descrivere nuove forme di organizzazione e relazione tra agenti, umani e non, all’interno della crisi di Gaia.

Per fornire prospettive in questa direzione, negli ultimi mesi, sono usciti due testi: la fabula speculativa Cronache del Boomernauta di Giorgio Griziotti (Mimesis, pp. 332, euro 20) e il saggio artistico Moleculocracy di Emanuele Braga (Nero, pp. 168, euro 13). La narrazione del primo inizia con l’apparizione all’autore di un viaggiatore nel tempo, che in modo simile all’eternauta di Oesterheld e López viene per raccontare di altri mondi, futuri e futuribili.

IL BOOMERNAUTA dice di essere stato un tempo partecipe a periodi di movimenti e rivoluzioni negli anni ’60 e ’70 del XX secolo, per poi finire a raccontare le sue prodezze sui social, dove si imbatté in una millennial witch, una giovane strega che gettando il suo sortilegio con un potente «Ok boomer» costringe il malcapitato a viaggiare in una nuova dimensione senza tempo, nel quale si trova a fare i conti con un confronto spietato tra quelle che erano le sue visioni e convinzioni politiche con un ambiente in continua accelerazione, pieno di strani neologismi e acronimi, come la Gov Q o Governance Quantistica, che subentra negli anni ’70 del XXI secolo alla Gov Neolib, mentre l’epidemia nekomemetica che ha reso Gaia invivibile.

PER RISPONDERE ALLA CRISI, l’elite sta progettanto la Grande Fuga, l’esilio della classe privilegiata della Terra su una colonia spaziale, presentata come inizio della colonizzazione umana dello spazio. Ma la crisi di Gaia sarà per la Sfera Autonoma un’occasione per sviluppare Tecnologie di Affetti Multispecie (Tam) e dare origine a un movimento di semio-hacking che utilizzando le astrazioni delle reti può inventare forme di coesistenza diverse da quelle imposte dal capitale.

È SEGUENDO una tensione simile ai semio-hackers che in Moleculocracy, a proposito di pratiche sociali e organizzazione di movimenti, si parte dal concetto di algoritmo, non inteso strettamente nel senso digitale, ma come procedura e processo ben definito, quindi come possibile strumento di indagine e mappatura dei protocolli che un aggregato di soggetti può mettere in campo.

Oltre agli «algoritmi dissidenti» prodotti all’interno dello spazio di Macao, Braga porta l’attenzione sugli esempi provenienti dai nuovi movimenti ecologisti come Extinction Rebellion e Ultima Generazione, caratterizzati da una codifica molto ben definita e precisa dei processi decisionali, sperimentando nuovi modi di fare politica con un approccio simile a quello scientifico fatto di test e valutazione, e quindi rompendo con una tradizione che assumeva le pratiche del consenso come già date e consegnate dalla Storia.

È IL MECCANISMO del feedback che consente al processo di rigenerarsi, lo spiral loop del continuo desiderio di definire la propria forma organizzativa. Emblematica, sempre in questa direzione, la critica alla scalabilità infinita dei processi che Braga fa partendo dall’analogia della riproduzione cellulare: siamo in grado di capire quand’è che una pratica sociale o artistica può essere potenziata da una crescita in scala, o quando invece questa crescita comporta una degradazione delle sue capacità trasformative? Quando, insomma, è meglio pensare a una riproduzione della cellula iniziale, una proliferazione di piccoli processi coesistenti?

ANCORA, PER ELABORARE concetti utili a definire la crisi sistemica, entrambi i testi volgono particolare attenzione all’entropia e del suo opposto neghentropico, concetti della termodinamica che già nel 1880, prima di Georgescu-Roegen, il giovane socialista ucraino Sergej Podolinskij suggeriva con scambi di lettere a Marx ed Engels di inserire nella teoria del capitale per includere una visione ecologica.

Se, come ricorda Spagnul nella prefazione del Boomernauta, la fantascienza è lo sforzo di un’intelligenza collettiva per cogliere ciò per cui non è ancora pronta, allo stesso modo si può dire che la forma di saggio pseudo-autobiografico di Moleculocracy sembra una raccolta di appunti che lasciano aperta una possibilità di elaborazione in divenire.