Una chitarra appesa al soffito. La sfida estrema del rock
Lee Ranaldo Tour, dischi, poesie: la vita artistica dopo i Sonic Youth del musicista
Lee Ranaldo Tour, dischi, poesie: la vita artistica dopo i Sonic Youth del musicista
«Le canzoni possono prendere un milione di strade differenti», scriveva Lee Ranaldo nel booklet di Between the times and the tides, uscito nella primavera dello scorso anno per Matador, la stessa etichetta che nel 2009 ha pubblicato The Eternal, sedicesimo album in studio dei suoi Sonic Youth. L’ultimo prima che nel 2011 il percorso della band noise rock avviato nella New York post punk dei primi anni ’80 si interrompesse dopo la separazione di Kim Gordon e Thurston Moore.
E mentre la strada del gruppo sembra essere arrivata a un fondo chiuso, Lee Ranaldo invece prosegue in una miriade di progetti che confluiscono in un unico percorso, dove accanto ai trent’anni sonici passati sui palchi, non ha mai smesso di occuparsi anche di arte, poesia, scrittura, disegno e sperimentazione. Ultime due tappe del suo itinerario un disco e un nuovo progetto, Hurricane Transcriptions «una composizione che traduce in note musicali il suono delle raffiche dell’uragano Sandy, che ha colpito New York l’anno scorso. La prima mondiale è stata il 14 giugno ad Amsterdam con l’ensemble berlinese Kaleidoscope», mentre in Italia – stasera l’ultima data del breve tour al Castello Scaligero di Valeggio sul Mincio (Verona) – Lee Ranaldo ha dato qualche anticipazione del disco in arrivo in autunno: «Siete tra i primi a sentire le nuove canzoni dal vivo, abbiamo appena finito di mixare l’album, che è ancora senza titolo, ho ascoltato tutti i pezzi di fila insieme solo pochi giorni fa – racconta elettrizzato –. Questo disco nasce da mesi passati suonando ogni canzone insieme, registrando demo e lavorandoci sopra finché ognuno di noi fosse soddisfatto».
In quel «noi« ci sono i The Dust: alla batteria un altro Sonic Youth, Steve Shelley e al basso Tim Luntzel, che ha collaborato tra gli altri con Tracy Bonham, Bright Eyes e con il regista Michel Gondry. Alla seconda chitarra c’è Alan Licht, figura chiave dell’avanguardia newyorkese, «con cui collaboro anche in Text of Light, una combinazione di improvvisazioni musicali e proiezioni di film americani d’avanguardia degli anni ’50 e ’60», tra cui quelli del genio della sperimentazione Stan Brakhage, regista della pellicola che dà il nome a questo progetto, concepito come un’opera d’arte, in cui i film sono parte di un «collage realizzato con tecnica mista» secondo la definizione di Licht. La variazione costante dell’improvvisazione ha la sua controparte nella ripetizione della musica basata sulla forma canzone per Lee Ranaldo: «amo entrambe le forme, soddisfano desideri e bisogni diversi. È una vera sfida».[do action=”citazione”]Quando stai suonando dei pezzi o leggendo poesie sai esattamente cosa fare in ogni momento, ma se improvvisi devi stare all’erta e saperti stupire: non stai facendo qualcosa che poi si potrà ripulire, è essenziale essere davvero bravi e interessanti.[/do]
Una sfida che continua da una vita per Lee, dichiarata la miglior chitarra di sempre da Rolling Stone insieme a Thurston Moore al suo fianco anche nei Sonic Youth, di cui il chitarrista racconta gli esordi nei primi anni ’80 nelle duecento pagine di JRNLS80s, una raccolta di lettere, diari, canzoni e poesie. «Andai a New York perché cercavo come molti altri qualcosa di eccitante, ero fresco di diploma, avevo studiato pittura e incisione, mi ci trasferii insieme a un paio di amici con cui avevo una band, i Fluks (in omaggio alle sperimentazioni artistiche di Fluxus ndr): volevamo un pubblico più ampio e finimmo a suonare al Max’s Kansas City e al CBGB; fu allora che incontrai Thurston, cominciammo subito a vederci ai concerti, intanto io giravo per gallerie e disegnavo tantissimo. In quel periodo a NYC tutti, artisti, scrittori o registi finivano anche per suonare: mentre dipingere o scrivere significava stare soli gran parte del tempo, la musica era un’attività che comprendeva altre persone, creava uno spazio di condivisione. Così nei piccoli club della città salivano sul palco anche artisti come Robert Longo e Richard Prince o registi come Jim Jarmush e Vincent Gallo».
Questa condivisione e scambio tra le arti resterà sempre una necessità per Lee: «all’inizio con i Sonic Youth ci dedicammo totalmente al gruppo, cercando di capire come suonare insieme nel modo più intenso possibile, anche se me lavorare con altri è sempre stato un modo per mantenere fresco il mio linguaggio e non interrompere il flusso di idee, come con Text of Light o Suspended guitar phenomena, una performance che propongo con mia moglie, l’artista Leah Singer, in cui suono una chitarra appesa al soffitto in mezzo al pubblico». Il continuo vorticare di attività e posti differenti è essenziale per il chitarrista: «muoversi tanto per lavoro è un’ispirazione continua, che cerco di tradurre con il mezzo più adatto. Il disegno era perfetto per documentare il paesaggio che mi scorreva davanti agli occhi sul van lo scorso tour»: il risultato è Lost Highway una serie di tavole esposte di recente a Porto. «Dipinti, disegni, parole, canzoni sono forme espressive che si nutrono a vicenda, tanto che capita che un’immagine finisca in una canzone», o la musica in versi. Come nel caso di Our Music, da cui arriva il verso How not to get played on the radio, nome scelto per una raccolta di poesie di Ranaldo.
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