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Una brutta Italia piega la Namibia

Una brutta Italia piega la NamibiaUn momento del match Italia-Namibia

Sport Gli azzurri di rugby battono il team africano 47-22 giocando una pessima partita e subendo 3 mete  dall’avversaria più debole del girone. Un pessimo segnale in vista dei prossimi impegni. L’Irlanda domina la Scozia (27-3).

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 23 settembre 2019

La coppa del mondo scandisce da molti anni i tempi del rugby italiano. La programmazione e i contratti con gli staff tecnici sono misurati su questa scadenza quadriennale, con l’intento di raggiungere i quarti di finale della William Ellis Webb Cup.  Obiettivo a volte sfiorato ma mai raggiunto. In questa nona edizione il sorteggio non ha aiutato gli azzurri, finiti in un girone che comprende Nuova Zelanda e Sudafrica.

Tuttavia, se l’obiettivo è questo, si dovrebbe presumere che la squadra sia in grado di presentarsi alla rassegna iridata al meglio delle condizioni atletiche, tecniche e mentali, per potersi giocare le proprie chances. Le cose vanno però in un altro modo. Lo si è visto ieri a Osaka, nel primo impegno dei quattro che attendono gli azzurri, contro una Namibia che le classifiche dei World Rugby collocano al 24° posto e che mai nella sua storia è riuscita a vincere una partita ai mondiali.

L’ITALIA HA VINTO 47-22 un match che avrebbe dovuto vincere con almeno 40 punti di scarto, ha segnato 7 mete (Allan, Tebaldi, Bellini, Canna, Polledri, Minozzi e una meta tecnica)  ma ne ha subite ben 3 in una maniera semplicemente inaccettabile. Di fronte aveva un avversario incapace di difendere che nel corso degli ottanta minuti di gioco è riuscito a mettere piede nella metà campo azzurra non più di cinque volte, uscendone sempre con dei punti all’attivo. Per buona parte della partita gli azzurri hanno giocato male: contratti, imprecisi, tecnicamente e mentalmente inconsistenti. Una sagra degli errori certificata dalle sette mischie regalate nel primo tempo alla Namibia per grossolani tocchi in avanti. Mediocre anche la prova del capitano Sergio Parisse, il capitano giunto al suo quinto mondiale, sufficienza piena per Ruzza e Morisi. Nessuna scusa è accettabile per questo livello di gioco, non se la coppa del mondo è l’alpha e l’omega dei nostri piani quadriennali di sviluppo.

E’ BENE essere chiari. Se l’Italia vista in campo oggi avesse avuto di fronte una qualsiasi squadra di prima fascia la partita si sarebbe chiusa con almeno 40 punti di scarto per tempo. Ed è evidente che se questo è il livello del nostro rugby l’unica speranza è che il Sei Nazioni rimanga un club chiuso, senza meccanismi di promozione e retrocessione. Giovedì prossimo gli azzurri incontreranno il Canada, che in Giappone è arrivato stentando ma che in questo momento rappresenta per Parisse e compagni un ostacolo quanto mai rognoso. Il mondiale dell’Italia dura quatto partite, giocare così male fin dalla prima è un pessimo segnale. “La mia Italia non è questa”, ha detto Conor O’Shea nel dopo-partita. Il problema è quanto diversa possa davvero essere.

A Yokohama è andato in scena il big match del girone A. La sfida tra Irlanda e Scozia si è chiuso con la netta vittoria dei verdi (27-3) che hanno dominato l’intera partita in virtù di un gioco solido e ben strutturato. Dalla Scozia soltanto qualche fiammata regolarmente spenta da un pack avversario che ha primeggiato nei punti di incontro, con gli avanti irlandesi che in meno di mezz’ora hanno messo il risultato al sicuro. Le quattro mete messe a segno da Ryan (6’), Best (14’), Furlong (24’) e Conway (55’) hanno garantito anche il punto di bonus.

Nel girone C pieno successo degli inglesi che hanno sconfitto Tonga con il punteggio di 35-3. Mete di Tuilagi (2), George e Cowan-Dickie.

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