Una bottiglia eroica per bere di alto livello
Intervista Stefano Celi, presidente del Cervim: «Il termine eroico è stato coniato per dare valore al vino prodotto nelle zone estreme»
Intervista Stefano Celi, presidente del Cervim: «Il termine eroico è stato coniato per dare valore al vino prodotto nelle zone estreme»
Le vendemmia si è appena conclusa. Si stima che quest’anno si raggiungeranno i 47,2 milioni di ettolitri di vino, confermando così l’Italia come il principale produttore mondiale. Di questi poco più di un milione dovrebbero arrivare dalla viticoltura eroica, un denominazione che sa tanto di qualcosa al limite del possibile. «Il termine eroico – spiega Stefano Celi, presidente del Cervim (Centro di ricerca, studi, salvaguardia, coordinamento e valorizzazione per la viticoltura montana) – è stato coniato per rendere inequivocabilmente l’idea del lavoro fatto dai viticoltori che operano in zone viticole estreme e difficili. Tutti i processi svolti in questo tipo di viticoltura oltre a essere manuali sono onerosi e molto più laboriosi. Per lavorare un ettaro di vigneto in pianura ci vogliono meno di 100 ore mentre lavorare lo stesso ettaro in territori eroici ci vogliono oltre 1.000 o 1.200 ore».
Celi, quand’è che un vigneto ha diritto ad avere la denominazione di «eroico»?
Il Cervim, che dal 1987 valorizza questo tipo di viticoltura, ha definito i parametri. Deve trovarsi in una delle seguenti condizioni: in altitudini superiori ai 500 metri (con esclusione degli altipiani), su pendenze superiori al 30%, su terrazze o coltivato nelle piccole isole. Questi stessi parametri sono stati utilizzati anche nel Decreto Attuativo del testo unico della vite e del vino, legge 238/2016, firmato a luglio dai Ministri per le Politiche Agricole, Turismo e Beni Culturali e Ambiente.
Per la prima volta viene riconosciuto in una legge nazionale il termine viticoltura eroica. Chi lo certifica?
Al momento non esiste un ente certificatore. Il Cervim però dal 2012 ha creato e registrato a livello europeo un marchio collettivo denominato «Cervim-viticoltura eroica», che concede alle proprie aziende associate che ne fanno richiesta e che rispondono ai parametri prima ricordati.
In Italia dove si fa viticoltura eroica?
In tutte le regioni d’Italia si trovano aree viticole eroiche; alcune come Valle d’Aosta, dove si trovano alcune tra le vigne più altre d’Europa, e Liguria, sono totalmente eroiche, mentre in altre regioni si trovano zone più o meno estese nelle quali si coltivano vigneti con queste caratteristiche. Penso alla Valtellina o alla Valcamonica, o alla Sicilia con le viti sotto l’Etna, e Pantelleria.
Perché va salvaguardata?
La salvaguardia di questo tipo di viticoltura è di vitale importanza innanzitutto per l’economia di questi territori che, oltre a evitare lo spopolamento di zone altrimenti a rischio di abbandono, fornisce un sostentamento economico fondamentale per le popolazioni residenti. Inoltre il presidio e il mantenimento strutturale di questi fragili territori da parte dei viticoltori evita dissesti idrogeologici e altri problemi che sarebbero altrimenti a carico di comuni e regioni e quindi costi per l’intera collettività. Infine il lavoro dell’uomo su questi territori ha prodotto paesaggi unici di ineguagliabile bellezza, molti dei quali riconosciuti Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, che hanno portato turismo e di conseguenza ulteriori benefici per l’economia del territorio.
Qual è la superficie media di un’azienda?
Le aziende viticole eroiche non hanno grandi superfici, si tratta per lo più di aziende familiari e, soprattutto in ambito montano, di superfici composte da numerose piccole parcelle. Anche questa è infatti una delle difficoltà principali della viticoltura eroica. In zone come la Valle d’Aosta si trovano realtà composte da decine di parcelle di circa mille metri quadrati ciascuna e dislocate a diversi chilometri di distanza.
L’età media dei viticoltori?
È molto alta, circa 65-70 anni, anche se da qualche anno si riscontra una piccola ma interessante inversione di rotta. Sono sempre di più infatti i giovani che prendono le redini di aziende di famiglia o che si avvicinano a questo tipo di viticoltura. Questa inversione di tendenza non può che fare bene al settore non solo perché il rischio di abbandono si allontana, ma soprattutto perché i giovani arrivano in azienda preparati con studi specifici e con un’attenzione maggiore all’innovazione oltre che a una elevata sensibilità ambientale.
Quante sono le aziende che fanno parte della viticoltura eroica?
Abbiamo in corso un censimento e dall’elaborazione dei primi dati si è riscontrato che a livello europeo, Italia compresa, la viticoltura eroica rappresenta il 5-6% della superficie coltivata a vite. Al momento al Cervim sono associate un centinaio di aziende sia italiane che straniere.
Dal punto di vista della salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità che ruolo svolge la viticoltura eroica?
Svolge un ruolo fondamentale e importantissimo da un punto vista ambientale. È solo per il grande lavoro del viticoltore che questi territori fragili vengono salvati dal dissesto idrogeologico. Immagini cosa succederebbe ai ripidi pendii della Valtellina o delle Cinque Terre se i viticoltori smettessero di occuparsi della manutenzione delle migliaia di chilometri di muretti a secco che sostengono interi costoni rocciosi. Lavoro preziosissimo anche per l’intera comunità che senza questo presidio dovrebbe farsi carico dei costi di manutenzione per evitare frane e smottamenti. Anche da un punto di vista della biodiversità la viticoltura eroica non ha eguali. In queste zone si coltivano per lo più vitigni locali che hanno saputo adattarsi al meglio alle condizioni sia climatiche che del territorio e che danno origine a vini unici.
Mediamente quanto costa una bottiglia di vino prodotto in un vigneto eroico?
Da viticoltore eroico le posso dire che il prezzo di una bottiglia prodotta non ripagherà mai i costi, in termine di ore di lavoro e di fatica, che ci sono dietro la sua produzione. Il prezzo, per forza, deve essere più elevato rispetto ad una bottiglia prodotta in condizioni più «facili», ma le posso garantire che non è sovrastimato.
Come vede il futuro?
La viticoltura eroica potrà sopravvivere e svilupparsi solamente se si riuscirà a far capire l’importanza dell’opera che i viticoltori svolgono nel mantenimento del territorio e nel contribuire alla sopravvivenza di vitigni rari. Chi acquista un vino eroico contribuisce a tutto questo a beneficio di tutta la società e delle generazioni future.
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