Italo Calvino è nato cento anni fa a Cuba, lo dice il titolo della raccolta di interviste pubblicate da Mondadori Sono nato in America, di fatto una autobiografia in progress data dal patchwork di risposte su di sé date dallo scrittore. Quella che realizza Enzo Fileno Carabba con Nel Giardino di Italo edito da Ponte alle Grazie, è un’altra cosa ancora, una biografia in controluce dell’intellettuale e dell’uomo Calvino ricavata dai fatti della sua infanzia e raccontata anche nei riverberi che le trame dello scrittore hanno prodotto in lui, Carabba, che ce le porge in una narrazione che procede per onde anomale e ha le radici nel giardino botanico dei genitori di Italino.

MARIO CALVINO ED EVA MAMELI, anarchico lui socialista lei, hanno cresciuto i figli Italo e Floriano nei giardini di San Remo come eccentrici fiori di serra, in un set di infanzia che aveva i contorni scenografici di Wonderland fatti di flora che parla e cavalibellule svolazzanti ma con la Ragione saldamente al comando, quella rigorosamente coltivata e ammannita alla prole dai due scienziati anticlericali. Eva, che solo in un Eden poteva condurre la sua vita, era stata la prima donna italiana ad ottenere una cattedra in Botanica Generale e aveva sposato il padre di Calvino, agronomo che in Sud America partecipò alla rivoluzione messicana, studiò lo zucchero di canna e fu direttore dei servizi agrari in Yucatan.

A QUESTO LEGAME con l’America Latina si devono i natali di Italo Calvino chiamato così perché il soggiorno nel Nuovo Mondo avrebbe dovuto protrarsi a lungo e la madre voleva lasciare in lui un legame col Paese d’origine. Mario ed Eva, che avevano iscritto il primogenito a scuole elementari valdesi, sono stati co-autori oltre che di Italo e Floriano (il secondo nato divenne poi affermato geologo), anche di un libro di risposte a dubbi botanici, riedito nel 2011 da Donzelli, 250 quesiti di giardinaggio risolti.

Sottolinea bene Carabba, uno capace di raccontare la vita altrui come fosse il romanzo della propria, come questo tipo di lavoro rappresenti perfettamente l’indole della coppia abile nel chiudere cerchi e dispensare soluzioni e punti fermi, che forse generò la ribalderia di Italo, che ambienta però la sua diserzione rampante tra gli alberi e trova nella raccolta di fiabe italiane il suo personale eppure universale compendio di risposte e di destini che possono darsi alle donne e agli uomini.

NEL «GIARDINO DI ITALO» si parla molto di natura e politica – di garofani chiamati Lenin, di fiori che rispondono al nome di Sacco e Vanzetti – e di una certa ecologia come predisposizione dello spirito (la fascinazione per i rottami e per la parola che li designa, vicino ai relitti della poetica degli oggetti trovati). Su tutto gravita la mentalità vegetale dei genitori di cui Italo Calvino prova a sbarazzarsi, e il modo più micidiale che trova è quello di mescolare le etichette delle piante di sua madre, come Dio infuriato con le lingue nell’episodio di Babele, ma da cui inevitabilmente l’anima e la scrittura sono terraformati.

RACCONTANDO LA FAMIGLIA Calvino e il suo Giardino Sperimentale, alias la Stazione Sperimentale di Floricoltura di San Remo di cui Mario era responsabile e lo spazio verde della villa avita La Meridiana, Enzo Fileno Carabba ci fa ripassare brani di fantastica botanica dello Zibaldone leopardiano come pure le teorie di Kropotkin incentrate sul mutuo appoggio come fattore di una evoluzione più felice ed efficace della lotta reciproca: una modalità di sviluppo che presenta anche l’indubbio vantaggio di un notevole risparmio di energie.

ALTRO PREGIO della ricognizione della vita di Calvino, quella di non tralasciare la figura di Elsa De Giorgi, attrice e intellettuale amante dello scrittore (la loro storia è tutta nell’appassionante epistolario Ho visto partire il tuo treno edito da Feltrinelli) vittima di quella che oggi si chiama cancel culture. Oltre a disobbedire il Calvino restituito da questo libro è un ragazzo pacifico di famiglia altamente costruttiva che dal canto suo ama smontare, le cose, come tutti coloro che vogliono capire come il mondo funzioni, e le parole, e usa il nonsense come ammortizzatore della Realtà. Che trova consolazione e salvezza dalla paura del mondo dall’arrivo travolgente delle onde del mare, dalla scoperta che l’asfalto può gonfiarsi per l’impertinenza di una radice ostinata che si fa largo e ha la meglio sul bitume.